Ennesimo decesso in prigione: un uomo di 34 anni, Federico Perna, ha perso la vita in circostanze poco chiare nel carcere di Poggioreale
Carcere di Poggioreale, Napoli, 8 novembre 2013: Federico Perna muore in circostanze tutte da chiarire, ma sospette. Varie erano state le denunce dei medici sullo stato di salute del povero Federico e molte le relative raccomandazioni di allontanarlo dalla vita carceraria. Il giovane, a quanto scrivono i giornali, era considerato border-line. In carcere ci stava per l’eroina e lì aveva contratto un sacco di malanni, fra cui la cirrosi epatica, lamentandosi delle sue precarie condizioni in numerose lettere strazianti inviate alla madre. Evidentemente l’uomo non si sentiva protetto e tutelato a dovere.
È facile ironizzare sul fatto che, a differenza di Giulia Ligresti, nessuno in famiglia avesse il numero di telefono della Cancellieri. Nobila, madre di Federico, però non poteva tacere questa mancanza ed esimersi dal sarcasmo. L’esasperazione materna è un segnale che oltrepassa la disperazione, perché denuncia impotenza assoluta nei confronti di una situazione palese e grave che, non si sa per quale ragione, è stata ignorata, ovvero non è stata presa in debita considerazione. Sarà colpa della burocrazia interna, sarà colpa di una parte del “sistema” che, di fronte a casi complicati ma di scarsa rilevanza sociale, muove appena un dito e certe volte neanche quello. Il povero Federico, portatore di un malessere degno di nota e di approfondimenti, disturbava il tran tran del “sistema” e subiva automaticamente una sorta di emarginazione: non gli sono stati negati gli aiuti ordinari, ma per quelli straordinari, che pure sono previsti, si è fatto poco o niente, in quanto il soggetto era un malato irrecuperabile, un tossico, uno scarto. Federico ha sofferto ed è morto perché il “sistema” non si preoccupa di tipi come lui.
Dopo il decesso di Federico (forse cruento, come sembra dimostrare lo stato del suo cadavere) è intervenuto con solennità il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, ammonendo, come fa la maestra con i bambini delle elementari per via di una marachella, che si deve fare luce sulla morte di uno che potrebbe essere stato suo figlio. Ma si vuole davvero fare luce ora, dopo anni e anni di buio e di disinteresse delle istituzioni verso la terribile realtà carceraria? Con le solite armi, volutamente spuntate?
Non si tratta di risolvere soltanto un caso, ma di rivedere la gestione del mondo carcerario e di mettere mano seriamente all’intero impianto del sistema giudiziario, per evitare qualsivoglia tentativo da parte di chi lo gestisce di pensare e di agire come un ottuso “giustiziere della notte”, ovvero una sua penosa parodia. Intorno alla morte di Federico si stanno facendo varie supposizioni, ma mancano, per ora, le prove di un crimine morale o addirittura materiale, anche se ci sono stati casi similari e, quindi, credere a certe falle presenti nel sistema carcerario appare lecito. Approfondire la conoscenza dei fatti e colpire chi eventualmente ha sbagliato è il minimo che si possa fare per questo povero ragazzo. Occorrerebbe, poi, impedire che fatti del genere si ripetessero. Ma a questo punto, vista la pochezza dei personaggi politici attuali, non resta neanche l’auspicio.
Le immagini: uno scorcio del carcere napoletano di Poggioreale (fonte: http://it.wikipedia.org; autore: Mischa004); foto del ministro Cancellieri (fonte: Presidenza della Repubblica italiana).
Dario Lodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 96, dicembre 2013)
Per avere un quadro completo del dramma-carcere, con tabelle e considerazioni varie, si legga Pianeta Carcere: un sistema vicino al collasso totale di Antonio Antonuccio, apparso in due parti nei numeri 33 e 34 (aprile e maggio 2012) di Excursus: http://win.excursus.org/attualità/AntonuccioPianetaCarcerePartePrima.htme http://win.excursus.org/attualità/AntonuccioPianetaCarcereParteSeconda.htm.
Ricordiamo inoltre che il tema dello scandalo carceri in Italia sta da sempre a cuore di LucidaMente. Ce ne siamo occupati in numerose circostanze, a partire dalla pubblicazione di un vero e proprio dossier e di uno spunto satirico del nostro direttore. Ne I giornalisti emiliano-romagnoli dietro le sbarre, abbiamo riportato l’inchiesta compiuta dal numero 83 di Giornalisti (http://www.odg.bo.it/giornalisti/Giornalisti83.pdf). Abbiamo inoltre più volte ospitato testimonianze di detenuti come Vincenzo Andraous e Mario Trudu. E, soprattutto, dell’ergastolano-scrittore Carmelo Musumeci, il suo tragico appello, un’intervista, un suo intervento-lettera aperta al ministro della Giustizia, l’articolo Sesso e galera. Abbiamo informato su iniziative e manifestazioni dei Radicali italiani, il gruppo politico più attivo sulla questione con la sua proposta di Amnistia per la Repubblica, così come su quelle dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Trasferiti ergastolani di Spoleto) e altre (Detenuti senza diritto alle cure). Né abbiamo dimenticato la condizione della polizia penitenziaria, in sofferenza come quella dei detenuti, trattata in Quegli altri uomini dentro le prigioni.