Martedì prossimo, in piazza della Rotonda, manifestazione del Partito radicale per l’istituzione del reato di tortura, con 21 anni di ritardo, anche nel nostro Paese
Martedì 26 giugno è la Giornata mondiale contro la tortura. Nonostante siano passati 21 anni da quando l’Italia ha ratificato la Convenzione dell’Onu contro la tortura e altre pene e trattamenti inumani e degradanti, ancora nell’ordinamento italiano non è stato introdotto un reato specifico che la sanzioni, come richiesto dalla convenzione stessa.
Su tale fronte da anni è impegnato il Partito radicale, che ha tentato con tutti gli strumenti legislativi e non, di sanare il vuoto normativo, che, secondo i radicali, costituisce una sorta di «offesa della Repubblica nei confronti del diritto internazionale e, dunque, dello stesso diritto nazionale». Nonostante ancora in questa legislatura si sia riusciti a far approvare alla Camera un ordine del giorno che avrebbe dovuto impegnare il Governo, e al Senato si sia dato avvio all’iter dei disegni di legge, numerose sono le resistenze incontrate, e «appare difficile che il traguardo dell’istituzione del reato di tortura, nel Paese del “caso Cucchi” e di tutti gli altri casi di persone che sono cadute (vedi Amnesty International, Aldrovandi e i diritti umani in Italia) e cadono ogni giorno vittime di un sistema che nella sua illegalità diffusa si dimostra spesso violento, possa essere raggiunto prima del prossimo rinnovo delle camere».
Pertanto il Partito radicale ritiene importante, per la data del prossimo martedì 26 giugno, ricordare ai legislatori, alla politica e all’informazione, che una norma di civiltà giuridica e sociale aspetta da 21 anni di essere infine promulgata. E ha organizzato a Roma, dalle 19 alle 22,30, in piazza della Rotonda (Pantheon), una rappresentazione simbolica di questa «pestilenziale» realtà nazionale a specchio e monito per le istituzioni e la società.
Il Partito radicale ricorda, infine, che «questa iniziativa si inserisce in un contesto di mobilitazione permanente su cui da tempo siamo impegnati, che vede oggi Marco Pannella e altri militanti per i diritti, nuovamente in lotta con uno sciopero della fame, perché sia interrotto lo stato di illegalità in cui versa la giustizia italiana con un provvedimento di amnistia, “amnistia per la Repubblica”».
Francesca Gavio
(LM MAGAZINE n. 24, 18 giugno 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 78, giugno 2012)