Estetica, distinzione, lusso… ma anche investimento e beni rifugio
Quanto è bello il Made in Italy! Un marchio di riconoscimento apprezzato in tutto il mondo, uno stile riconosciuto e universalmente ammirato. Non soltanto nei campi tradizionali, quali, ad esempio, il mangiare o la moda, intesa come vestiti.
Il Made in Italy trova un riscontro evidente anche per quello che riguarda il fashion in generale, compreso il mondo dei gioielli. Si parla di un segmento vario e composito, che comprende tanto i gioielli di lusso quando quelli più alla portata di tutti; prodotti per donna principalmente, ma che negli ultimi anni si stanno allargando al mondo maschile. Brand come Paciotti Jewels, ad esempio, segmento del marchio più ampio facente capo a Cesara Paciotti e che è in grado di produrre gioielli per ogni necessità e gusto. D’altra parte, un gioiello è per sempre; si potrebbe dire così andando a trasporre il noto adagio che riguarda esclusivamente i diamanti.
Per alcuni si tratta di uno spreco di soldi, per altri sono addirittura ottimi prodotti sui quali investire in tempo di crisi. Di base, possedere un gioiello è un qualcosa che va a toccare la sfera del buon gusto, della classe. E i gioielli Made in Italy vanno a conferire un ulteriore tocco a queste caratteristiche. Non soltanto Tiffany, Cartier o Rolex (quest’ultimo noto per gli orologi, segmento rivolto soprattutto agli uomini che preferiscono portare al polso il proprio gioiello); anche marchi tipici del Made in Italy. Come Bulgari e Paciotti, per l’appunto.
Prodotti diversi in grado di soddisfare le varie fasce del mercato e visti anche come bene rifugio, soprattutto in questo periodo di profonda incertezza. Il che non è necessariamente un bene. Al contrario di abiti, borse e scarpe, ad esempio, un gioiello dovrebbe mantenere il proprio valore nel tempo (e magari aumentarlo anche). Ma proprio per questo, essendo visti come beni acquistabili anche nel tempo, rischiano di produrre rallentamenti in riferimento all’export. È proprio quanto accaduto all’Italia, che nel 2016 ha visto scendere la percentuale di gioielli esportati all’estero.
Una domanda calata a livello mondiale, per la verità, non soltanto nel nostro paese; proprio perché chi vede i gioielli soltanto dal punto di vista dell’investimento o del bene rifugio preferisce magari, oggi come oggi, rivolgersi verso altri prodotti. In sostanza, se il gioiello viene considerato come prodotto estetico, di abbellimento e basta, ha un proprio valore e una fascia di mercato: se, invece, ci si rivolge al mondo degli investimenti, il discorso cambia completamente.
Carmela Carnevale
(LM MAGAZINE n. 30, 19 maggio 2017, Speciale Moda e viaggi, supplemento a LucidaMente, anno XII, n. 137, maggio 2017)