Ogni anno gli ecovillaggi italiani si incontrano per condividere le proprie esperienze di vita, per consigliarsi e per migliorarsi; un momento anche per coloro che sono interessati a vivere in comunità o a presentare un proprio progetto di vita, un invito a esporlo per essere accolti eventualmente in un ecovillaggio o trovare altre persone interessate allo stesso tipo di progetto.
Un ecovillaggio è una comunità basata sulla sostenibilità ecologica, non solo della natura, ma anche della mente e del corpo umano. Difatti degli ecovillaggi fanno parte non solo comunità rurali, che tentano di recuperare il territorio e autosostentarsi con le proprie colture, l’allevamento di animali, i laboratori artigianali e l’utilizzo di energie rinnovabili, ma anche quelle comunità che si basano sulle pratiche orientali, come il reiki e la meditazione, su vari tipi di massaggi, come quello ayurvedico o l’utilizzo dei fiori di Bach, pratiche alternative alla medicina convenzionale.
Localizzazione – Sambuca Pistoiese. Per caso intravediamo il cartello Rive (Rete italiana villaggi ecologici)”. Seguiamo le indicazioni, anche perché gli abitanti del luogo ci avevano indicato diverse ubicazioni, ma nessuna corrispondeva all’altra. Proseguiamo per una strada sterrata fino ad arrivare a uno spiazzo dove ci sono diverse macchine parcheggiate. Immaginiamo che questo sia il “nostro” parcheggio. Un altro cartello informa che le auto con a bordo neonati, disabili o anziani possono proseguire fino in cima, gli altri sono pregati di lasciare l’auto e di proseguire a piedi. Così facciamo. Carichiamo in spalla gli zaini e la tenda, e saliamo per quella che viene indicata come “scorciatoia”. Lungo la strada incontriamo furgoncini della Volkswagen anni Sessanta muniti di posto letto sul tettuccio o all’interno stesso del furgone: anche per il “look” delle persone che incrociamo lungo il cammino, un po’ hippie, un po’ circensi, sembra di avvicinarsi a una piccola “Woodstock”.
I primi incontri – Improvvisamente spuntano dal bosco dei bambini, scalzi, il viso e gli abiti sporchi come se si fossero rotolati a terra per giorni. Accennano un saluto. Dalla prima casa che incontriamo una signora con un bimbo in braccio ci ringrazia per essere saliti a piedi. La casa è di pietra, munita di due pannelli solari. Due ragazzini giocano a calcio sul prato davanti casa. Poi di nuovo un’altra casa in pietra, altre persone che accennano un saluto, sempre due pannelli solari sul tetto e ragazzini che giocano all’aria aperta. Quando arriviamo a destinazione si apre di fronte a noi una piccola vallata, colorata da persone impegnate a cucinare, suonare, discutere, ballare, montare tende: sì, sembrerebbe proprio una piccola Woodstock. Abiti indiani, rasta, diverse nazionalità popolano la vallata e vivacizzano l’incontro degli ecovillaggi italiani presso la Comunità degli Elfi, tenutosi quest’anno dal 17 al 21 luglio.
Le attività del meeting – Le attività non mancano, ma le giornate di incontro tra gli ecovillaggi sono piuttosto disorganizzate, come del resto lo sono anche le giornate in alcuni degli ecovillaggi presenti, che si raccontano. Molti di loro vivono alla giornata, come per esempio la Comunità degli Elfi, che ospita il meeting. Al nostro arrivo le attività sono già cominciate: alcuni preparano il pranzo per tutti, all’incirca per 300 persone, altri partecipano a un laboratorio sulla nonviolenza, altri ancora, in disparte, fanno giochi circensi o intrattengono i bambini. Noi ci avviciniamo a un gruppo che sta discutendo dei problemi che spesso gli ecovillaggi si trovano ad affrontare: la sessualità e il denaro. Le coppie che entrano a far parte di uno di essi si professano aperte, peace%26love. Tuttavia, quando uno dei due partner comincia a praticare il sesso libero, la coppia entra quasi sempre in crisi, incrinando in parte anche l’equilibrio della comunità, soprattutto se poco numerosa. Altri litigi sono spesso frequenti a causa del denaro, in quanto, secondo alcuni dei partecipanti, noi occidentali non siamo ancora pronti a spogliarci dei nostri beni, neppure quando si fa una scelta così radicale come quella di andare a vivere in un ecovillaggio.
Altre attività e momenti di incontro – Il pranzo è il momento in cui ci si riunisce tutti intorno al cerchio e si ringrazia il proprio dio. Dopo pranzo si riprendono le attività. Scegliamo di assistere al laboratorio di costellazioni familiari. Questi ultimi consentono di scoprire e sciogliere “nodi” familiari che si trasmettono di generazione in generazione e che sono causa di malattie e disturbi psichici e fisici. Le costellazioni familiari si basano sulla teoria sistemica, secondo la quale il cambiamento di un elemento del sistema, per quanto impercettibile, apporta cambiamenti al sistema stesso. In base a questo, il “terapeuta” inizia a lavorare con una ragazza che si offre volontaria. Lei racconta la sua storia di vita, soffermandosi suoi particolari riguardanti la sua famiglia. Un momento molto toccante, perché la ragazza non ha avuto di certo un’esistenza semplice. Durante il racconto il “terapeuta” inscena ciò che la ragazza racconta grazie ad altri presenti che personificano i suoi familiari. La scena dovrebbe far sciogliere quei nodi che la legano in maniera negativa alla propria famiglia. Noi possiamo vedere solo le lacrime della ragazza, il resto chi può raccontarlo?
L’educazione dei figli negli ecovillaggi – Un altro incontro tematico degli ecovillaggi riguarda l’educazione dei figli. La maggior parte degli “aderenti” è concorde nel permettere ai figli di frequentare la scuola pubblica, al fine di poter conoscere anche realtà e persone esterne alla comunità. Alcuni membri della Comunità degli Elfi invece hanno deciso di educare i figli nella comunità stessa. Tuttavia ora si è riusciti a raggiungere un compromesso con le autorità locali, secondo il quale una parte dell’anno frequenteranno la scuola e la seconda parte i laboratori e il programma stabilito da loro stessi. Solo la comunità di Damanhur, con sede nel Canavese, vicino a Torino, ha una scuola propria, in quanto conta molte persone al proprio interno e un’esperienza trentennale. Tuttavia, anche i cittadini che non vi abitano possono mandare i propri figli nella scuola comunitaria. Al termine dell’anno scolastico sostengono l’esame finale come privatisti. Comune a tutti gli ecovillaggi è la voglia di insegnare ai propri bambini le arti e i mestieri che loro stessi praticano, senza tuttavia forzarli: nei genitori è forte il desiderio che il proprio figlio possa decidere in futuro di proseguire la loro medesima scelta, tuttavia prevale il buonsenso di non obbligarli in tal senso.
La vita in comunità – Le giornate del meeting si concludono di fronte a un falò, con chitarre e storie da raccontare, nell’ambiente bucolico dell’Appennino pistoiese. I genitori a turno badano ai bambini, tutti sembrano amici e fratelli in quest’ambiente bucolico. Ma sarà veramente così idilliaca la vita in comunità? Certo è che, in un mondo in cui prevale l’individualismo e si è persa l’usanza di vivere insieme, è positivo che qualcuno stia rivalutando questa opzione di vita.
L’immagine: un momento comunitario.
Francesca Gavio
(LM MAGAZINE n. 4, 15 settembre 2008, supplemento a LucidaMente, anno III, n. 33, settembre 2008)