Un romanzo tra cronaca e invenzione, tra narrativa e denuncia sociale: “Il caso Carlo Sabattini” (Il Fiorino) della scrittrice modenese Nunzia Manicardi
«La situazione in cui mi trovo mi ha fatto comprendere, una volta di più, come la sopraffazione, l’arroganza e la violenza possiedano molteplici aspetti ben più terribili e sofisticati di quanto questi non vengano manifestati direttamente. Le mistificazioni del perbenismo, l’omertà, l’esercizio del potere contro chi non l’ha, sono le forme più micidiali che si possano concepire per distruggere qualsiasi individuo».
«Io sono convinto che la civiltà e il progresso non si misurino con i computer o con i motori turbo. Solo se la dignità di ogni individuo sarà salvaguardata – qualunque sia la sua appartenenza sociale, economica e culturale – da qualsiasi sopraffazione, solo allora si potrà parlare di civiltà e progresso». Questo nobile e commovente discorso, che si può quasi accostare a quello pronunciato ne Il grande dittatore (vedi Il pacifismo di Charlie Chaplin), è una delle eredità morali e spirituali consegnateci dal personaggio narrato dalla scrittrice modenese Nunzia Manicardi nel suo libro-verità Il caso Carlo Sabattini. Un romanzo d’amore e di denuncia (Il Fiorino, pp. 230, € 12,00, ebook € 3,99). Purtroppo, non si tratta di un personaggio immaginario; ribattezzandolo K.S., la narratrice delinea la tragica storia di Carlo Sabattini.
Un “contadino verde” modenese che negli anni Ottanta dello scorso secolo fu protagonista di una impari battaglia per la difesa dell’ambiente contro l’inquinamento (deiezioni suine, piombo, sversamento di oli, ecc.), 94 imprenditori responsabili di tale sfacelo, le istituzioni politiche conniventi e persino gli organi giudiziari. Dichiarato pazzo per la sua ingenua perseveranza, eletto consigliere comunale di Modena e duramente picchiato, finì per spegnersi proprio durante una seduta del massimo organo cittadino. Una morte quanto mai emblematica, come del resto tutta la vita di questo nobilissimo don Chisciotte, già partigiano (vedi anche L’ambientalista che venne messo a tacere nell’Emilia “rossa”).
Non è la prima volta che la Manicardi scrive per stare dalla parte dei più deboli, vessati da un potere cieco e violento, perseguendo la strada dell’impegno civile (vedi anche No alla contenzione: legàmi, non legacci; Quando le istituzioni umiliano il cittadino). Stavolta sceglie la strada di mescolare la narrazione e la fantasia alla cronaca e alla rigorosa ricostruzione storico-politica. In più, con l’abilità di riuscire a coinvolgere l’acquirente del romanzo, a rendere appassionante la lettura della vicenda narrata. A tal punto che, anche se le cinque parti nelle quali è diviso rigorosamente il libro ripercorrono fedelmente fin nei titoli la vicenda di Sabattini e, quindi, si sa già che si tratta della ricostruzione romanzata di una storia vera, il cui procedere e il cui esito finale sono già stati scritti dalla cruda realtà trascorsa, chi legge via via le pagine spera quasi in un esito diverso.
Per riuscire a tenere viva la storia e desta l’attenzione del lettore, la Manicardi s’inventa una narratrice interna non protagonista: Emiliana Ferrari, aspirante giornalista di Milano, “sbattuta” a compiere il tirocinio presso il quotidiano locale. Pertanto, il romanzo diventa anche la storia di una giovane donna, fragile, se non altro perché si viene a trovare in una città e in un ambiente lavorativo nuovo. Luoghi geografici e redazione vengono descritti con accuratezza, talvolta con assoluta creatività («La torre sbocciava nel cielo che si stava azzurrando»). I primi con le loro nebbie, il loro fascino, i loro ovattati segreti di provincia, i loro sapori gastronomici; la seconda con le sue tensioni, competitività, cattiverie.
«Qui viviamo in una piccola comunità e dobbiamo rispettare una certa prassi, altrimenti finiremmo per scannarci tra di noi. K.S. non la rispetta, noi sì. La differenza è tutta qua», spiega il disilluso redattore Edoardo Lancellotti alla collega. E rincara il direttore Stefano Roversi: «Deve capire che questa è una città piccola, dove tutti sono legati a doppio filo, stampa compresa. Di cose ne succedono tante, e non tutte belle. Ma non si può prendere a scrivere così come si vuole, perché anche l’editore di questo giornale fa parte… del gomitolo. […] Dunque, le regole sostanzialmente sono tre, che poi in realtà sono una sola. Primo: di alcune notizie si deve scrivere di più; secondo: di alcune si deve scrivere di meno; terzo: di alcune non si deve scrivere affatto». Sono queste le regole “sociali” e “giornalistiche” che Emiliana dovrebbe imparare.
Infatti, un articolo di Emiliana viene «tagliuzzato, deformato, compresso, manipolato, contraffatto e, soprattutto, travisato». A complicare il tutto ci si mette anche la sua breve relazione amorosa con Ferdinando Catalano, il magistrato che dovrebbe indagare su quanto denunciato da K.S. La donna sembra quasi dividersi tra amore carnale e senso civico, ma Ferdinando appare come un vile don Abbondio, tanto da mollare tutto, compresa l’amante, per trasferirsi altrove.
Insomma, l’unica persona verso la quale Emiliana finisce per provare assoluta fiducia, stima e affetto è proprio K.S.: «Questo omino si era presentato una mattina all’alba di qualche anno prima davanti al palazzo di Giustizia e, da allora, non aveva più smesso: ogni mattina si faceva trovare lì, puntualissimo e inamovibile». Il contadino ecologista afferma: «Io do fastidio, denuncio cose che sarebbero da perseguire, ma, invece di ascoltarmi e di prendere in considerazione le prove che porto, mi si mette a tacere con scuse varie. E adesso si aggiungono anche le minacce, i tentativi di sabotaggio». Ma non ci sono gruppi politici che inneggiano alla difesa dei più deboli, della giustizia e dell’ambiente? Secondo K.S., «questi che dicono di difendere gli altri sono proprio i peggiori!». Tanti, dunque, sono i meriti del libro. È scritto formalmente benissimo, è un tributo a Sabattini, è una denuncia dell’ingranaggio mafioso in senso lato vigente anche lontano da dove siamo abituati a pensare che spadroneggi. E la recente cronaca della corruzione politico-mafiosa emiliano-romagnola sembra dar ragione alla coraggiosa Manicardi.
Le immagini: la copertina de Il caso Carlo Sabattini, la scrittrice Nunzia Manicardi, la celebre Ghirlandina e nsimboliche ebbie padane.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 126, giugno 2016)