È da poco uscito il quarto disco di The Softone, l’emblema di un atto salvifico per l’autore e produttore Giovanni Vicinanza
L’album di The Softone è nato ai piedi del Vesuvio, più precisamente al Lavalab recording studio dello stesso Giovanni Vicinanza, artefice del progetto, ma il processo di mixaggio è avvenuto presso la cittadina americana di Milwaukee. Uscito lo scorso 25 ottobre, con dodici tracce autoprodotte, il musicista ha chiamato il suo ultimo lavoro Golden Youth. Titolo che sembra fare eco alla più nota formula golden age, quasi a sottolineare implicitamente quanto la gioventù sia percepita come l’età d’oro della vita.
Già il nome della raccolta anticipa, quindi, ciò che l’autore vi ha sviscerato all’interno, ovvero un forte sentimento di nostalgia. Quest’ultima è abilmente suggerita da strumenti a corda come violini, viola e violoncello, molto presenti e ben identificabili nei componimenti, suonati rispettivamente da Angela Cirillo, Fabiana Sirigu, Luciano Barbieri e Catello Tucci. Naturalmente non sono i soli; l’orecchio dell’ascoltatore ha il piacere di udire anche le note del pianoforte e un suggestivo sax (Antonio Izzo). Tornando invece al contenuto, non è di certo casuale che l’ottava traccia riprenda l’esatto titolo del disco e dica: «Golden youth still sings for me». In molti desidererebbero che la giovinezza non cessasse mai di inneggiarli; purtroppo, però, maturando, responsabilità e delusioni aumentano. Di conseguenza può capitare che l’insieme diventi un peso insopportabile e si desideri un’esistenza più spensierata e in armonia con gli altri, proprio com’è scritto nella canzone I wish, la quale recita testualmente: «I wish I could fly / to another day far away».
Lo stato di triste contemplazione che porta inevitabilmente alla malinconia è appunto la colonna portante delle tematiche affrontate complessivamente nel prodotto del nostro chansonnier. Un’emozione ben racchiusa e riassunta in The place, che volge uno sguardo verso gli anni passati della leggerezza e degli affetti. L’artista sembra cercare conforto nella forza della musica dai toni tra lo slowcore e il pop-folk. Uno stile che richiama Easy Lover della band californiana Spain, della quale lo stesso Vicinanza eseguì una cover, ancora oggi citata nella discografia del gruppo.
La melodia potrebbe vagamente evocare un certo tipo di musica ambient, genere che viene considerato figlio di Brian Eno. Una leggenda nel mondo discografico, collaboratore di personalità tutt’oggi celeberrime come David Bowie, Talking Heads e David Lynch. Non è una coincidenza, perciò, che nella primavera di quest’anno, per preannunciare il proprio ritorno, The Softone abbia scelto di pubblicare la cover di By this river, tra le più note di Eno. Concludendo, quindi, l’amore per l’arte e la creazione della stessa sarebbero i mezzi per espiare i rimpianti e i dolori della vita. Se non altro, tenendo presente Franz Kafka quando scrive che «la giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio», attraverso il fascino della musica Vicinanza ci può cullare in ciò che fu e regalare speranza per le prospettive future.
Le immagini: la copertina dell’album Golden Youth e scatti che ritraggono il musicista Giovanni Vicinanza (The Softone).
Arianna Mazzanti
(LucidaMente, anno XIV, n. 167, novembre 2019)