Lo scrittore calabrese si aggiudica la cinquantesima edizione del prestigioso premio letterario con il romanzo “La collina del vento” (Mondadori)
Nato nel 1954 in provincia di Crotone, a Carfizzi, paese arbëreshë (cioè di antica etnia e lingua albanese), lo scrittore Carmine Abate aveva già sfiorato la vittoria nel celeberrimo premio letterario veneziano Campiello otto anni fa, nel 2004, giungendo terzo col romanzo La festa del ritorno. Ha, pertanto, dovuto attendere proprio la cinquantesima edizione per trionfare con il romanzo La collina del vento, edito da Mondadori.
Su 273 votanti Abate si è aggiudicato 98 preferenze, staccando, nell’ordine, Francesca Melandri (Più alto del mare, Rizzoli, 58 voti) e Marcello Fois (Nel tempo di mezzo, Einaudi, 49 voti), mentre più dietro sono finiti gli autori più giovani, Marco Missiroli (Il senso dell’elefante, Guanda) e Giovanni Montanaro (Tutti i colori del mondo, Feltrinelli). Particolare soddisfazione anche per la nostra rivista, “amica” dello scrittore, che ha seguito nelle sue “visite” a Bologna. Per l’occasione, pertanto, riproponiamo di seguito la scheda del libro, già pubblicata in precedenza su LucidaMente.
Impetuoso, lieve, sconvolgente: è il vento che soffia senza requie sulle pendici del Rossarco, leggendaria, enigmatica altura a pochi chilometri dal mar Jonio. Il vento scuote gli olivi secolari e gli arbusti odorosi, ulula nel buio, canta di un antico segreto sepolto e fa danzare le foglie come ricordi dimenticati. Proprio i ricordi condivisi sulla “collina del vento” costituiscono le radici profonde della famiglia Arcuri, che da generazioni considera il Rossarco non solo luogo sacro delle origini, ma anche simbolo di una terra vitale che non si arrende e tempio all’aria aperta di una dirittura etica forte quanto una fede.
Così, quando il celebre archeologo trentino Paolo Orsi sale sulla collina alla ricerca della mitica città di Krimisa e la campagna di scavi si tinge di giallo, gli Arcuri cominciano a scontrarsi con l’invidia violenta degli uomini, la prepotenza del latifondista locale e le intimidazioni mafiose. Testimone fin da bambino di questa straordinaria resistenza ai soprusi è Michelangelo Arcuri, che molti anni dopo diventerà il custode della collina e dei suoi inconfessabili segreti. Ma spetterà a Rino, il più giovane degli Arcuri, onorare una promessa fatta al padre e ricostruire pezzo per pezzo un secolo di storia familiare che s’intreccia con la grande storia d’Italia, dal primo conflitto mondiale agli anni cupi del fascismo, dalla liberazione alla rinascita di un’intera nazione nel sogno di un benessere illusorio.
Carmine Abate dà vita a un romanzo dal ritmo serrato e dal linguaggio seducente, che parte da Alberto, il tenace patriarca, agli inizi del Novecento, passa per i suoi tre figli soldati nella Grande Guerra e per tutte le sue donne forti e sensuali, e giunge fino a Umberto Zanotti-Bianco, all’affascinante Torinèsia e all’ultimo degli Arcuri, uomo dei nostri giorni che sceglie di andare lontano. La collina del vento è la saga appassionata e coinvolgente, epica ed eroica, di una famiglia che nessuna avversità riesce a piegare, che nessun vento potrà mai domare.
(k.g.)
(LucidaMente, anno VII, n. 81, settembre 2012)