Nel libro-denuncia di Sabina Morandi “C’è un problema con l’Eni” (Coniglio Editore) l’ipocrisia dei conflitti in Afghanistan e in Medio Oriente
Autentico giornalismo d’inchiesta, vera testimonianza delle scandalose decisioni economiche, il libro C’è un problema con l’Eni di Sabina Morandi (Coniglio Editore, pp. 208, € 14,50) racconta e denuncia l’ipocrisia delle guerre in Afghanistan e in Medio Oriente, fortemente volute da alcuni potenti Stati con il solo obiettivo di tutelare, gestire, aumentare il volume di affari per assicurare la propria supremazia, senza dimenticare il disastro ambientale causato nel Golfo del Messico.
Il petrolio, da sempre considerato l’oro nero, è conteso da molte nazioni, pronte a qualsiasi azione per avere il controllo dei giacimenti; nulla può fermare l’ascesa economica, che diventa il vero regolatore delle sorti del pianeta. L’ultimo dei pensieri è la sofferenza umana di chi vive negli Stati colpiti, a nessuno interessano le condizioni sociali delle popolazioni, duramente provate e compromesse dai conflitti bellici, perché l’unico obiettivo sono i soldi, egregiamente garantiti dalle guerre. La bugia raccontata all’opinione pubblica per giustificare un’occupazione bellica di uno Stato è sempre la solita: c’è la necessità di esportare la democrazia.
L’autrice riporta i nomi dei protagonisti delle aggressioni economiche, grandi gruppi industriali internazionali, dalla Francia alla Germania, senza tralasciare l’Italia. Se dovessimo fare un’attenta analisi della politica energetica, potremmo affermare che l’11 settembre è stato soltanto un lieve terremoto, ha gonfiato le vele dell’Occidente lungo la via già intrapresa nel 1999: la ricolonizzazione dei Paesi petroliferi per l’assalto finale al petrolio, ormai in via di esaurimento. Non è una teoria politica, è storia. Fatti, numeri e un po’ di buona vecchia realpolitik.
A sostegno dei fatti raccontati nel volume, quasi fosse un’autentica denuncia, la Morandi si sofferma sulle importanti riunioni di autorevoli esponenti della politica italiana preoccupati solo di accontentare le imprese di bandiera, al fine di tutelarne gli interessi, per affermare la propria egemonia attraverso il potere economico, unico padrone indiscusso delle società. È indicativo ed efficace il monito lanciato dall’autrice: «L’Occidente ha perso il treno: avrebbe potuto sfruttare al meglio il proprio benessere per riconvertirsi prima degli altri, se solo, allora come ora, non avessero comandato i petrolieri…».
L’immagine: la copertina del libro di Sabina Morandi.
Francesco Fravolini
(LucidaMente, anno VI, n. 70, ottobre 2011)