Ormai è prassi comune definire Bologna una città diversa dal passato e, chiunque possa fare un confronto tra “ieri” e “oggi”, connota tale cambiamento in termini negativi. Una di queste trasformazioni la sottolineano i gestori dei locali, denunciando un fenomeno che li sta colpendo da alcuni anni: i locali si stanno svuotando. Se Bologna un tempo era dominata da musica e intrattenimento tanto che, proprio lo scorso anno, è stata dichiarata dall’Unesco “Città creativa della musica”, a chi devono essere attribuite le responsabilità dell’attuale situazione?
Il fattore economico – Vari gestori sono concordi nell’individuare una delle cause principali nel fattore economico. Basti pensare che, rispetto al passato, Bologna ha visto un calo dell’11% nel numero degli iscritti all’Università. Questo è un dato significativo, dal momento che parte della popolazione bolognese è sempre stata costituita proprio da studenti. Sicuramente l’avvento dell’euro ha inciso fortemente sui giovani penalizzandone gli spostamenti, ma questa non è l’unica causa… Pippo Epifani, gestore del Circolo della Grada, osserva: “Si è verificato un vero e proprio calo d’interesse verso una città che, un tempo, era considerata un contenitore di divertimento. […] L’amministrazione comunale ha contribuito enormemente in questa direzione limitando il divertimento alternativo”. L’eccessiva burocratizzazione e la complessità generata dalla ripartizione delle competenze hanno condotto infatti il gestore della Grada a indirizzarsi verso attività diurne in sostituzione di quelle notturne: “Il problema dei locali” conclude Epifani “richiederebbe l’apporto di un valido interlocutore”.
Un tentativo di riqualificazione – Verso la stessa direzione vanno le parole di Renato Amato, direttore artistico de La Scuderia, il quale denuncia come l’assenza di una politica culturale in Italia abbia sfavorito l’intrattenimento: “Manca un confronto con le istituzioni, un’assenza di programmazione che qualifichi l’ambito culturale. Sarebbe necessario l’impegno di partiti e forze economiche e un ritorno a quello che un tempo veniva definito associazionismo“. La Scuderia è stato uno dei primi locali a soffrire di questo cambiamento di scenario. Si è cercato di riqualificare il locale all’interno della zona universitaria, cambiandone l’offerta in prospettiva di una futura rivitalizzazione, pur mantenendo alcune tradizioni come la musica jazz. La novità portata avanti è stata quella di uniformare i “gusti del tessuto universitario”, facendo confluire in un unico contenitore più stili: da quello sperimentale, al teatro, alle installazioni d’arte.
Ma c’è chi resiste – Uno dei pochi locali che sembra immune dal fenomeno è l’Estragon. Un tempo situato in via Calzoni, a pochi passi dalla Fiera, si è trasferito oggi al Parco Nord, ingrandendosi e vedendo crescere l’afflusso di gente che lo frequenta. Se tutti i gestori intervistati attribuiscono enorme peso al fattore economico e al conseguente calo degli studenti universitari, la realtà dell’Estragon appare come un’isola felice in mezzo al mare in tempesta poiché, in controtendenza rispetto al contesto, registra un considerevole incremento di clienti. Di fronte all’esigenza di creare un contenitore culturale alternativo, il “Progetto Cittadella”, che ha come ambito di sviluppo il Parco Nord, secondo Federico Minghini, dj dell’Estragon, presenterebbe sia aspetti positivi che negativi. Se da un lato offrirebbe l’opportunità di concentrare in un solo luogo molteplici fonti di svago e divertimento, dall’altro comporterebbe lo svuotamento del centro storico, che rappresenta da sempre il cuore pulsante di Bologna: “Se nelle strade c’è gente che vive la città con passeggiate, frequentazione di locali, non c’è degrado. Laddove la città è vuota” sottolinea Minghini “c’è criminalità e quindi degrado. Il minore afflusso è dovuto, insomma, alla presenza di molti più locali rispetto a un tempo, contribuendo in questo modo ad una dispersione maggiore dei clienti, dando quindi l’impressione di un calo d’afflusso…”.
Responsabilità istituzionali: il dibattito è aperto – Sulle responsabilità dell’amministrazione comunale il dibattito è estremamente aperto, dato che vanno a scontrarsi opinioni quasi contrapposte sul modo di vedere la città. Secondo il consigliere comunale del Pd Elisabetta Calari, c’è una volontà politica di regolamentazione dei pubblici esercizi attraverso un processo che, tuttavia, risulta essere molto lento e dovrebbe essere accelerato. Il problema legato alla zona universitaria nasce dall’eccessiva domanda di locali d’intrattenimento mentre l’amministrazione comunale tende invece ad incentivare le attività artigianali. “Le limitazioni – osserva la Calari – non sono il problema principale del minore afflusso ai locali, ma la conflittualità venutasi a creare tra i diversi stili di vita nel centro storico. Il “Progetto Cittadella” presso il Parco Nord ha proprio l’obiettivo di definire spazi alternativi di aggregazione e intrattenimento al di fuori del centro storico, proponendosi come luogo d’incontro per eventi culturali, musicali e quindi come possibile riqualificazione”. Il problema riscontrato dall’opposizione invece, secondo il consigliere comunale di Forza Italia Daniele Carella, è soprattutto di carattere culturale, con la conseguente penalizzazione d’intere categorie: “Colpire i locali per i comportamenti anomali di alcune persone non è la soluzione giusta. Non si dovrebbe penalizzare la collettività a causa del singolo. Il locale ha una funzione di servizio nei confronti del cittadino, ed è esso stesso un soggetto in grado di avvisare le anomalie”. La visione del consigliere di opposizione è quella di una città che “viene scardinata del suo cuore pulsante che è il centro”.
Una voce bolognese – Mauro Malavasi è un famoso produttore e musicista bolognese che ha una visione quasi malinconica della città. Egli attribuisce il problema soprattutto alla politica comunale e all’eccessiva burocratizzazione nella regolamentazione dei locali, in aggiunta alle problematiche legate ad alcool e fumo. Lo stesso Malavasi si è visto costretto a chiudere un locale per via dei costi di gestione che risultavano decisamente troppo alti e sottolinea che un’ulteriore limitazione è costituita dalla difficoltà nel trovare parcheggio che sicuramente scoraggia bolognesi e non dal recarsi in centro. “Il contenitore culturale di Bologna” ci dice il musicista “diminuisce sempre più, non c’è più stimolo ad uscire di casa, le strade di sera non sono più popolate come un tempo. Una soluzione innovativa sarebbe quella di far emergere la voce del cittadino e dei quartieri che vengono spesso ignorati dal Comune, creando un’associazione tra i gestori”.
L’immagine: il centro e i locali. Il gazebo estivo de La Scuderia.
Simone Melotti
(LM Magazine n. 1, 15 marzo 2008, supplemento a LucidaMente, anno III, n. 27, marzo 2008)