Il Comune candida il simbolo cittadino a patrimonio dell’umanità. Il piano di gestione pronto entro febbraio 2020
Il Comune di Bologna ha ufficialmente presentato la candidatura dei suoi portici a patrimonio mondiale Unesco. Lo scorso 12 settembre è stato sancito l’inizio dell’iter verso il riconoscimento del titolo con l’invio del dossier preliminare al Ministero per i Beni culturali e agli uffici parigini dell’Unesco dai quali, entro Natale, si attende l’esito di verifica della completezza del materiale ricevuto.
“Bologna la Dotta, la Grassa, la Rossa” sì, ma un’altra caratteristica della città è la straordinaria lunghezza dei portici: 62 km che interessano il centro storico e le zone fuori porta. È il simbolo cittadino che si vuol far entrare nella lista dei patrimoni dell’umanità. Palazzo D’Accursio ha ora il compito di stilare il piano di gestione per le esigenze di conservazione e tutela del bene, come previsto dalla normativa Unesco. La scadenza è fissata a febbraio 2020. Il dossier di candidatura deve evidenziare l’importanza dei portici come patrimonio culturale e artistico ma anche sociale e antropologico: nati dalla necessità degli abitanti di ampliare il loro perimetro abitativo, i portici sono diventati luogo di incontro, spazio comune a disposizione di tutti i bolognesi. E custodiscono ancora oggi la loro identità, facendo da sfondo ai ritrovi dei nativi e dei tanti fuorisede che hanno adottato Bologna come seconda “patria”.
Il Comune di Bologna ha investito 180 mila euro per la pulizia dei muri dei portici imbrattati dai graffiti. L’operazione di restauro, partita lo scorso 31 luglio, è «legata a doppio filo con la candidatura dei portici a patrimonio dell’umanità Unesco: la loro cura è infatti fondamentale per arrivare al traguardo», si legge in un articolo di Iperbole rete civica. I privati cittadini possono collaborare con l’amministrazione comunale attraverso il progetto “Adotta una strada”.
Passeggiando per le vie del centro storico, è interessante osservare la grande varietà di portici esistenti. Nel XIII secolo, il Comune emanò uno Statuto con il quale prevedeva che i nuovi porticati dovessero essere costruiti in muratura ma, nonostante ciò, sopravvivono oggi otto portici in legno, come casa Isolani in Strada Maggiore. Continuando a camminare lungo Strada Maggiore, si incontra il portico più largo della città, quello della basilica di Santa Maria dei Servi che ogni anno, nel periodo natalizio, ospita l’Antica Fiera di Santa Lucia. Lungo la parte dentro le mura di via Saragozza, nella piccola via Senzanome, c’è il portico più stretto di Bologna, di appena 95 cm. Se, invece, si prosegue lungo la parte fuori le mura di via Saragozza, presto si incontrerà il portico più lungo, quello che conduce fino al Colle della Guardia dove, imponente, si scorge la Basilica della Beata Vergine di San Luca. Circa 600 archi e più di 3 km fanno sì che non solo sia il portico più lungo di Bologna ma anche del mondo; salirvi a piedi in segno di riconoscimento per una grazia ricevuta è una tradizione, sebbene non manchi chi fa jogging, chi passeggia o chi sale con il trenino turistico.
Le immagini: portici di Bologna.
Silvia Franzone
(LM EXTRA n. 35, 18 ottobre 2019, supplemento a LucidaMente, anno XIV, n. 166, ottobre 2019)