Dal processo a Socrate fino a Togliatti e Obama, gli esempi ricordati da Matteo Sacchi in “Il diavolo nelle parole”, edito da “il Giornale” e in vendita nelle edicole
Alla base della democrazia c’è il coinvolgimento e il consenso dei cittadini. Alla base del consenso dei cittadini c’è la capacità dei politici di persuadere le persone; dunque, la retorica o, in epoca più attuale, le varie tecniche massmediatiche.
Qualche esempio “storico” di inganni retorici, a volte voluti, a volte no o sfuggiti di mano, con esiti spesso esiziali, è raccolto dal giornalista Matteo Sacchi ne Il diavolo nelle parole. Quando i buoni discorsi portano al cattivo governo (pp. 50, € 2,50, edito da il Giornale e in questi giorni in vendita nelle edicole). Ecco, in estrema sintesi, i sette esempi riportati dall’autore. Uno. Il processo a Socrate. Come riuscire a condannare il grande filosofo che, per di più, non affermava alcuna verità precostituita? Accusandolo di ateismo! Come scrive Sacchi, «per uccidere uno dei più importanti pensatori della storia sono bastate due scuse ben utilizzate: difendiamo i nostri giovani e tuteliamo la nostra fede».
Spostiamoci dal 399 a.C. agli anni a cavallo dell’era cristiana, ma in ambiente romano. Due. La pace di Ottaviano Augusto. Ovvero, il primo imperatore di Roma. La sua ascesa e la sua definitiva affermazione sono legate al continuo appello rassicurante alla pace, che solo lui poteva assicurare, a tal punto che nel 9 a.C. fu eretta l’Ara pacis. Peccato che le stragi e le guerre augustee non fossero meno numerose, cruente e spietate che nel passato. Però, l’imperatore aveva dalla sua parte, a celebrarlo, il grandissimo quanto prezzolato poeta Virgilio… Quale migliore retorica della sua?
Inoltriamoci nel Cinquecento europeo. Mentre il Rinascimento celebra i propri fasti estetici e laici, si verifica la seconda, ancora più frammentata divisione del cristianesimo, dopo quella tra cattolici e ortodossi (1054). Da tale scisma l’Europa si avvierà alle guerre di religione più orrende mai verificatesi sul continente. Tre. La purezza di Martin Lutero. Il monaco tedesco affermava che desiderava solo recuperare il vero messaggio del Vangelo. In realtà, dal suo protestantesimo derivarono la brama dei principi tedeschi di impossessarsi delle ricchezze dalla chiesa “romana” e la ribellione dei poveri contadini, annegata nel sangue dagli stessi infuocati anatemi pronunciati da Lutero contro di loro. Inoltre, dal protestantesimo, secondo Max Weber, scaturirono due importanti fenomeni di lunga durata.
Primo, la nascita del capitalismo, connessa alla teoria calvinista della salvezza per predestinazione. Quindi, Dio fa diventare benestanti coloro che ha deciso di salvare, così sono meno tentati a peccare; pertanto, quanto più si è ricchi, tanto più si è benvoluti dall’essere supremo; dunque: arricchitevi! Un perfetto rovesciamento della logica causa-effetto. Secondo, la moderna libertà di pensiero, che sarebbe scaturita dall’idea luterana della diretta e autonoma interpretazione dei testi sacri. Difatti, se una persona qualunque può leggere e commentare individualmente e liberamente Vecchio e Nuovo Testamento, si abituerà a pensare di testa sua su tutto! E lo riterrà un proprio diritto!
Certamente Lutero non prevedeva cosa avrebbe provocato! Ed è parecchio significativo il fatto che i due “patriarchi” delle altre due più importanti correnti protestanti, Giovanni Calvino (calvinismo) e il re inglese Enrico VIII (anglicanesimo), facessero trucidare una coppia di grandi pensatori: il primo Michel Servet e il secondo Thomas More, fregandosene della libertà di coscienza. E, ora, sentite queste bellissime frasi: «Le pene non sono fatte per tormentare i colpevoli; […] Si è osservato che nei paesi liberi i delitti erano più rari, perché le leggi penali erano più dolci. […] Io concludo dunque che la pena di morte sia abrogata». Avrete pensato a Cesare Beccaria, no? Avete sbagliato. Esse sono state pronunciate dal nostro caso numero Quattro. La sensibilità civile di Robespierre, il leader del Terrore nel corso della Rivoluzione francese, sotto il quale finirono ghigliottinate tra le 17 mila e le 70 mila persone.
Tuttavia, se qualche parola illuminata e illuminista ce la potremmo anche aspettare da un leader giacobino, vi attendereste splendide parole antimilitariste dall’esempio Cinque. Il pacifismo di Adolf Hitler? Eccole: «Il sangue versato nel continente europeo durante gli ultimi trecento anni è sproporzionato […]. La Germania ha bisogno di pace e vuole la pace». In nome dell’understatement, tutti i leader liberaldemocratici dell’epoca, nonostante il continuo e aggressivo espansionismo nazista, chiusero gli occhi davanti alla spaventosa realtà. Solo Winston Churchill e Charles De Gaulle non credettero alle falsità del führer.
Altre enormi menzogne furono quelle diffuse da l’Unità durante l’invasione sovietica del 1956 per reprimere la rivolta ungherese, guidata da sinceri socialisti, che mal sopportavano la dittatura e chiedevano maggiore libertà. È il caso Sei. L’Ungheria secondo Palmiro Togliatti. Per il quotidiano del Partito comunista italiano, prono alle direttive del proprio segretario, era in atto un «tentativo reazionario di distorcere il processo di democratizzazione» e «il governo ha fatto appello al popolo […]. I controrivoluzionari si arrendono a Budapest dopo i sanguinosi attacchi al potere socialista». E mentre il primo ministro magiaro Imre Nagy veniva prima rapito, quindi ucciso dai comunisti, per l’Unità era «partito in autobus per concedersi un periodo di riposo in Romania». Sette. Le illusioni islamofile di Barack Obama. L’ultimo esempio riportato da Matteo Sacchi consiste nell’ingenuo recepimento di un discorso, con conseguenze davvero tragiche. Università del Cairo, 4 giugno 2009. Il presidente statunitense parla dell’armonia che dovranno regnare tra Usa e islam e dello sviluppo democratico che avrebbero imboccato gli stati di religione musulmana.
Tale auspicio, un po’ utopistico e che richiedeva molto tempo affinché potesse (forse) realizzarsi, suscitò enormi attese e speranze nelle minoranze colte e secolarizzate del mondo arabo. Esse immaginarono la caduta dei regimi corrotti e autoritari dappertutto imperanti ed epocali svolte democratiche. Scoppiano le primavere arabe, ben viste dall’amministrazione statunitense. Peccato che «un altro pezzo della popolazione, altrettanto consistente, fosse controllata da estremisti religiosi» e intendesse sì far cadere i feroci regimi precedenti, ma sostituendoli con stati confessionali dove vigesse l’integralismo islamico. Isis, Iraq, Siria, Libia… Ancora una volta discorsi belli e buoni, pronunciati in malafede o anche in buonafede, hanno provocato disastri. Il diavolo nelle parole…
Le immagini: la copertina del libretto, il suo autore, prima pagina de l’Unità.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 135, marzo 2017)