Joseph Mallord William Turner (1775-1851) è considerato uno dei massimi pittori inglesi e uno tra i più importanti esponenti del Romanticismo. Nacque a Londra, nel quartiere popolare di Covent Garden, morì a 76 anni e fu sepolto nella cripta della cattedrale di St. Paul. Nel 1802, Turner viaggiò per la prima volta nel continente. In seguito alla pace di Amiens tra Inghilterra e Francia egli poté attraversare la Manica e visitare Parigi, da qui si recherà in Italia.
In particolare, il paesaggio delle Alpi e della Valle d’Aosta, lo colpirono così tanto che successivamente vi ritornò. Partito da Londra nell’estate del 1819, visitò diverse località italiane, tra cui Torino, Milano, i laghi padani, Brescia, Verona, Padova, Venezia, Bologna, Rimini, Ancona, Loreto, Spoleto, Civita Castellana, Roma, Napoli, Paestum, Firenze. Questa seconda visita lasciò un’impronta profonda nella sua pittura. Nel 1828 Turner effettuò un terzo viaggio in Italia, fermandosi soprattutto a Roma.
Furono in tutto cinque i viaggi che l’artista inglese fece nella nostra penisola tra il 1802 e il 1840, e dallo studio cronologico dei dipinti si può notare la maturazione nell’artista di uno stile che anticipava la rivoluzione cromatica dell’impressionismo e spalancava le porte alla modernità.
A Palazzo dei Diamanti di Ferrara si è da poco conclusa la mostra Turner e l’Italia che ha raccolto alcuni tra i capolavori dell’artista romantico, ispirati dai suoi soggiorni in Italia.
Vedute indimenticabili – Turner raccolse tanti appunti visivi e, affidandosi al ricordo e alle emozioni provate lungo il viaggio, li traspose nei suoi dipinti. Ricordiamo il Castello di Saint Michel, Bonneville, Savoia del 1803 e Il Passo del San Gottardo del 1804 in cui emerge una natura maestosa ma impervia, pericolosa e grandiosa, inquieta e torbida. Tra i luoghi che egli immortalò nei suoi dipinti e che accesero in maniera più decisa la fantasia dell’artista troviamo Roma. In un dipinto Roma vista dal Vaticano del 1820, egli si immortala accompagnato dalla Fornarina, mentre prepara i suoi dipinti per la decorazione della Loggia e osserva dall’alto del Vaticano la città la cui imponenza emerge in tutto il suo splendore. Grande influenza per la produzione di questo capolavoro ha avuto lo studio delle antichità romane e degli affreschi di Raffaello. Negli anni Trenta dell’Ottocento, oltre a ispirarsi ai propri studi dal vero, Turner si affidava al ricordo e all’emozione, trasponendo così nelle sue opere l’immagine dell’Italia che aveva amato.
Ancora Roma – Tra i dipinti ricordiamo anche Roma moderna. Campo Vaccino del 1839, in cui la Città eterna viene vista nella storia, dove tuttavia passato e presente si fondono. Il dipinto in questione venne accolto all’esposizione della Royal Academy del 1839. All’epoca ricevette elogi ma anche molte critiche per l’utilizzo antinaturalistico dei colori e la negligenza nella resa della forma. Anche l’uso eccessivo della luce gialla in Roma vista dall’Aventino del 1836, la tela realizzata su commissione nel maggio del 1831, fu molto criticata.
Venezia: sinfonie di luce e colore – Dopo Roma e Napoli con il Vesuvio, anche Venezia è fonte di ispirazione per l’artista. Turner giunse a Venezia per la prima volta nel 1819 in transito verso Roma e vi ritornò nel 1830 e nel 1840. Soprattutto dopo quest’ultimo soggiorno prese forma uno straordinario repertorio di acquerelli e dipinti. In essi si annullano i confini tra acqua, aria e terra e il paesaggio lagunare emerge come sinfonia di luce e colore. Il pittore inglese sta raggiungendo l’astrazione, soglia che varcherà nei viaggi del 1833 e 1840 in Italia. Con l’aiuto dell’acqua che riflette e smaterializza Turner entra nella luce stessa. Le forme e le figure perdono la loro fisicità, passando dalla visione prospettica all’indeterminatezza della forma e dei colori, fino a costruire una rivoluzionaria visione della realtà.
Glauco e Scilla – Nel dipinto del 1841 Glauco e Scilla domina un tramonto infuocato che irradiando le coste ne dissolve i contorni. Nell’ultimo decennio della vita dell’artista il filo della personale sperimentazione raggiunse esiti di straordinaria modernità. In questi anni nascono i suoi dipinti più famosi e travolgenti, talvolta sull’onda della memoria e del sogno, che sono la testimonianza più commovente del debito contratto dall’artista con l’Italia.
L’immagine: la copertina del catalogo della mostra Turner e l’Italia, stampato da Ferrara Arte Editore.
Dora Anna Rocca
(LM EXTRA n. 14, 14 febbraio 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 38, febbraio 2009)