Massimo Fagnoni è l’autore di un noir che è anche un romanzo di formazione, edito da Fratelli Frilli e ambientato a Bologna
Il bibliotecario di via Gorki, personaggio che dà il titolo al libro di Massimo Fagnoni (Fratelli Frilli Editori, pp. 216, € 12,90), è Davide Ciampi, placido uomo di cultura con una laurea in Storia, una famiglia tenuta insieme da convenienza e ipocrisia e una rabbia repressa in attesa di esplodere. La miccia sarà la scomparsa del suo unico amico, un venditore ambulante di nome Alì, evento che lo risveglierà dal torpore fatto di passività e rassegnazione in cui è immerso, costringendolo ad agire e a fare i conti con una vita che non sente più sua.
Ad accompagnarlo lungo il cammino di rivalsa, costellato anche di gesti al limite, è Galeazzo Trebbi, investigatore privato perennemente avvolto da una nube di toscanelli alla vaniglia e di cinismo. Attraverso le indagini emergeranno inquietanti e inaspettate verità che, come spesso accade nelle trame ben congegnate, conducono il lettore lontano dalla soluzione più scontata. Il capoluogo emiliano fa da sfondo all’intera vicenda e attraverso le parole dell’autore Fagnoni emergono i tratti di una città invernale, alienante, allo sbando: «Aggirarsi per Bologna di notte può fare paura a tanti, ma non a lui [Trebbi, ndr] che si trova più a suo agio in quel nuovo deserto metropolitano, popolato da prostitute periferiche, bande giovanili in piccoli branchi come lupi famelici, auto veloci che sfrecciano sui viali […], un mondo notturno fradicio d’inverno, assetato d’estate, sempre meno umanizzato, sempre più predatorio dove Trebbi si sente a suo agio, in sintonia con i nuovi orrori». Per le strade si aggirano gruppi di writers e sedicenti anarchici, che accolgono nelle loro fila ragazzi confusi e con una scarsa igiene personale: tra loro c’è anche Ivan, che un giorno sparisce da casa.
Sua madre Angela, dotata come Trebbi di una buona dose di sano cinismo – «Non è una questione di Nord e Sud, lei è pugliese, io napoletana, è la cosa bella del nostro Paese, siamo un’accozzaglia di regioni insieme per caso, altro che federalismo, altro che unità, o pensa che il nostro sia un paese unito?» –, ma ovviamente preoccupata per la sorte del figlio, si rivolge all’investigatore, il quale, con l’aiuto del fedele Faid, si prenderà a cuore il caso… e non solo! All’indagine si intreccia la storia del bibliotecario di via Gorki, uomo solitario e schivo, disprezzato dalla moglie, commercialista senza scrupoli, che egli non riconosce più come la donna che ha sposato. Anche i figli, che Davide vede così simili alla madre – e così diversi da lui –, non rispettano il suo ruolo di persona e di padre. Illuminante il parallelismo con il protagonista di American Beauty: «A quarantotto anni sono ancora accettabile, mica da buttare, dovrei fare palestra, forse, e mi sa che adesso mi decido a trasformare il secondo garage, quello vuoto, ci attacco una bella stufetta elettrica e una panca, due attrezzi, e mi rimetto in forma come Kevin Spacey in American Beauty».
Al di fuori dell’ipocrita e insoddisfacente vita familiare, l’unico suo amico e confidente è Alì, ambulante tunisino che vende la sua merce davanti alla Coop di via Gorki. Tra le preziose dritte che dispensa al bibliotecario, ce ne sarà una tanto profetica quanto inascoltata: «Vedi, Davide, se non sei pronto a fare la guerra, accetta un consiglio, non scatenarla». Ma l’uomo la provocherà, scoperchiando un vaso di piccoli e grandi crimini di cui lui stesso in parte si macchierà le mani, smanioso di vendicarsi dei soprusi subiti: «Sono davvero stanco di farmi trattare da coglione da tutti, da lei, dai miei figli, dai loro fidanzati, dal primo spacciatore che passa, da uno stronzo di fascista rifatto che neanche sa chi sono, da un maresciallo dei carabinieri, dalla mia direttrice, tutti a giudicarmi, a umiliarmi». Da un certo momento in avanti Davide, che ha sempre avuto paura di tutto («delle malattie, della vecchiaia incombente, dei medici, di sua moglie, da ieri dei suoi figli, che ora trova ripugnanti, e da oggi pomeriggio di un giovane spacciatore nordafricano»), si risveglia dall’indolenza del sogno con il quale ha sostituto la realtà, troppo dura da accettare per uno come lui, afflitto da una «vigliaccheria congenita».
Questo ennesimo giallo di Fagnoni, oltre a essere un noir ben fatto, che, tra colpi di scena, punti di vista sempre diversi, personaggi che diventano nemici da odiare e altri che muovono una sincera tenerezza, tiene il lettore incollato alla pagina, è anche la storia di una rivoluzione personale. Davide Ciampi, da inetto novecentesco qual era, sempre vittima del potere dei più forti – spesso donne, come la moglie e la direttrice della biblioteca –, esce dal suo schema, compiendo atti di anarchia. Quella vera.
Le immagini: la copertina del libro di Fagnoni e una foto tratta dal film American Beauty (www.cinemashock.org).
Chiara Ferrari
(LucidaMente, anno XIII, n. 153, settembre 2018)