Alcune riflessioni sulla psicologia dei rapporti uomo-donna
La parola “intimità” non si esprime solamente col corpo e non prelude necessariamente a un comportamento sessuale. Vi sono impliciti tanti segnali di coppia, di relazioni, di segreti condivisi, di complicità, di sentimenti e di tenerezze che prolungano l’intimità, la manifestano su un piano alto di rapporti interpersonali, di condivisione, ponendola sul terreno di un grande incontro sentimentale con l’altro.
Il nostro “essere” ha un grande bisogno di intimità, ma allo stesso tempo non è sempre in grado di convogliarla nella maniera giusta e nella forma che gli dà soddisfazione spirituale. L’intimità di relazione altro non è che l’aderenza di noi stessi a un “corpus” in cui proiettarsi, dialogare con la parte più intima e profonda soprattutto della nostra spiritualità. Dal momento in cui cerchiamo di entrare in contatto con la vita segreta o interiore di un altro essere umano, noi apriamo una porta che ci fa scorgere un mondo da attraversare, con tutta una gamma di sentimenti da identificare, da privilegiare, da comprendere e assecondare, perché in intimità non si entra da soli…
Si deve necessariamente essere in due per provare le sensazioni di una concordanza affettivo-sentimentale, entro la quale è necessario mettere in gioco tutta la nostra aspettativa, che si consolida mano a mano che si entra sempre più in intimità con “l’altro/l’altra” e si manifesta in una dimensione di largo respiro, in una misura che ci fa sentire privilegiati in quel determinato rapporto, oppure alieni, estranei a noi stessi, prima ancora che a “lui”/“lei”, per il motivo che non ci sentiamo perfettamente a nostro agio. È fuor di dubbio che vi sia una differenziazione sostanziale alla base dell’intimità fra l’uomo e la donna nel momento di relazionarsi. Una visione contrastante, di solito totalmente passionale e fisica per l’uno, quanto emotivo-sentimentale con un’importante sfera affettivo-sessuale nell’altra.
Le due entità entrano in collisione se vi è troppa disparità di vedute, di educazione, di cultura, di mentalità e – perché no? – anche di sensualità, di emozioni. Spesso le coppie vanno in crisi perché non sanno gestire ed equilibrare le forze che sono all’interno di una relazione intima. Vanno in crisi perché alla base del rapporto vige imperante per “lui” la prerogativa di rapportarsi al corpo, in una dominanza fisica di forte impatto, mentre per “lei” al fattore sessuale fisico umorale e passionale è preferibile una più morbida e accattivante intimità affettiva, un dialogo interno, che la faccia sentire meno sola. Entrambe le necessità preludono poi al rapporto di coppia, che deve sfociare in una visione d’insieme che si compia in modo gratificante per entrambi.
È necessario allora essere elastici e assecondare la naturalità di entrambe le posizioni per compiere un atto condivisibile che porti il corpo e la mente a completare il giro d’orizzonte che li unirà in uno stretto legame di condivisione e di segreti, di complicità e di gioie possibili. Infatti bisogna conquistare giorno per giorno questi spazi ed entrarvi con le modalità che sono più adatte a stabilire un rapporto di coppia armonico. Spesso si creano malintesi sulle aspettative di intimità. L’intimità in sé implica una personalizzazione, un risvolto di premesse e di incognite che non utilizzino mai il privilegio di entrare in intimità per fini che sono estranei al rapporto di coppia. Vi sono interessi spiccioli, sentimenti di rancore, di astio, magari soffocati, forse sedati solo momentaneamente.
L’intimità, tuttavia, rinvia sempre a qualcosa di interiore, di “mentale” e non può rimanere isolata dal contesto. Erroneamente si crede che l’intimità subentri quando finisce la passione. Invece pare sia esattamente il contrario. Alcuni studi di psicanalisi sulle coppie hanno dimostrato che sono più felici e armonizzate le coppie che dialogano, che si fanno le coccole, che si misurano col lato più estroso e meno intransigente della loro passione: il corpo viene dopo. Risulta spontaneo e più sodale un rapporto che si crea e si riformula alla luce di una intimità che non mette al primo posto solo la corporeità dell’atto sessuale.
Ci pare che oggi, in un mondo che sembra andare alla deriva, in mezzo al caos e alle temperie di una vita quotidiana difficile e implicativamente estranea al rapporto a due, vi sia più gente che inizia a capire che il corpo è fonte naturale di equilibri solo se rapportato a tutto il resto, ovvero alla poesia dell’intimità, che accresce la speranza e la condizione di vivere serenamente e con armonia un rapporto di coppia meno stringente, meno subìto e non squilibrato, né condizionato da fattori estranei all’amore.
L’immagine: Il bacio (1907-1908, olio su tela, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere) di Gustav Klimt (Vienna, 14 luglio 1862 – Neubau, 6 febbraio 1918).
Ninnj Di Stefano Busà
(LucidaMente, anno VI, n. 69, settembre 2011)
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