Dal 23 al 29 giugno nella città marchigiana si è svolta la cinquantesima edizione della Mostra internazionale del nuovo cinema, fondata nel 1965 da Lino Micciché
L’anniversario della Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, giunta alla sua cinquantesima edizione, è stato celebrato, dal 23 al 29 giugno scorsi, con quindici titoli scelti tra i film più importanti presentati nei primi dieci anni della rassegna. Tra questi, C’era una volta un merlo canterino, opera del 1970 del georgiano Otar Iosseliani, presente in sala per una “lezione” di cinema.
Il festival, una manifestazione votata alla ricerca e alla novità, ha dedicato una retrospettiva al moderno cinema sperimentale statunitense e oltre cento titoli al vivace panorama dell’animazione italiana. È emersa l’eccellenza di un settore che ha avuto un’importante fucina proprio nelle Marche con la Scuola del libro di Urbino, per poi trovare, negli ultimi dieci anni e con l’avvento del digitale, nuove forme di espressione e diffusione. Il focus sulle pellicole americane di genere sperimentale-narrativo, a cura del critico John Gartenberg, ha proposto più di trenta opere di autori come Bill Morrison, Thomas Allen Harris, Abigail Child, Julie Talen, James Franco e John Canemaker (John Cannizzaro Jr., premio Oscar 2006 per il cortometraggio The moon and the son). Il filmaker italoamericano, presente al festival, ha tenuto una masterclass sull’animazione d’oltreoceano e Walt Disney, favorendo la sinergia tra le varie sezioni, a completamento del discorso sull’analoga produzione italiana, della quale è stata presentata un’ampia serie di lunghi, corti e video. Le proposte hanno esplorato tutto il panorama nazionale, da Alessandro Rak a Giulio Cingoli, da Leonardo Carrano a Magda Guidi.
Il tradizionale premio “Lino Micciché” per autori emergenti ha visto in concorso sette opere prime, tra le quali ha prevalso il road-movie dell’indiana Geethu Mohandas, Liar’s Dice, già apprezzato al Sundance festival. Gli altri film provenivano dal Cile (Raiz di Matias Rojas Valencia), dalla Colombia (Tierra en la lengua di Rubén Mendoza), dall’Estonia (Free Range. Ballad on approving of the world di Veiko Õunpuu), dalla Turchia (in coproduzione con l’Italia, The fall from heaven di Ferit Karahan), dalla Francia (in coproduzione con gli Usa, Swim little fish swim di Lola Bessis e Ruben Amar). L’unico regista italiano in concorso è stato Carlo Michele Schirinzi con I resti di Bisanzio, un surreale viaggio verso il profondo Sud, a rappresentare l’assenza di identità nei luoghi abbandonati dalla storia. Nel lavoro dell’autore leccese, il direttore artistico Giovanni Spagnoletti ha trovato analogie con Fata Morgana (1970) di Werner Herzog.
Altri premi sono stati assegnati durante la serata conclusiva: la menzione speciale è andata al film colombiano Tierra en la lengua, peraltro risultato vincitore secondo la commissione di Pesaro Cinema Giovane (formata da dieci ragazzi di tutta Italia, al di sotto dei 25 anni), che ha invece attribuito la “lode” alla pellicola estone Free Range. Un premio particolare della giuria, presieduta dalla regista portoghese Maria De Medeiros, è stato assegnato al film del turco Ferit Karahan, The Fall from heaven. Per la categoria “Cinema e diritti umani” Amnesty International ha premiato il documentario Mamma, io ti ucciderò di Elena Pogrebizhskaja (nella sezione “Sguardi femminili dalla Russia”), che ha denunciato il proliferare, nel suo Paese, di strutture psichiatriche dove bambini di famiglie deprivate, etichettati come “oligofrenici”, vengono “curati” con farmaci. Il premio “CineMarcheGiovani”, riservato a cortometraggi di autori marchigiani di non più di trent’anni, è stato assegnato ad Alia Simoncini per il video X+Y=Z, mentre sono stati segnalati con menzione Andando in giro di Alfredo Rodriguez e Don’t Think di Iorio Sebastianelli.
Il film più votato dal pubblico, tra quelli proiettati in piazza del Popolo, è stato I ponti di Sarajevo, già presentato in anteprima a Cannes. L’opera celebra i cent’anni dall’attentato al duca Francesco Ferdinando, evento che portò alla Prima guerra mondiale, con tredici episodi di altrettanti registi, tra i quali anche gli italiani Leonardo di Costanzo e Vincenzo Marra, oltre a Jean-Luc Godard, Aida Begic e Ursula Meier. In chiusura, la Mostra ha celebrato il fondatore con la proiezione di cinque suoi documentari, oltre a quello del figlio Francesco, e con l’inaugurazione, nel centro di Pesaro, di largo Lino Micciché, in piazza Matteotti. Alla presenza del coideatore dell’evento, Bruno Torri, e del direttore artistico Spagnoletti, di cittadini, turisti, addetti ai lavori, giornalisti e dei figli Andrea e Francesco, è stato reso un omaggio tangibile a un uomo di cultura che ha scritto la storia della critica cinematografica e dei festival in Italia.
Le immagini: un’illustrazione di Magda Guidi per il manifesto della mostra, Otar Iosseliani al Teatro sperimentale di Pesaro e il logo dell’evento.
Silvana Tabarroni
(LucidaMente, anno IX, n. 103, luglio 2014)