Servizi di spedizioni online e logistica aziendale: un aiuto concreto dai corrieri espresso
Abitudine consolidata da anni in tutta Europa – per non parlare di scenari ancora più internazionali quali gli Usa e l’Asia della grande muraglia cinese e di Tokyo – in Italia non si è ancora assistito al grande lancio dell’e-commerce in un contesto dove comprare e vendere online possa assumere realmente le forme e i ritmi di una consuetudine. Ed è proprio questo che emerge dal rapporto 2016 sulla compravendita online della BEM Research, che ha evidenziato gli scarsi numeri nostrani del giro d’affari in rete, cifre che raggiungono a stento i 21 milioni di euro e il 3,6% degli affari fatti in tutta Europa. Di contro, al di là del confine, nel grande regno del confronto a più ampio raggio, assistiamo a una comparazione che ha dello scandaloso – non per l’oggetto ma per il soggetto – sul 7% delle compagnie italiane non finanziarie che ha ricevuto ordini online nel 2015 e l’eclatante media dei big dell’euro che non molla il 17%.
Il commercio online in Italia e il ritardo sul resto d’Europa Interessanti i dati annuali dello studio condotto dalla School of Management del Politecnico di Milano eCommerce B2c in Italia: esame di maturità per l’offerta, che ha evidenziato l’effettiva solidità della crescita della compravendita del 2016, la quale ha condotto il settore a un incremento pari al 18% a fronte dell’11% su cui si aggirava nell’arco dei cinque anni precedenti. Eppure, sono anche qui evidenti lo scatto e il maggior indice di esistenza dei competitor d’Europa che non devono fronteggiare il fenomeno tutto italiano della domanda ancora poco matura e le conoscenze a volte imbarazzanti degli aspetti tecnici e procedurali – elementi che portano a una spesa sui 300 euro annui a persona in Italia per acquisti online, che diventano però 900 in Francia e 850 in Germania. Ma tralasciando, più per desiderio di analisi che per noncuranza dell’importanza, le basi del confronto tra Belpaese e i Big Ue, si passa al notevole applauso per la crescita delle vendite online pari comunque a tre miliardi di euro, con aumento decisamente più netto nel settore dei prodotti (+32%) rispetto alla vendita dei servizi – analisi perfettamente affine ai trend europei. Una visione più specifica? Ottimo il turismo, che registra un +10% sui dati 2015 e poi grandi risultati per l’elettronica di consumo con il +28% e i prodotti d’abbigliamento al +27%. Molto bene interior design, home living e food grocery.Smartphone o pc? Gli italiani amano i telefonini: più di un quarto degli acquisti è portato avanti via smartphone (17%) e tablet (9%). In crescita anche le transazioni in cross device, cioè quelle compravendite iniziate su una piattaforma mobile e finalizzate in postazione fissa.
Al Sud il commercio online potrebbe essere la spinta che non c’era In un clima presidiato dalla diffidenza di una crisi che, nonostante i gridolini di ottimismo su più fronti, non accenna a finire, una maggiore diffusione dell’e-commerce potrebbe essere quella spinta che serviva, proprio come riferisce Carlo Milani, Ceo di Bem Research, che ribadisce un dato fondamentale: «Quando l’e-commerce è ben utilizzato, le aziende sono più grandi, assumono e investono di più. I lavoratori sono più produttivi e guadagnano meglio in un sistema che migliora sia per gli acquirenti che per i venditori». Concetto quanto mai vero nel nostro Meridione, dove i diretti interessati sembrano averlo già capito. Lo studio evidenzia infatti che sono proprio le aziende del Mezzogiorno quelle che regolarmente investono di più sull’e-commerce e che palesano – nei fatti più che a parole – l’ottimismo per il futuro. Al Sud e nelle isole la percentuale di compagnie che vendono su eBay e hanno un personale minimo di quattro individui sono il 70%, battendo così alla grande i dati medi nazionali. Ed è forse questo il focus verso cui dovrebbero orientarsi le filosofie della ripresa economica e i sistemistici piani economici di un Sud più florido: qui l’e-commerce sta gradualmente creando uno stato di benessere e di concezione del commercio più europea di quanto ci si potesse aspettare. Fare di necessità virtù: se mancano le infrastrutture e il mercato stesso, cercare di espanderlo a prescindere di quel che si ritrova accanto non è mai una cattiva idea.Ed è la Campania a detenere l’alloro della regione leader di eBay. Prima per numero di venditori professionali con il 16,8% del totale, prima per fatturato generato e anche per numero di venditori professionali che esportano all’estero, che sono ben il 20,6%. Ma si tratta di un trend che coinvolge anche le altre regioni: dalla Puglia (10,4%) alla Sicilia (8,8%).
I corrieri espresso sono un utile supporto: una sfida da vincere e il futuro della logistica Tuttavia, non è tutto rose, fiori, ordini e consegne. In Italia si fronteggiano quotidianamente anche lacune non trascurabili che da un lato vedono aziende in ritardo rispetto all’estero sugli investimenti delle infrastrutture software e dall’altro una tendenza a volte quasi annoiata su strategie digitali che non integrano a un livello di coerenza effettiva l’aspetto marketing e vendite. Il tutto si traduce in un’esperienza lenta, difficile e poco piacevole per il cliente – che è poi l’aspetto più importante, al di là di numeri e buoni propositi. E poi c’è quel grande punto interrogativo che è la logistica: spesso le aziende non sanno a chi affidarsi e la poca informazione nel settore costituisce un grande freno a un’attività e a un concept fondamentale come quello dell’e-commerce. Eppure il panorama italiano si è già notevolmente arricchito di servizi validi che permettono di individuare la migliore soluzione del caso attraverso portali di comparazione dei servizi di spedizione come Packlink.it, veri e propri tool di supporto per le aziende che possono trovare sempre nuovi parametri in termini di economicità e velocità di consegna e nuovi binomi di convenienza e servizio affidabile, come l’offerta di servizi di spedizioni Poste Italiane su Packlink o del corriere Bartolini. L’individuazione di un corriere espresso che possa gestire l’ordine, finalizzando così al meglio l’acquisto e la vendita del prodotto, può davvero essere il punto di inizio e la svolta per un e-commerce serio e funzionale anche in Italia. Altra interessante soluzione all’avviamento di una più solida diffusione della compravendita online potrebbe essere la creazione di una figura ufficiale quale il certificatore dei rivenditori online, proprio come suggerisce Mariachiara Marsella, Web marketing manager di BEM Research, che dichiara: «Questa figura dovrebbe affiancarsi a una campagna di formazione su larga scala, oltre all’accesso a carte di credito che possano permettere di muoversi sul web in sicurezza».Sempre la Marsella mette in luce quanto sia una necessità del momento la reale creazione di un portale e-commerce a controllo prevalentemente italiano che possa promuovere senza filtri e con una mera cognizione locale le aziende nostrane, ponendo così in essere un trend di attenzione alla dimensione e al sistema di supporto per ogni tipologia di compagnia, a prescindere dalla grandezza e dal settore di riferimento.
Carmela Carnevale
(LucidaMente, anno XII, n. 133, gennaio 2017)