La chiave di volta per il movimento dei cosiddetti “grillini”, i seguaci del comico/attivista Beppe Grillo, va collocata nel giorno del celebre V-Day di Bologna, l’8 settembre 2007. Quella data ha segnato profondamente la coscienza popolare e ha fatto tremare i palazzi del potere, i cui inquilini hanno cercato di minimizzare la portata dell’evento. Quel momento, per Grillo, è stato probabilmente l’apice della fama a cui il comico è arrivato utilizzando la rete: il suo blog, infatti, ha raggiunto le 500 mila visite al giorno, rimanendo a lungo il più visitato in Italia.
Il Vaffa-Day, come viene chiamato nella sua forma censurata, ha sdoganato il Grillo-pensiero, portandolo all’attenzione dell’opinione pubblica. Ora, sul territorio italiano, sono presenti trentacinque liste civiche “ispirate” ai principi di cui il comico genovese si è fatto portabandiera, denominate Comune a cinque stelle.
Ma chi è questo Favia? Il candidato perfetto!
Per quanto riguarda Bologna, in cui le idee di Beppe Grillo hanno attecchito fin dall’inizio, il candidato sindaco del movimento Comune a cinque stelle, appoggiato anche dal sindacato dei consumatori Codacons, è il ventottenne bolognese Giovanni Favia. Questi è un libero professionista diplomato come tecnico di produzioni audiovisive e ha frequentato per interesse personale lezioni del Dams Arte, di Scienze della formazione e di Storia contemporanea. Da due anni è in prima fila con gli “Amici di Beppe Grillo”, ma fino a poco tempo fa non avrebbe mai pensato di trovarsi in lizza per entrare a Palazzo d’Accursio: “Inizialmente ero contrario all’idea di costituire una lista civica perché, secondo noi “grillini”, la politica italiana di oggi è basata solo su arrivismo, opportunismo e clientele; temevo che venisse contaminata la nostra “purezza””. In seguito ha prevalso la paura, sì, ma di altro tipo: “Abbiamo deciso di avvicinarci alla politica perché eravamo spaventati per il nostro futuro”.
Una volta convinto, però, Favia ha potuto constatare che la cosa più difficile è la gestione delle dinamiche relazionali nella trasformazione di un gruppo di attivisti che fa banchetti in un entourage che si occupa di politica. Continua: “Mi hanno candidato, non sono stato io a propormi. Credo mi abbiano scelto perché sono il più giovane. Sono molto tenace e decisamente rompiscatole, perfetto per il Consiglio comunale e per le Commissioni”. Tiene a precisare: “Non sono il candidato di Beppe Grillo, sono candidato grazie a Beppe Grillo: il programma l’abbiamo scritto noi e lui ne è stato entusiasta. In realtà, essendo i partiti così poveri di idee, non è stato difficile comporlo, anzi, il nostro è l’unico che si possa davvero definire tale”. Ancora a proposito del comico: “Provo un senso di gratitudine enorme nei suoi confronti perché ha voluto mettersi in gioco, mentre avrebbe potuto continuare a fare il suo mestiere guadagnando molto di più”.
Sulla pagina web d’apertura dedicata alla lista civica di Bologna (http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/bologna/), compare il dialogo-tipo tra il cittadino medio e gli attivisti che tengono i banchetti, tra cui spesso lo stesso Giovanni:
“Chi è il vostro candidato sindaco? Non lo conosco mica questo Giovanni Favia…”.
“Vede, signora, i giornali non ci vogliono bene e i manifesti pubblicitari costano troppo… Intanto però le mostro il nostro programma…”.
E’ indubbio che lo spazio assegnato dai media locali alle amministrative di giugno è quasi del tutto ad appannaggio dei candidati “di spicco” che, se da una parte godono della completa attenzione di tv e giornali, dall’altra possono permettersi campagne elettorali massive, tappezzando la città con slogan e sorrisi giganti. Giovanni e i suoi devono usare altri metodi: “A ogni riunione ci autofinanziamo con cinque euro a testa; in più chiediamo donazioni ai cittadini durante i banchetti informativi. Ci bastano”.
Le cinque stelle declinate a livello locale
L’allegoria delle cinque stelle non è solo un riferimento turistico alla qualità del servizio offerto da una struttura alberghiera, ma viene declinata da Favia & Co. in altrettanti punti ben definiti, rintracciabili naturalmente nel programma elettorale.
Il primo è la trasparenza, per cui il Comune dovrebbe immettere on line tutti gli atti pubblici e si consulta coi cittadini per l’approvazione degli appalti superiori al milione di euro. “Uno dei nostri slogan – afferma il candidato “grillino” – è: “Saremo i vostri dipendenti, controllateci pure””.
Segue il tema dell’energia: si vuole incentivare l’installazione di pannelli fotovoltaici e la trasformazione delle abitazioni in case passive. Anche a livello nazionale, sostiene il giovane candidato sindaco, ci si deve muovere nella stessa direzione: “Invece di costruire nuove infrastrutture, come ponti, autostrade o centrali nucleari, dando soldi alle banche e accumulando debiti, bisogna investire nelle energie rinnovabili e occupare le persone in un grande piano di riconversione energetica”. Continua sui premi edificatori lanciati da Berlusconi: “Vanno bene se tengono conto del risparmio energetico, ma prima di espanderci ulteriormente, consumando altro territorio, bisogna sistemare quella quantità enorme di luoghi, anche pubblici, abbandonati a se stessi”.
Il terzo tema è quello dei rifiuti: “Vogliamo andare verso la chiusura dell’inceneritore, creando occupazione e cambiando il modo in cui vengono prodotte le merci. C’è bisogno di una forte rivoluzione culturale” afferma l’aspirante primo cittadino.
La quarta stella rappresenta l’acqua che, secondo Favia, non può essere privatizzata: “È il bene comune per antonomasia. Se il Comune non è più in grado di gestirla, affidandola ai privati, qual è la funzione dell’amministrazione pubblica?”
L’ultimo punto è la mobilità, come ci viene spiegato: “Bisogna cercare di costruire infrastrutture intelligenti, non come il passante nord o la metropolitana, che costano cifre abnormi e non risolvono i problemi”. Inoltre, dovrebbe esistere un biglietto unico per i vari mezzi di trasporto: “Se vogliamo che il cittadino lasci a casa la macchina, deve avere un’alternativa valida e credibile”. E ancora: “Ci vogliono parcheggi scambiatori: non è possibile che i capolinea degli autobus finiscano nel nulla. Ma i parcheggi non possono essere in centro”. Infine, l’accusa ai principali avversari: “La vera partita che si sta giocando riguarda i due miliardi e mezzo di euro che si spartiranno nei prossimi cinque anni”.
L’unica candidata “sindaca”
Giuseppina Tedde, sarda trapiantata a Bologna dal 1976, da sempre militante nelle fila del Partito di rifondazione comunista, anche per il solo fatto di essere l’unica donna su 13 candidati sindaci, merita un po’ di attenzione. Ma, quando si dà un’occhiata al suo programma, sembra che essere donna non sia l’unico punto a suo favore.
Candidata con la lista Altra città-Lista civica di donne, la signora Tedde, sposata con un figlio sedicenne, presenta una serie di punti ambiziosi ma concreti, all’insegna della laicità dello stato (che oggi non è poco), dell’antifascismo (idem) e della pace. Ampio spazio all’ambiente, alla diffusione open source di internet, alla lotta contro ogni tipo di discriminazione.
Sì ambiente, no discriminazioni
La Tedde propone la riconversione verde di aree attualmente cementificate, soprattutto nel centro storico, l’installazione di impianti fotovoltaici e solari; è contraria alla privatizzazione dell’acqua. Sempre per quanto riguarda le proposte ecologiche, ci sono gli “acquisti verdi” nella pubblica amministrazione, quindi largo a cibo biologico in uffici e scuole, insieme a prodotti biodegradabili e carta riciclata; l’aumento delle piste ciclabili; la raccolta differenziata “porta a porta”. Mentre diversi candidati di destra premono per la chiusura immediata di Sirio, la Tedde annuncia di volerlo ampliare.
Molte le proposte presentate per contrastare la discriminazione di genere e la violenza sulle donne, che non è “una questione emergenziale”, come tutte le televisioni hanno tentato di farci credere fino a poco tempo fa. Perché la violenza è prima di tutto domestica, e quello che bisogna combattere è il “machismo” che l’Italia si trascina dietro come residuato di una società fortemente patriarcale. Si tratta perciò di un problema culturale che Altra città propone di combattere attraverso informazione, sostegno dei centri antiviolenza e cultura. E di sicuro non con ronde che hanno l’unico merito di instillare una paura non del tutto giustificata. Lo stesso vale per contrastare la “lesbo/omo/transfobia”: informazione, cultura e lotta al pregiudizio sono le uniche vie percorribili.
Più cultura, meno xenofobia
La cultura ha quindi una posizione centrale per Giuseppina Tedde, e impegnarsi nella sua valorizzazione significa investimenti nel mondo del teatro, del cinema, e in associazioni artistiche. Favorire l’apertura serale delle biblioteche è un modo per creare punti di incontro culturale, nel centro storico ma soprattutto nelle periferie.
In risposta all’immigrazione Altra città propone l’integrazione come unica soluzione possibile in un mondo globalizzato. E di nuovo il mezzo è la cultura: con scuole aperte tutti, sportelli per gli immigrati e la valorizzazione delle seconde generazioni, ponti tra la cultura di appartenenza e quella di permanenza.
Insomma le soluzioni per creare una città piacevole, vivibile, verde e multiculturale, un polo di richiamo e di integrazione, sono possibili e la Tedde, con la sua lista di sole donne, ne propone parecchie.
Un candidato… mancato
Giuseppe Fuggi, conosciuto come Beppe Maniglia, è l’emblema del sabato pomeriggio in Piazza Maggiore a Bologna. Con la sua moto-stereo e il suo look inconfondibile è diventato una delle immagini più folkloristiche della città. Anche lui ha tentato la scalata alla poltrona da sindaco proponendo misure quali l’abolizione di Sirio, Rita e della zona ztl, nonché l’eliminazione di tutti i semafori e corsie preferenziali.
Forte dei suoi 6.000 fan su Facebook, non aveva esitato a proporsi come primo cittadino. Nel suo video su Youtube aveva parlato dei punti del suo programma, che si trovano anche nel suo sito. Dal punto di vista tecnologico, Maniglia risultava uno dei pochissimi candidati a sfruttare tutte le potenzialità del web.
Tra le sue proposte, più o meno stravaganti, vi erano: la Città dell’anziano e la Città degli animali, la fine delle multe e anche dei lavavetri: “Basta togliere tutti i semafori e hai risolto il problema!”; ma, soprattutto, “il mare a Bologna”, con acqua e sabbia in Piazza Maggiore.
Alla domanda “sei di destra o di sinistra?”, rispondeva: “La destra è più individuale, quindi non sono sicuramente di sinistra”. Ma bastava guardare alla sua idea di come assegnare gli appartamenti del Comune: prima ai bolognesi, poi agli italiani, e di seguito, in ordine, a ricercatori universitari, senzatetto ed extracomunitari. La qual cosa ricorda la proposta di un capogruppo della Lega Nord di riservare i posti autobus ai milanesi.
Perché abbiamo usato il passato? Perché, purtroppo per lui, per problemi formali, Maniglia non è stato ammesso alla competizione elettorale.
L’immagine: Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio.
Luca Manni
(LM BO n. 3, 15 maggio 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 41, maggio 2009)