È venduto per pochi spiccioli. Rende la pelle dei consumatori squamosa come quella dei coccodrilli, fino al competo dissolvimento dei tessuti. È spacciato pure in Italia?
Dalle piaghe, alla cancrena, alla distruzione completa degli organi interni. Il krokodil è un miscuglio letale di codeina (un alcaloide contenuto nell’oppio e presente nei farmaci per la cura della tosse), benzina, detersivi, iodio e fosforo rosso, e collirio. Si prepara facilmente a casa sui fornelli, e uccide dopo due o tre anni dalla prima assunzione. Questa è la sostanza consumata per lo più da ragazzi in Russia, soprattutto in Siberia. I casi in Italia sono pochi, se non del tutto inesistenti, perché non sono mai accertati ritrovamenti, con le successive analisi.
A parlare per la prima volta in Italia dell’assunzione del krokodil da parte dei giovani russi sono stati i reportage di Vice nel 2011 e de Le iene nel 2013. Ma la grande opera di denuncia di questo fenomeno sociale è quella scritta dalla giornalista russa Marina Achmedova nel 2012, intitolata, per l’appunto, Krokodil. A essere descritta è la storia di giovani vite nell’abbandono e nel degrado delle periferie russe, dove prolifera la vendita e il consumo dell’eroina, proveniente dall’Afghanistan. Quando il denaro per l’eroina finisce, i giovani, sebbene consapevoli dell’effetto disastroso che avrà sul proprio corpo, ricorrono al krokodil. Cos’è che spinge questi ragazzi, molti dei quali non arrivano nemmeno ai vent’anni, a rovinare completamente la loro esistenza? Di sicuro la completa assenza di prospettive in un luogo in cui si è completamenti abbandonati a sé stessi da uno Stato-padrone che è, ed è sempre stato, tanto, troppo lontano. E, dopo il crollo dell’Urss, poco attento alle esigenze dei suoi cittadini. Insensibile di fronte alla perdita di direzione e di ideali dei russi. Impegnato solo nel mostrare al mondo l’immagine forte e invincibile di una potenza come la Russia putiniana.
Cos’è davvero questa sostanza? Se si cerca il suo nome su Internet appare immediatamente la voce “desomorfina”. Ma non c’è piena corrispondenza tra le due: il krokodil è un mix orrendo creato dai tossicodipendenti per sopperire alla mancanza dell’eroina, la desomorfina non è altro che il suo il principio attivo, un oppioide derivato dalla morfina. Anche se più tossico. Sintetizzata nel 1932 in Svizzera, la desomorfina è stata utilizzata fino al 1982 come analgesico poiché non ha gli stessi effetti collaterali della morfina.
Ma vediamo i casi di krokodil, o della presunta krokodil, in Italia. Se ne parlò a Padova nel 2014 dopo la scoperta di un carico di mezzo chilo di sostanze stupefacenti (ma era in realtà la cosiddetta “droga del cannibale”, anche nota come “sali da bagno”) e nel 2016, quando morì un operaio barese, e si pensò al krokodil a causa di alcune macchie sospette sulla pelle. Caso mediatico, poi subito dimenticato. Continui allarmi, poi, provenienti dalle zone di spaccio a Milano, testimoniati da un’inchiesta del Corriere della Sera. Stando all’articolo, sarebbe possibile ormai acquistare il krokodil anche nelle zone di spaccio attorno alla stazione di Milano Rogoredo. E, a testimonianza di ciò, ci sarebbero le ferite riscontrate sulla pelle di alcuni tossicodipendenti della zona. Ma queste non bastano, affermano gli esperti, poiché potrebbero essere causate anche da altre sostanze. Non c’è stato per ora alcun ritrovamento, certificato da analisi di esperti, di krokodil. Soltanto ipotesi, dunque, il suo presunto arrivo nel nostro territorio, ma nessuna certezza. Anche perché la codeina pura non è di così facile reperibilità in Italia.
Questa sostanza tossica, terribile e fai-da-te appare, dunque, al momento, un fenomeno tutto russo. L’ultima soluzione per tossicodipendenti arrivati al limite, in un paesaggio innevato, vuoto e desolato. Mentre fino a pochi anni fa se ne parlava continuamente, ora sembra quasi che tutti se ne siano un po’ dimenticati. L’importante è che se ne stia lì, insomma. Invece, del krokodil, così come di qualunque altra sostanza stupefacente, si dovrebbe parlare, sfatando falsi miti e non alimentando sensazionalismi. Allo scopo di fare prevenzione, per mostrare come la droga possa condurre l’essere umano a perdere ogni forma di controllo sulla propria esistenza. Per capire che, anche se la Russia è lontana, e la Siberia lo è ancor di più, il baratro in cui la vita di un uomo può precipitare è sempre della stessa profondità.
Ilaria Izzi
(LucidaMente, anno XIII, n. 151, luglio 2018)