Una provocazione femminile contro la corruzione della politica e a favore di una maggiore conciliazione tra vita familiare e lavorativa: “Nel paese delle donne” (Feltrinelli) di Gioconda Belli
Che cosa accadrebbe se un paese fosse governato da una ginocrazia? E se, a causa della diminuzione del testosterone, gli uomini non fossero in grado di reagire alla loro espulsione dalle cariche governative? Dopo i successi di La donna abitata e Il paese sotto la pelle, esce il settimo romanzo di Gioconda Belli, Nel paese delle donne (Feltrinelli, Collana I narratori, pp. 264, € 17,00), una satira politica ironica, pungente e totalmente femminista.
A Faguas, paese immaginario dell’America Latina, il vulcano Mitre erutta, abbassando il livello di testosterone maschile. Nel frattempo un gruppo di cinque donne, professioniste di successo, decide di fondare il Pie, Partido de la izquierda erotica (Partito della sinistra erotica). Il loro simbolo: la sagoma di un piede con le unghie dipinte di rosso, a significare anche il cammino da percorrere (d’altro canto pie significa piede in spagnolo). Hanno deciso di lavare il paese, di ripulirlo dalla corruzione e depravazione dilagante a partire dalla casa. Ecco l’idea del Pie nella mente delle fondatrici: «[…] Un partito che dà al suo paese ciò che una madre dà a un figlio, che se ne prende cura come una donna si prende cura della sua casa; un partito ‘materno’ che brandisca le qualità femminili denigrate dagli uomini come doti necessarie per farsi carico di una patria maltrattata come la nostra. Invece di dimostrare che siamo tanto ‘uomini’ come qualunque maschio e pertanto capaci di governare, dovremo enfatizzare le caratteristiche femminili, quelle che normalmente le donne che aspirano al potere nascondono come fossero difetti: sensibilità, emotività».
Quando, inaspettatamente, le candidate del Pie vincono le elezioni, decidono di licenziare da tutte le cariche governative gli uomini, che dovranno occuparsi della propria abitazione, della crescita dei figli e della vita comunitaria, mentre le loro donne, valorizzando le proprie competenze troveranno un’occupazione o verranno reintegrate al posto dei mariti. Secondo il Pie, l’assenza di uomini, la loro espulsione dagli incarichi pubblici, per quanto la situazione sia artificiale e di breve durata, è una condizione necessaria affinché le donne possano conoscere finalmente se stesse e quindi non farsi più sminuire dai maschi. Questi, d’altro canto, superato il momento di spaesamento iniziale, ritrovano la gioia di stare con i propri figli, di occuparsi della casa anche attraverso la divertente trovata di un Grande fratello in cui a vincere è il migliore casalingo.
Diversi i provvedimenti rivoluzionari che il governo propone. Dall’insegnamento della materia “Cure materne” sia ai maschi sia alle femmine, all’opportunità per i bambini fino ai 12 anni di imparare a leggere e scrivere, dopodiché possono scegliere la materia che più aggrada loro, un metodo di autoapprendimento innovativo. Poi la creazione del Ministero delle Libertà incondizionate che promuove la parità tra i sessi. La ministra della Difesa avanza la richiesta di esporre gli stupratori sulla pubblica piazza, dove la popolazione potrà anche avvicinarsi e sputare in faccia ai condannati. Inoltre vengono tatuati in fronte con una “S”, simbolo della vergogna per la propria colpa. Infine, attraverso il concorso “Quartiere pulito”, i vincitori si aggiudicano una fornitura di luce e acqua per tre mesi.
A guidare il governo è la sensuale e tenace giornalista Viviana Sansón. Durante un comizio viene colpita da un proiettile e rimane in coma diversi mesi. Viene quindi catapultata in una sorta di limbo, un magazzino “senza apparente via d’uscita”, nel quale rinviene tutti gli oggetti perduti nel corso della propria vita. Grazie a ciascuno di essi si dipana il romanzo, attraverso l’evocazione di un ricordo o una persona cara toccando l’oggetto stesso.
Curioso il personaggio di Josè de la Aritmetica, venditore ambulante di granite, attento osservatore della società e dei propri concittadini, il primo a soccorrere Viviana dopo l’attentato. Di lui si avvale la ministra della Difesa per scoprire il colpevole dell’attentato alla presidentessa. I suoi consigli saranno utili al governo non solo per scovare i mandanti, ma anche per riflettere sui propri errori politici e rimediarvi.
Con la sua solita ironia, siglata anche dal motto “Benedico il mio sesso”, la Belli scuote il lettore, lo provoca, affinché possa immaginarsi un governo di sole donne e magari possa rivalutare e sovvertire la propria quotidianità. Durante la Rivoluzione sandinista, l’autrice è stata fondatrice insieme ad altre amiche e future colleghe del Partido de la izquierda erotica. Ottennero vari incarichi all’interno del governo e studiarono delle strategie per promuovere i diritti delle donne in ogni campo d’azione.
Un romanzo ben riuscito, nonostante la tematica inflazionata, che ha permesso all’autrice di essere stata la prima donna ad aggiudicarsi il Premio Hispanoamericano de Novela “La otra orilla” nel 2010, con la seguente motivazione: «Per l’umorismo della sua satira politica, la rimarchevole inventiva nella trama e l’abilità dell’autrice nel mantenere la tensione narrativa raccontando la storia da molteplici punti di vista senza perdere di vista la semplicità. Nel panorama del romanzo politico sudamericano, ampiamente dominato da figure maschili, questo romanzo è una spassosa e inaspettata provocazione».
L’immagine: la copertina del libro di Gioconda Belli.
Francesca Gavio
(LucidaMente, anno VI, n. 69, settembre 2011)