Marco Politi (il Fatto Quotidiano): Rifare un partito cattolico in Italia. L’obiettivo del Vaticano è senza infingimenti e sempre più insistente
Alle ore 16 del 14 luglio 2011, nella sede della Confcooperative di Roma, l’esponente di Curia, monsignor Toso, demolisce un caposaldo della dottrina conciliare: il pluralismo dei cattolici. Bisogna superare, afferma il segretario del Consiglio pontificio Giustizia e Pace davanti a rappresentanti dell’associazionismo bianco e a un nucleo di politici cattolici multipartisan (Pisanu, Gasbarra, Fioroni, Binetti, Pezzotta, Buttiglione, Cesa), l’ideologia della diaspora. Niente impedisce, spiega il responsabile vaticano, che i cattolici italiani, valutate le condizioni storiche e le poste in gioco, possano decidere di creare un partito di ispirazione cristiana.
Potrebbe essere un qualsiasi seminario teorico, infatti è organizzato dalla rivista La Società che si occupa di dottrina sociale della Chiesa, ma non lo è.
A dieci giorni di distanza dalla riunione a porte chiuse con le stesse rappresentanze, dove si discusse del dopo-Berlusconi e della sorte del Pdl con la segreteria Alfano, il segretario del Consiglio Giustizia e Pace torna sul tema in un convegno pubblico. Per chi conosce i riti vaticani e la prudenza del personale di Curia nel prendere la parola in pubblico, una simile insistita esposizione è un segnale plateale. Il Vaticano vuole occuparsi direttamente dell’organizzazione politica del cattolicesimo italiano in vista della Terza Repubblica. Patrono dell’operazione è il cardinale Bertone.
Ascoltando Toso nell’imbarazzante (e forse voluta) assenza della Conferenza episcopale italiana, sembra di tornare indietro di sessant’anni. C’è una gerarchia vaticana che intende prendere per mano i fedeli e inquadrarli politicamente. Colpisce il tono assertivo. Siamo qui per parlare di una nuova generazione di politici cattolici, spiega Toso. Serve, aggiunge, una maternità ecclesiale per questo progetto. Una nuova generazione di presbiteri e guide spirituali che sappiano accompagnare e dialogare con gli amministratori e i rappresentanti presso i parlamenti nazionali e sovranazionali.
È l’evocazione di un tutoraggio ecclesiastico ai cattolici in politica, di cui dopo il Concilio non si era più sentito parlare. Toso auspica che in un prossimo futuro vescovi, politici, economisti, giuristi assieme a rappresentanti di movimenti e associazioni della società civile diano vita ad un movimento di riflessione e di azione. Si accenna anche al livello europeo, ma è solo una spruzzatina di lime nel cocktail: l’obiettivo è l’Italia.
Il richiamo alle associazioni è brusco. Stop a meschini contrasti. D’altronde, e qui si rivela la fretta dell’operazione politica vaticana, non occorre mobilitare tutto il mondo cattolico. Basta una minoranza salda.
L’attacco ai principi e alla prassi del pluralismo cattolico è senza veli. L’uomo della Curia chiede il superamento sia dell’ideologia della diaspora sia del convincimento velleitario che in campo sociale sia sufficiente l’unione morale degli intenti senza una qualche unione morale esterna, concretizzantesi in alleanze trasversali o in partiti di ispirazione cristiana. Ogni termine è centellinato.
Decretare che dopo il Concilio sia improponibile la nascita di partiti di ispirazione cristiana, scandisce Toso, sarebbe condannare il laicato cattolico a una minorità politica, a partecipare soltanto ai partiti che fondano gli altri, come se fossero cittadini di serie B incapaci di fondarne uno loro.
Tutto scritto nero su bianco, relazione distribuita ai giornalisti. Un rovesciamento totale della prospettiva conciliare per cui non è la Chiesa a spiegare come devono agire i cattolici in politica, ma sono i fedeli ad assumersi la responsabilità delle loro scelte. Toso, peraltro, cita anche lui l’autonomia dei politici cattolici, ma dopo avere indicato ex cathedra già la prospettiva.
Aleggia per la sala un effetto di straniamento. Riportare nell’Italia della seconda decade del terzo millennio la prospettiva di leaderismo politico ecclesiastico alla Pio XII, di una neo-Dc comunque travestita, di un collateralismo dell’associazionismo cattolico da anni Cinquanta, ha il sapore di un film irreale.
Ma non c’è dubbio che questo è ciò che hanno in testa in Vaticano e che a una specie di sezione italiana del Partito popolare europeo in qualche modo si arriverà. Invano il secondo relatore, lo storico Ernesto Preziosi, ricorda che i deputati cattolici non sono eletti dalla Chiesa e i fedeli oggi votano da italiani e non da cattolici. Toso, lasciando la riunione, ribadisce ai giornalisti: «La nascita di un partito cattolico o di un partito di ispirazione cristiana, non è una ipotesi da escludere, analizzando l’attuale situazione politica».
(Marco Politi, Il partito vaticano dei cattolici, ne il Fatto Quotidiano, venerdì 15 luglio 2011)
Cristiani per servire
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Il Presidente
Possibili elezioni politiche anticipate ?
Potrebbe essere una delle possibili ipotesi ventilate con molta, troppa frequenza !
Quello che potrebbe avvenire, con lo scioglimento del Parlamento, la sospensione di ogni attività legislativa, dando origine ad una rincorsa al potere da parte di nuovi Movimenti, Formazioni e Partiti Politici, stante i molti simboli già presentati al Viminale nelle ultime elezioni amministrative 2014, in aperta simbiosi di quanto diceva il Presidente Andreotti “ il potere logora chi non ce l’ha” !), quando un sano bipolarismo si rende necessario per garantire una solida governabilità, in assoluto rispetto democratico .
Non è fare politica, ( siamo molto lontani, comunque ne possiamo commentare per dovere etico e responsabili nella n/s qualità di cittadini !), ma constatazione del fatto incontrovertibile che fin’oggi l’Italia necessita di una Politica incarnata in soli due grandi schieramenti politici, che potrebbero originare un Governo stabile e quando la governabilità diventa “impossibile”, si deve avere la possibilità con leggi elettorali civili di ricorrere all’altro schieramento, come vige in quasi tutte le democrazie!
La consistenza politica di oggi 2014, funziona in modi assai diversi secondo il numero e la distanza ideologica dei Partiti che in un regime democratico influenzano profondamente nella vita delle Istituzioni e dove risultano leggi elettorali ispirate ad un proporzionalismo che ha pochi riscontri nei Paesi democratici con un numero di abitanti simili al nostro.
Questo spiega perché mentre la prima parte della n/s Costituzione è valutata positivamente da tutte le componenti politico-sociali del n/s sistema, invece la seconda parte è soggetta a critiche e proposte di modifica ( abolizione del Senato, nuovi criteri per l’elezione del Capo dello Stato, mutazione delle leggi elettorali ).
Immettendo nell’arena politica nuovi Partiti, Movimenti, Espressioni Politiche, è da ben 66 anni ( dal 1 gennaio 1948) che abbiamo avuto ogni sorta di Partiti che hanno dato, più o meno, una non efficiente governabilità della n/s organizzazione costituzionale, riducendo la possibilità dell’intervento dei cittadini nelle elezioni politiche- amministrative e trasformando sempre più da voti di investitura in voti di indirizzo. Non si può con un dito oscurare il sole, vale dire non si può andare avanti con il sistema usato fin oggi. Occorre, direi necessaria, una nuova legge elettorale che non è stata possibile adottare da svariati anni !
Non bisogna dimenticare che altissimo è stato il contributo offerto sul piano culturale e giuridico dai cattolici per una corretta definizione dei rapporti sociali dopo la guerra 1940/1945 in un atto, la Costituzione, di pacificazione dettato dall’esigenza di non introdurre motivi di conflittualità nel difficile momento della ricostruzione, ma si può e si deve riformare, oggi agosto 2014 una parte della Costituzione .
Ora in un momento dominato dalla sfiducia, criticità, incertezza, dove i toni della politica e della socialità si fanno sempre più aspri e privi di valori morali, onesti, autentici, chiari, dove si è chiuso un “ciclo politico” che ha portato ridotti traguardi significativi, si apre un “ nuovo scenario ”,( non quello simile al camaleonte adottato anche con la scusa di essere cristiani ), che tende ad avere i colori diversi a secondo delle condizioni che si trova nel Paese, è anche compito dei cattolici, quali cittadini, di difendere i valori morali non negoziabili per ridare alle necessità della gente quella sovranità, ordinamento originario, che appartiene al popolo onde rimuovere i vari problemi fin’oggi totalmente trascurati ( art.1° Costituzione).
Il nostro Paese è “preso” nella litigiosità politica con scambi di accuse senza minimamente curarsi se emergenze, divergenze od esigenze sociali siano degne di essere ritenute tali e vergognosamente lasciate nell’angolo più buio del buon senso del “ Palazzo ”.
La modernità, come diceva un mio amico, ha inserito nella vita di ciascuno di noi tempi molto veloci e frettolosi, una “circolazione culturale e sociale” vorace, intensa, nervosa che si svolge in agitazione nelle n/s città e nei n/s paesi, dove troviamo giovani troppo nervosi, depressi, scontenti, senza lavoro, dove ora anche adolescenti uccidono o vengono uccisi per un nonnulla, dove insistono anziani incompresi ed abbandonati, dove l’omicidio o il suicidio in famiglia è “moda” imperante, dove neonati vengono lasciati sulle strade o nei cassonetti della spazzatura, dove nuclei familiari sono comunque in continua agitazione, dove gli stupri sono molto ricorrenti, dove la immoralità è diffusa, dove vivono corrotti, corruttori e corruzioni .
Questo è, purtroppo, il mondo che in parte riscontriamo quotidianamente, mentre “fuori le mura domestiche ed a vplte anche dentro”, impera consumismo, edonismo, materialismo, erotismo sfrenato e relativismo veramente abominevole e troppo effimero.
La democrazia, governo di popolo, è tale quando svolge le sue funzioni, quando vengono eliminate quelle reali disparità che rendono efficiente il diritto positivo,”fuori” da quelle esteriorità, da quel “mondo”, in parole povere in libertà e non in libertinaggio !
Il mondo civile, della sofferenza e quello cattolico è tra due fuochi ! Bisogna finirla con questi atteggiamenti ! E’ necessario, opportuno, augurabile uscirne fuori !
Con le parole del Santo Giovanni Paolo II° :” Andiamo avanti con speranza !”
Previte
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