Italia, migrazione, benessere economico, nuovo assetto sociale, politica, innovazioni tecnologiche, tratteggiano l’ultimo libro di Maurizio Pallante, I trent’anni che sconvolsero il mondo (Edizioni Pendragon, pp. 224, euro 14,00). La storia è ambientata a Torino, con una narrazione straordinariamente originale, arricchita da singolari episodi di vita, autentica descrizione dell’Italia anni Cinquanta, momento decisamente memorabile per l’economia del Paese, sicura affermazione del tessuto nazionale dove il preponderante avvento dei televisori, dei frigoriferi e delle lavatrici si trasforma in una vera occasione di benessere sociale, ben supportata da investimenti finanziari.
La persistente ascesa delle nuove tecnologie sconvolge il quotidiano di una famiglia, cambia radicalmente le abitudini degli individui, a piccoli passi aumenta l’importanza attribuita a questi mutamenti nella perenne consapevolezza di trasformare una simile “rivoluzione” in un reale benessere sociale, pronto a stravolgere la vita degli italiani, senza immaginare minimamente le possibili conseguenze derivanti dalle nuove abitudini della vita. La straordinaria forza del popolo italiano degli anni Cinquanta fu quella di raggiungere il traguardo della prosperità, indicativo momento di grande espansione per la nazione, mettendo completamente in secondo piano le inesorabili conseguenze che avrebbero procurato alla società.
Non fu certamente colpa solo dell’Italia: i cambiamenti interessarono tutto il mondo, ma il ceto politico del Belpaese, come viene raccontato dall’autore, ha una straordinaria peculiarità, quella di vivere in modo ossessivo il presente, con un attento esame dell’aspetto positivo della medaglia, tralasciando completamente l’altra parte, quella esclusivamente negativa. E’ totalmente assente una scrupolosa analisi degli stravolgimenti messi in campo dalle innovazioni, accolte solo per migliorare il presente, trascurando le ineluttabili variabili negative proiettate sul futuro. Tutto ciò dipende dalla superficialità, da una completa mancanza di programmazione del ceto dirigente, auspicabile per prevenire seri problemi alla qualità della vita, all’ambiente e alla società.
Nel volume è accuratamente evidenziato questo rilevante cambiamento sociale, attraverso una trama in cui le invenzioni della fantasia sono bene inserite nel contesto reale sul quale si muovono, mentre le descrizioni della realtà sono trasportate in una dimensione fantastica. Perché i fatti restano sempre incompatibili con le dinamiche del periodo storico in cui si svolgono: una famiglia meridionale, alla metà degli anni Cinquanta, arriva a Torino, ricca di speranze, fermamente convinta che il trasferimento da una regione a un’altra possa contribuire a risolvere i problemi quotidiani. La storia s’intreccia a quella di tanti personaggi, protagonisti di un periodo che ha arrecato profondi mutamenti nello stile di vita. L’attenta analisi dell’autore capovolge la valutazione sulle grandi trasformazioni di quel trentennio sicuramente glorioso per il Belpaese, con la speranza, neanche tanto implicita, che nel futuro possa andare diversamente.
L’immagine: la copertina del libro di Maurizio Pallante.
Francesco Fravolini
(LM MAGAZINE n. 16, 15 aprile 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 64, aprile 2011)
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