Da pochi giorni si proietta nei cinema il nuovo film di Mario Martone: presentato al Festival di Venezia, reinterpreta con brio e modernità il capolavoro di Eduardo
Che aspetto avrebbe una commedia di Eduardo De Filippo, se il grande drammaturgo partenopeo fosse vissuto ai giorni nostri? Ne dà una risposta il regista Mario Martone con Il sindaco del rione Sanità, adattamento dell’omonimo testo teatrale del 1960. Presentato alla 76ª Mostra del cinema di Venezia, il film è disponibile nelle sale italiane dal 30 settembre 2019.
Martone, forte di un soggetto di partenza artisticamente rilevante, tenta di raccontare la mafia con originalità e invenzione. La trama originale di De Filippo ruota attorno a don Antonio Barracano, capofamiglia camorrista influente e carismatico. Dalla propria abitazione sui colli di Napoli, egli elargisce favori e crea reti di sottomissione e fedeltà. Più simile a uno sceriffo che a un criminale, don Antonio esercita il proprio potere affinché la violenza non degeneri in anarchia. Pessimista rispetto alla natura dell’uomo, il boss si comporta come il padre di una grande famiglia attraversata da conflitti. Sarà proprio un diverbio parentale a indurre in don Antonio delle scelte drastiche perché il suo operato non si vanifichi. La sceneggiatura, di Martone e Ippolita di Majo, segue fedelmente tale vicenda fino al finale, inaspettatamente mutato rispetto alla pièce.
L’innovazione principale è però l’ambientazione contemporanea. Napoli è una città dove si incrociano presente e passato, sembra volerci dire il regista. Così il personaggio di don Antonio, interpretato dall’ottimo Francesco Di Leva, acquista sfumature del tutto inedite. Alla prosopopea linguistica e all’attitudine da filosofo del popolo, tipicamente partenopee, si accostano così abiti sportivi, slang aggiornato e situazioni da film pulp. L’impianto teatrale originale, lungi dal rendere statica la narrazione, conferisce brio e vivacità ai dialoghi.
Il ricorso al dialetto rende coloriti gli scambi di battute e accurata la ricostruzione ambientale. Il sindaco del rione Sanità, prima ancora che un racconto di mafia, è uno studio sulla natura umana e le sue dinamiche di interrelazione. Se il merito va innanzitutto all’universalità della scrittura di Eduardo, è altrettanto lodevole l’operazione di Martone. La mafia è un tema per il quale, soprattutto all’estero, la produzione audiovisiva italiana si è resa da sempre nota: è peraltro recente la candidatura agli Oscar del più tradizionale Il traditore di Marco Bellocchio, sulla vita di Tommaso Buscetta. Martone ricicla gli stilemi del genere, tentando una nuova via. Forse più controversa, perché non presenta gli intenti di denuncia tipici del cinema civile. Sicuramente, più filosofica e umanistica: il cinema e il teatro, dopotutto, non sono forse arti che, prendendo le mosse dal particolare attuale, tendono a insegnamenti senza tempo né limiti?
Le immagini: la locandina e un fotogramma del film (fonti: Wikipedia e Cinematographe.it).
Michele Piatti
(LucidaMente, anno XIV, n. 166, ottobre 2019)