Il mancato raggiungimento del quorum nel referendum del 17 aprile è un altro segnale negativo del disinteresse per la politica di tanti elettori italiani. Avanza il piano Gelli?
La maggioranza degli elettori italiani è ormai pericolosamente indifferente ai temi della politica, anche quando essi riguardano questioni prioritarie come l’ambiente e la salute. Il mancato raggiungimento del quorum nel referendum sulle trivellazioni entro le 12 miglia marine (vedi Un “Sì” in difesa del mare) ne rappresenta un’ulteriore prova.
Matteo Renzi, avendo invitato gli italiani a starsene a casa o a recarsi al mare, si è subito appropriato della “vittoria” e ha schernito i sostenitori del referendum, coadiuvato dall’immancabile coro di adulatori. Il presidente del Consiglio ha asserito che l’astensionismo abbia rappresentato un’esplicita approvazione da parte degli elettori della politica del governo, in verità sempre più prona agli interessi delle lobby petrolifere, come peraltro ha testimoniato il recente scandalo che ha coinvolto l’Eni in Basilicata. Il governo esce momentaneamente rafforzato dal non voto del 17 aprile, ma il leader del Partito democratico – prima di cantare vittoria – dovrà attendere l’esito delle elezioni amministrative di giugno e, soprattutto, del referendum costituzionale di ottobre, l’esito del quale non è per nulla scontato.Tornando alla consultazione del 17 aprile, a differenza del voto referendario del 2011, quando il quorum si raggiunse, è mancata in molti elettori la spinta emotiva prodotta dall’incidente nucleare di Fukushima e l’interesse immediato per la gestione dei servizi idrici.
È subentrata, inoltre, la sfiducia nel valore dell’istituto referendario, visto com’è stata disattesa dai governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi l’indicazione fornita dalla maggioranza dei cittadini, che nel 2011 si erano opposti alla privatizzazione degli acquedotti. Ricordiamo, infine, che cinque anni fa si votò in due giorni, in concomitanza col secondo turno delle elezioni amministrative in Sicilia, mentre l’attuale governo si è ben guardato dall’accorpare il referendum sulle trivellazioni con le elezioni comunali di Milano, Napoli e Roma.
L’esito del referendum del 17 aprile costituisce un altro pericoloso segnale della disaffezione di massa per la politica, già manifestatasi alle elezioni europee del 2014, quando solo il 58,68% degli aventi diritto al voto si è recato alle urne. Chi non va a votare vuole esprimere il proprio malcontento nei confronti della classe dirigente. In realtà, al di là del suo valore puramente simbolico, l’astensionismo non danneggia per niente chi detiene potere, anzi spesso ne legittima le pretese antidemocratiche (vedi, ad esempio, la recente riforma del senato: 95 senatori saranno scelti dalle Regioni e 5 dal presidente della Repubblica). La transizione dalla Seconda alla Terza Repubblica ha assunto connotati sempre più autoritari, che ricordano nella sostanza – e in parte anche nella forma – quanto previsto dal Piano di rinascita democratica a suo tempo elaborato da Licio Gelli, maestro venerabile della loggia massonica segreta Propaganda 2 [vedi Marco Travaglio (a cura di), Licio Gelli e il piano di rinascita: le cose fatte, le cose da fare, in www.ilfattoquotidiano.it].
L’unico dato confortante del referendum del 17 aprile è rappresentato da quel 32% di italiani che, non essendo ancora rassegnati al tramonto della democrazia, si sono recati alle urne. Da aprile è in corso una nuova raccolta di firme per indire altri referendum abrogativi – concernenti la riforma della scuola, gli inceneritori, le trivellazioni degli idrocarburi, la legge elettorale e il Jobs Act – ai quali si sono aggiunte una petizione popolare in favore dell’acqua pubblica e due leggi di iniziativa popolare sul diritto allo studio e la tutela dei lavoratori (vedi Donatella Coccoli, Primavera dei referendum, Italicum, scuola, Jobs act e ambiente. Caccia alle firme, in www.left.it).
Le immagini: il Centro oli dell’Eni di Viggiano, in Basilicata (fonte: http://www.globalist.it); foto di Licio Gelli.
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno XI, n. 124, aprile 2016)