In uscita il 2 dicembre il disco della cantante e compositrice d’origine andalusa residente a Bologna: “Roca Básica” (Liquido Records)
Le rocce magmatiche (dette anche eruttive o ignee) sono quelle che si solidificano appunto dai magmi vulcanici. Tra queste – e non molti lo sapranno – si distinguono, per il loro contenuto di silice tra il 45% e il 52%, le rocce basiche, come i gabbri, molto scuri, o i basalti, durissimi, anch’essi dal colore scuro o verde.
È soprattutto questo tipo di rocce a formare la terra dell’Andalusia. Non abbiamo inteso farvi una lezioncina di geologia o geografia, ma semplicemente spiegarvi perché il disco di Rocío Rico Romero, cantante e compositrice nata a Huelva in Andalusia, tra Oceano Atlantico e Portogallo, e residente a Bologna, si intitoli appunto Roca Básica (in uscita il 2 dicembre 2014 per Liquido Records). Un richiamo al fuoco, alla terra, alle viscere e alla visceralità. Che è come dire una delle caratteristiche della straordinaria voce dell’artista, la quale, peraltro, ha ampliato le proprie radici andaluse e quindi flamenche e latine attraverso un lungo e personale percorso di formazione lirica. Dagli insegnamenti del lama tibetano Geshè Norsang, capo cantore del monastero indiano di Gaden, a Igor Koshkendey, esperto in canto khoomei (il canto difonico mongolico).
Tali arricchimenti vocali e culturali si avvertono nel disco, dotandolo di peculiarità sorprendenti e insolite, con uno straordinario effetto di straniamento per il fruitore. Sono gli esiti di una voce affascinante, unica, calda e cristallina al tempo stesso, seducente e scontrosa, talvolta ipnotica come un mantra, che pervade tutti i nove brani del disco, accompagnata da raffinatissimi arrangiamenti, coi quali la cantante si intreccia alla perfezione. Nascono così atmosfere sospese, rarefatte, dilatate, fino a divenire metafisiche.
La Rico Romero alterna coniugazioni più “facili” e orecchiabili (Soplo de nube) ad “arie” raffinatissime e “aristocratiche” (Por el parque dela Luna), grazie alle quali la vocalità si indirizza verso diramazioni inaspettate. Si senta, come esempio di uno sperimentalismo splendido e avvolgente, proprio il brano Andalucía, il più bello, l’unico senza parole, col solo uso della voce, modulata in modo impressionante e toccante. Un vortice vocale che rapisce l’ascoltatore, proiettandolo all’interno di magiche dimensioni arcane, ancestrali, esoteriche (Isabel; clicca qui). Nelle varie tracce del disco si alternano grandiosità quasi sovrumane a intimismi, solitudini esistenziali a insicurezze quotidiane (Sono fragile). Un’umanità e una sensibilità femminile, direbbe Charles Baudelaire (Corrispondenze), dotata di «un’unità profonda e buia / vasta come le tenebre o la luce». E, visto che Roca Básica esce in dicembre, quale miglior regalo di Natale?
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno IX, n. 108, dicembre 2014)
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