Qualche breve considerazione sulla manovra finanziaria approvata dal governo, che dovrebbe mettere a posto i conti pubblici italiani, facendo risparmiare circa 50 miliardi di euro tra il 2011 e il 2014: il raddoppio delle accise sul petrolio ha già fatto schizzare in alto il prezzo della benzina, alimentando l’inflazione; il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori ai 1.428 euro lordi mensili, che dovrebbe portare nelle casse dello Stato 4 miliardi e mezzo di euro nel prossimo biennio, comporterà la riduzione annua delle pensioni da un minimo di 8 euro a un massimo di 150; i tagli alla sanità pubblica, stimati in circa 70 milioni di euro, comporteranno inevitabilmente l’introduzione o l’aumento dei ticket sanitari su visite specialistiche e farmaci da parte delle regioni; il blocco dei contratti del pubblico impiego e il conseguente rinvio degli aumenti stipendiali penalizzerà ulteriormente i già tartassati dipendenti pubblici; l’aumento dell’imposta di bollo sul deposito di Bot, Btp e Cct, passata da 34,20 euro annui a 120, colpirà soprattutto i piccoli risparmiatori. Irrisorie le misure per contenere gli sprechi: rimangono inalterate le province; si prevedono decurtazioni ai rimborsi elettorali (7,6 milioni di euro circa), ma soltanto a partire dal 2013; si rimanda alla prossima legislatura la riduzione degli stipendi dei parlamentari; si prevedono 11 miliardi di tagli ai ministeri, però solo dal 2013 si attueranno le misure più pesanti. La riforma delle aliquote Irpef, invece, è stata rimandata a data da destinarsi. Insomma, in Italia a pagare sono sempre “i soliti fessi”…
(g.l.)