Polemica «lettera al sindacato che oggi non era con me» di una docente: le prove Invalsi e la tragedia sociale
Lettera al sindacato che oggi non era con me. Scrivo questa lettera alla Cgil, dopo aver letto alcuni suoi interventi su facebook e il comunicato stampa riguardante la sua contrarietà al sistema nazionale di valutazione Invalsi, giunto per posta elettronica, ieri 15 maggio, ma datato 16 maggio, comunicato tardivo e, a mio avviso, fuori luogo.
Da parte mia rimprovero alla Cgil, grande sindacato di riferimento per tutti i lavoratori, di non essere stata oggi al nostro fianco. Iscritti e non iscritti avevano pregato le segreterie provinciali per adoperarsi in questo senso. La Cgil avrebbe dovuto essere al nostro fianco ieri, quando con imbarazzanti pressioni, nelle nostre scuole abbiamo dovuto chiedere che venisse dettata la comunicazione dello sciopero a studenti e famiglie; oggi a boicottare, per mille ragioni, le prove Invalsi; domani a denunciare le numerosissime irregolarità verificatesi nelle scuole, che hanno rischiato di vanificare tanti mesi di lotta e sono andate a ledere il diritto di sciopero, che, se ben ricordo, va di pari passo con la libertà di opinione e di pensiero, i valori più alti. Non c’eravate ieri, non ci siete oggi, non ci sarete domani. Se il vostro giudizio sul sistema di valutazione nazionale è fortemente critico, oggi avreste dovuto impedire che venisse applicato. E avreste potuto farlo.
La Flc sarà in piazza sabato con grandi personaggi? Bene! Ma dovevate andarci prima, in piazza, con persone che tutti noi stimiamo, prima che si costituisse questo che voi chiamate “governo” e che “governo” non è. Dovevate coinvolgere gli organi di comunicazione e urlare il vostro pensiero, contro la vergogna alla quale abbiamo assistito. Gli italiani amano la gente che sbraita nelle piazze? Sbraitate anche voi. E in piazza, ripeto, con Stefano Rodotà, dovevate andarci prima. Ora è troppo tardi. Non avete poi bisogno di ricordarci che a Bologna si terrà un grande referendum per la scuola pubblica. Ci mancherebbe altro che non vi schieraste a suo appoggio! Ma io ricordo a voi che tale referendum non sarebbe mai stato possibile senza il coinvolgimento della gente comune. È lei la protagonista di questa grande iniziativa!
Voi dite che prima di avviare lo scontro è necessario un dialogo con il nuovo governo e ci ricordate tutta una serie di preoccupazioni che non avete nessun bisogno di ricordarci. Le abbiamo presenti, ogni giorno, dalla mattina alla sera e a volte anche di notte, quando non riusciamo a dormire perché i nostri famigliari hanno perso il lavoro o i nostri figli vengono costantemente umiliati dalla finte partite Iva, sulle quali vige un silenzio assordante. Ci fornite informazioni, dati, statistiche, di cui non abbiamo bisogno: nelle nostre singole case, ogni giorno, ne viviamo la realtà, che ci coinvolge. E leggiamo, sui quotidiani, gli atti di disperazione che ne sono immediata conseguenza, e che sono causati dallo sfruttamento continuo e costante cui siamo sottoposti dal malgoverno e dalla malafinanza.
Non avete bisogno di ricordarci il significato del termine “sfruttare”. Lo sappiamo. Significa “ricavare da un bene il maggior utile possibile” o “trarre il massimo vantaggio da una determinata condizione”. Il bene siamo noi, la condizione è la nostra. Volete dialogare con il nuovo governo? Bene! Ma si dialoga con un governo quando questo rappresenta la nazione, non sedendosi a un tavolo con chi il giorno prima è andato a manifestare contro i valori più alti della civiltà. Si dialoga con chi è diverso da noi, quando lo rispettiamo e lo stimiamo, pur nella diversità di opinione. Non si dialoga con chi fa spogliatoio con chi ha distrutto un paese. Ci si oppone a chi ha distrutto un Paese. Quando si ritiene che qualcosa sia sbagliato, che vada a ledere i diritti, che sia al di fuori del semplice buon senso, si fa opposizione. No Tav docet.
Io domattina andrò a scuola e spiegherò ai miei ragazzi perché non ero al loro fianco il giorno delle prove. E terrò loro una lezione di educazione civica, sull’importanza della cultura, anzi del sapere, e, se le parole hanno ancora un senso, parlerò loro di rispetto. Qualche collega dirà che sono un alieno e un po’ mi dispiacerà, certo. Ma l’importante è che, quando ci sediamo a tavola alla sera di fronte ai nostri figli, siamo a posto con la nostra coscienza, convinti di aver lottato per le cose giuste, per tutti noi. E poi, tutto sommato, sulla mia navicella spaziale, se ho l’appoggio di tanti come me, io male non sto. Comunque, buona lotta a tutti, a chi dialoga, a chi combatte, a chiunque si impegni per impedire che prosegua l’odierno degrado morale, che non riguarda certo solo la scuola, con tanto di “alalà di scherani”. Eugenio Montale docet.
Una docente
(LucidaMente, anno VIII, n. 89, maggio 2013)