Ho perduto uno splendido orologio al quarzo per colpa della mia diffidenza esasperata verso l’umanità in generale e i premi gratuiti in particolare. I concessionari di una nota casa automobilistica mi avevano invitato a visitare la loro sede per provare l’ultima automobile uscita sul mercato dicendomi: “Lei potrà circolare a piacimento per la città l’intera giornata, insieme a una nostra accompagnatrice. Al termine della prova riceverà in omaggio un bellissimo orologio al quarzo”.
L’unica cosa che sono riuscito a pensare è stata: “Figurati. Mi fanno scorrazzare con un duemila di cilindrata e in più mi danno il premio! Chissà cosa c’è sotto. Sicuramente tenteranno di farmi il lavaggio del cervello per convincermi ad acquistare la macchina, oppure al termine del giro mi accuseranno di aver causato chissà quali danni per costringermi a comprarla con l’inganno. Non mi fido”.
Riduco in pezzettini l’invito e lo getto nel cestino.
Quando lo scetticismo ti frega – Qualche giorno dopo vedo lo stesso orologio del depliant sul polso di un amico. Mi viene quasi naturale chiedergli: “Che bell’orologio, l’hai comprato?”. “No. Me lo ha regalato una casa automobilistica. Roba da non crederci: ho girato una giornata intera per la città con una macchina nuova, accanto a una bionda mozzafiato!”. Comincia a raccontarmi con enfasi i particolari di un’accoglienza incredibilmente gentile e di una giornata entusiasmante come non mai, così decido di allontanarmi per non sentirlo. Il mio scetticismo cronico mi ha tradito: si trattava di un premio vero.
Perché meritiamo questi premi? – Sono contrariato, non riesco a capire come possano le persone vivere tranquillamente, senza mai avere dubbi. Io, ogni volta che qualcuno vuole darmi un premio, mi pongo subito la domanda: “Mi spetta? Cosa ho fatto per meritarlo?”. Invece, la gran parte delle gente va a riscuotere ogni cosa senza pensarci due volte, convinta che tutto le sia dovuto e di conseguenza essere sempre e comunque meritevole di ricevere premi, forse perché si sente in credito nei confronti della società o della sorte. Probabilmente sono soltanto io ad essere eccessivamente pessimista, vittima delle esperienze passate che mi portano a vedere ogni angolo costellato di pericoli e a ritenere qualsiasi azione mossa da malafede. Sta di fatto che continuo a diffidare dell’Italia dei premi e delle feste.
Doni e sconti sono dappertutto – Ormai l’omaggio è entrato a far parte del costume sociale: sconti, occasioni da non perdere, sorprese dentro le uova di Pasqua e i fustini dei detersivi, lauree honoris causa, onorificenze, riconoscimenti. Ogni anniversario è buono per festeggiare, qualsiasi ricorrenza costituisce motivo per fare o ricevere regali. L’Italia intera può essere considerata il Paese dei permessi-premio ai detenuti modello (di vita e di virtù), delle amnistie e delle sanatorie. Si premia la nonna che raggiunge il traguardo dei cent’anni e la nipote che compie il diciottesimo anno di età. Il figlio, genio di famiglia, che al terzo tentativo supera la quinta elementare e il cane che finalmente ha imparato a non fare la pipì sul divano. Premio alla mamma che ha dato alla luce cinque gemelli e all’immigrato africano che è riuscito, nonostante tutto, ad amare l’Italia. Premio alle poetesse che compongono passionali versi d’amore e pergamene ai nuovi talenti locali dell’arte contemporanea.
Ma da dove arrivano tutti i regali? – “Ma chi li paga?”, si chiede perplesso il cittadino medio, senza ottenere risposta. “Vuoi vedere che li pago io?”, si risponde sempre più perplesso il cittadino medio. (Nota informativa: per calcolare il cittadino medio, prendere un cittadino massimo e uno minimo, fare la somma e poi dividere per due. Quasi sempre ne uscirà un metalmeccanico in perenne attesa di rinnovo contrattuale, arrabbiatissimo e molto attento alle vicende del Paese). Premi belli e lucenti. Premi per tutti e tutti di tasca del cittadino medio, unico e vero pozzo di San Patrizio.
L’immagine: Orfeo (2003, terracotta patinata) di Francesco Cento. Sito internet dell’artista: www.francescocento.it.
Salvo Zappulla
(LucidaMente, anno IV, n. 39, marzo 2009)