La Piemme ha ripubblicato, cambiandone il titolo (“Sii sottomesso”), il noto pamphlet (“Le premier sexe”) del giornalista francese: una denuncia della fine dei valori virili nell’Occidente. Ma, se il femminismo vince, le donne perdono…
In Italia siamo abituati ai cinematografici che riescono a violentare i titoli originali dei film (da qualche tempo, in effetti, sembrano preferire lasciare intatti quelli angloamericani). Qualche volta queste operazioni avvengono anche nell’editoria, magari con fini furbeschi.
È il caso del nuovo titolo (e soprattutto sottotitolo) che, dieci anni dopo, è stato affibbiato dalle Edizioni Piemme alla ristampa del noto saggio, datato 2006, del giornalista – ma soprattutto polemista e pamphlettista – francese Éric Zemmour. Il titolo originario era Le Premier sexe. Nell’edizione italiana del 2007 era già divenuto un poco corretto L’uomo maschio. Oggi, sempre a cura della stessa casa editrice, viene dato nuovamente alle stampe come Sii sottomesso. La virilità perduta che ci consegna all’Islam (pp. 144, € 14,00). Titolo e sottotitolo che, evidentemente, intendono sfruttare la tematica caldissima dei rapporti Occidente-islam. In realtà, l’autore affronta tale argomento solo in poche pagine, alla fine del libro. La problematica centrale sviluppata, invece, è la femminilizzazione della nostra società, con conseguente perdita – non priva di gravi conseguenze – dei valori virili che l’hanno a lungo, e spesso anche positivamente, caratterizzata.
Fino a qualche decennio fa erano nettamente riconoscibili due psicologie sentimentali e amorose, due sessualità. Ancestrali. Quella maschile e quella femminile. Contrastanti. La prima basata su monogamia, coppia, fedeltà, gelosia, figli, sentimentalismo, “romanticismo” in senso lato; la seconda su desiderio, pulsione, libertà sessuale, felicità fisica, gioia vitale. Si tratta dell’atavica “guerra dei sessi”. Meglio l’una o l’altra? Non è questione di “superiorità”, ma di diversità, spesso inconciliabili, derivanti dalla natura.
La femmina ha un solo ovulo, l’uomo decine di migliaia di spermatozoi. È ovvio che da tale legge di natura nascano psicologie e tendenze sessuali diverse. Quando gli esseri umani (o preumani) erano pochissimi sulla Terra e sempre sull’orlo dell’estinzione, la donna aveva bisogno di protezione per sé e per il figlio, l’uomo di più possibilità di perpetuare la specie. Di fronte all’inconciliabilità dei due sessi, nel corso dei millenni, le varie società umane hanno cercato varie forme di “convivenza” ai fini del benessere collettivo o, meglio, della salvaguardia delle comunità, dalla famiglia alla tribù, dal clan alla nazione. Può sembrare un paradosso, ma proprio la religione cristiana, proibendo via via i matrimoni combinati e/o imposti senza la libera volontà femminile, ha inteso proteggere e rispettare la donna. Per un altro verso, nel XX secolo, i totalitarismi fascisti, comunisti, nazisti, con la loro «messa in posa di una virilità eccessiva, smisurata, ridicola […] abbaglio da omosessuali», hanno reso un cattivo servizio all’uomo.
Negli ultimi decenni, grazie – si fa per dire – ai movimenti femministi e sessantottini (e, come vedremo, soprattutto alle astute strategie e agli inganni del capitalismo e del consumismo), questo precario equilibrio tra femminilità e mascolinità si è spezzato a tutto (apparente) vantaggio della donna. Si è trattato di una trasformazione antropologica epocale, riuscita perché, come tutto ciò che è sollecitato dal politically correct, motivata da buoni propositi: l’uguaglianza, il superamento del maschilismo, insomma, una società migliore, nella quale «è l’uomo che deve diventare una donna». Se lo fa, bene, altrimenti si usa la forza, sotto forma di scherno, stigmate sociali, leggi ad hoc.
La donna ha voluto tutto (calco del celebre “Vogliamo tutto” sessantottino): essere moglie, madre, amante “libera e liberata”, donna in carriera. Divorzi e aborti a tutto andare. Risultato: non avere niente e cadere nelle nevrosi, nella solitudine e nell’infelicità. Perché l’eros femminile si basa su un sentimentalismo e su un bovarismo di fondo: “il grande amore”, storie romantiche, assolute, eterne (quasi sempre da romanzetto rosa), che, per il loro utopismo, finiscono per non reggere alla prova della realtà. Risultato odierno: donne “schizzate”, insoddisfazione femminile perpetua e richiesta di divorzio alla prima seccatura. E restano tali e quali i vecchi, atavici, meccanismi, a causa dei quali la donna si innamora sempre del «maschio capace di proteggere al meglio il futuro bambino». E, nel mondo di oggi, chi è questo maschio “potente”? Il danaroso. Donne belle e giovani con uomini anziani e brutti, ma ricchi: visto mai il contrario? E se il partner diventa povero, ecco il divorzio “riparatore”!
La trasformazione è stata persino fisica, con la perdita dei tipici caratteri e forme femminili: ecco le donne anoressiche, come le modelle, o quelle palestrate o addirittura culturiste. Entrambe tipologie androgine. E che dire di piercing e tatuaggi, una volta riservati ai galeotti e ai criminali? Al contrario, il maschio si è femminilizzato. Si depila completamente, la sua voce è diventata più dolce, ingentilita, aggraziata, usa cosmetici, va dal parrucchiere e non dal barbiere. Ma non è sufficiente la trasformazione fisica. Occorre anche quella psicologica, della personalità.
L’uomo svirilizzato è insicuro, timido, passa ore a fare shopping o a chattare, cioè a perdere tempo per negozi o in vuote ciarle senza significato (peraltro, senza prestare ascolto all’interlocutore), entrambe attività tipicamente da donnette. E, dulcis in fundo, vive – è costretto a vivere – la propria sfera sentimentale, passionale, erotica, sessuale, come una femmina: pensa solo alla coppia (si guardi anche in politica: ci si mostra marito e moglie), si sente in colpa se guarda altre donne (e non ne parliamo neppure se – vergogna! – ha altri rapporti sessuali oltre che con la propria compagna). Quegli uomini che rifiutano tutto ciò scappano a gambe levate per finire tra le cosce delle sex workers… nell’angoscia che dappertutto, come in Svezia, il cliente sia criminalizzato o considerato un “malato” da curare. E poi toccherà alla pornografia, non gradita alle donne (ma vedi anche Il porno “al femminile” di Monica Stambrini). Afferma Zemmour: «La modernità benpensante ha ritrovato il pensiero dei bigotti. Il femminismo, le strade battute dal puritanesimo».
Tormentato da un mondo dominato da donne nevrotiche e mascoline, impossibilitato persino a esprimersi col proprio linguaggio (vedi Scrivere come vogliono le femministe: una nuova dittatura), l’uomo abdica al proprio ruolo nella famiglia e nella società. È un disastro epocale per i figli: «La femminizzazione dell’uomo provoca un immenso smarrimento, una frustrazione insopportabile per loro e una disgrazia intollerabile per i figli». Che, del resto, «dagli anni Settanta, nelle società occidentali, appartengono alle donne». Basta vedere le sentenze sull’affidamento e la progressiva estromissione dei padri dalla loro crescita, anche di quelli non ancora divorziati!
Anche la scuola ha fatto e fa “la sua parte” in questo processo di femminilizzazione: «L’istruzione, quella che fa appello all’intelligenza, alle capacità razionali, viene soppiantata dall’educazione, con la sua dimensione affettiva [i corsivi sono nostri]». Per di più, una scuola dove non si insegna più, con orgoglio, la cultura nazionale, le proprie radici, ma informatica, economia, inglese, buonismo ecumenico, multiculturalismo, cioè il nulla.
Perché è avvenuto tutto ciò? È stata una “normale” evoluzione della società? No. La moda (e le modelle) sono letteralmente in mano soprattutto a omosessuali «che le considerano semplici “attaccapanni”». La pubblicità e le riviste femminili divulgano le nuove tipologie. E vi si vedono i frutti del «lavoro ideologico delle femministe e degli attivisti omosessuali», una “santa alleanza” che ha come obiettivo l’annientamento del maschio tradizionale. La trasgressione diviene normalità; la “normalità” è da soccombenti. Si attiva un business miliardario in vestiti, cosmetici, estetisti, palestre, apparecchi tecnologici, «prodotti che non hanno più nulla di primario», stupidaggini che fino a pochi decenni fa non rientravano nei consumi dei padri e delle madri di famiglia, in tutta Europa da secoli prudentemente parchi ed economi.
Ed ecco arrivati al vero punto: il capitalismo consumista ha bisogno di «nuovi target di consumatori, […] individui leggeri come bolle di sapone», che adottino «i valori ludici e vivaci dei “gay”». E, dopo «la società multirazziale e multiculturale», ecco la femminilizzazione degli uomini. Il prossimo passo del neocapitalismo sarà la «fabbricazione di un uomo senza radici né razza, senza frontiere né paesi, senza sesso né identità». E completamente asessuato (vedi Teoria gender sì, teoria gender no): «Effeminandosi, gli uomini si sterilizzano, si inibiscono qualunque audacia, qualunque innovazione, qualunque trasgressione».
Anche l’altra grande “conquista femminile”, il lavoro, è stata, invece, ben adoperata dal capitalismo e dal padronato, rendendola «una straordinaria trappola». Le donne sono state considerate un “esercito di riserva” per far abbassare i salari. Che diminuiscono ancora di più con l’arrivo degli immigrati, i quali accettano retribuzioni al di sotto dei prezzi di mercato, facendo automaticamente scendere gli stipendi degli operai. Due al prezzo di uno, anzi tre al prezzo di uno: «femminizzazione e proletarizzazione» dell’intera società. Ecco cos’è, infine, la globalizzazione: si distribuisce la miseria mondiale, non la ricchezza, sempre di più nelle mani di pochi. Agli aborti e alla denatalità non si è risposto con un recupero dei fattori socioculturali di contrasto a quei nefasti fenomeni, bensì con l’immigrazione, e annesso ricongiungimento familiare. Quindi, non «immigrazione per lavoro», ma «di ripopolamento» e, per di più, non da assimilare, come da tradizione, ma da accogliere. E, afferma con decisione Zemmour, «rinunciare ad assimilare gli immigrati e i loro figli vuol dire rinunciare a imporre loro – virilmente – la nostra cultura».
Un libro che non piacerà alle femministe e alle donne in generale. Pazienza. Prossimamente, sempre di Zemmour, recensiremo anche Il suicidio francese (Enrico Damiani editore), che affronta e amplia il tutto in un discorso complessivo più ampio. E quest’opera, stavolta, risulterà sgradita a tutti… a tutti i cultori del pensiero unico conformista, omologato, allineato alla nuova dittatura, fondata sui dogmi della globalizzazione, del multiculturalismo, del politicamente corretto, del libero mercato, dell’espropriazione della moneta, oltre che della fine della democrazia intesa come possibilità per i popoli di decidere sulle questioni che li riguardano.
Le immagini: la foto di Éric Zemmour è di Dinkley, opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4157662.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 130, ottobre 2016)
Consiglio la lettura del libretto-saggio di Cacciari-Caracciolo-Galli della Loggia (edizioni il Mulino) “Senza la guerra” sui guai causati da femminismo-buonismo interpretati in chiave talebana-estremista dalle sinistre ovunque esse si manifestino in buona fede o per piaggeria opportunista. Cordiali Saluti Marco Mengoli
P.S. Aggiungo per la lettura “Manifesto dei conservatori” di Roger Scrouton (Raffaello Cortina Editore).
Grazie per i consigli bibliografici.
Ma le femministe hanno capito perche esistono solo in occidente, perché mai solo in occidente le donne hanno raggiunto la consapevolezza, hanno lottato e pure guadagnato la parità di diritti?! Gli è mai venuto in mente come mai nel resto del pianeta, nel resto delle culture, a prescindere che la religione dominante fosse cristianesimo, islam, induismo, buddismo o quello che si voglia, il patriarcato regna ancora sovrano?!
Non si rendono conto le femministe che la loro libertà se la sono guadagnate anche grazie a molti uomini, che le hanno appoggiate, aperto i varchi e hanno lottato insieme a loro? Si sono mai accorte che in altre parti del mondo, dove gli uomini non hanno voglia di cedere anche il piu insignificante dei loro privilegi, le donne non si sono nemmeno sognate di avere ciò che alle occidentali non basta più, e quando hanno osato di alzare la voce se andava bene è finita in due schiaffi, altrimenti frustrate, lapidazione, o bruciate come streghe?! Si rendono conto che il loro effimero status guadagnato con tanta fatica verrebbe spazzato in un attimo solo se un manipolo di uomini fedeli a una religione misogina andasse al potere!?
Grazie per l’intervento, polemico ma sensatissimo.
http://www.ancoraonline.it/2016/10/27/papa-francesco-sconcertante-cancellare-la-differenza-tra-uomo-e-donna/
Pur non essendo cattolico, non posso non sostenere il papa di questi tempi.
Due psicologie sentimentali e amorose… Strano, sarò fuori dal mondo, ma nel leggere le caratteristiche attribuite rispettivamente a femmine e maschi mi aspettavo l’inverso, assolutamente l’inverso. Ciò che qui si attribuisce come proprio della psicologia maschile lo vedo proprio di quella femminile. Infatti la mia tesi è assolutamente opposta a quella dell’autore. Il femminismo, tappa indispensabile, non ha portato ad una femminilizzazione della società ma al contrario ha mascolinizzato la donna portandola a rinunciare quasi alla MATERNITA’. Tanto che oggi abbiamo il fenomeno dell’utero in affitto, fenomeno che cancella il vero valore della maternità del tutto particolare rispetto alla paternità. Certo non ho nulla pregiudizialmente contro un eventuale utero artificiale ma sono consapevole che perderemmo quel “bene profondo” che la canzone diceva essere “il più sincero dell’umanità”. Il mio sogno sarebbe al contrario una Società che pone al centro la Maternità e si organizza in funzione di essa non per tutelare la madre ma per dare alla nuova persona chiamata alla Luce ciò di cui ha più bisogno: AMORE!
Avete un’idea del femminismo totalmente forviante ancora e solo “la donna che odia l’uomo” e rispondete nell’unico modo “l’uomo che odia la donna”. Perché la virilità non permette attenzione vera, comprensione, vicinanza con l’altro sesso? Uguaglianza nel femminismo é solo nei diritti e niente più. E questo per vivere bene come coppia dove ci sarà rispetto reciproco e non sopraffazione, non diversità inconciliabile perché la natura ci ha fatto diversi ma ambedue umani, dotati di uguali esigenze di base. Manteniamo le nostre diversità perché non si chiede a nessuno di cambiare sesso, solo di prestare attenzione alla sensibilità dell’altro/a per essere felici in due. Non c’è la donna o l’uomo vero, ci sono due esseri che devono parlare tra loro e capirsi.