La città felsinea ospiterà a palazzo Fava la mostra “Il mito della golden age. Da Vermeer a Rembrandt. Capolavori dal Mauritshuis”, incentrata sull’età dell’oro della pittura olandese del XVII secolo. Un’occasione unica per ammirare uno dei quadri più conosciuti al mondo
Ragazza col turbante (meglio nota come La ragazza con l’orecchino di perla) è una tela del pittore olandese Johannes (meglio conosciuto come Jan) Vermeer, che da cinque secoli incanta chi la osserva. Pochi altri titoli (un altro potrebbe essere La Gioconda di Leonardo da Vinci) evocano il riferimento istantaneo a un profilo di donna scorporato dal quadro al quale appartiene e confluito ormai nell’immaginario di tutti. Il romanzo di Tracy Chevalier (1999) e il film di Peter Webber (2003) a esso ispirati hanno aggiunto fascino e alimentato curiosità sul soggetto. La possibilità di vederlo nell’ambito della mostra Il mito della golden age. Da Vermeer a Rembrandt. Capolavori dal Mauritshuis, che si terrà a Bologna presso palazzo Fava (via Manzoni 2) dall’8 febbraio al 25 maggio, è, quindi, un’opportunità da non perdere.
Il titolo completo dell’esposizione, promossa dalla Fondazione Carisbo e dall’importante società d’arte Linea d’ombra, lascia intuire la ricchezza dell’appuntamento con il “secolo d’oro” della pittura fiamminga, il Seicento. L’occasione è data dalla chiusura, per lavori di restauro e ampliamento, del museo olandese Mauritshuis, a L’Aia, che ha reso possibile un tour mondiale con tappe accuratamente selezionate: dopo aver toccato, nel 2012, le gallerie giapponesi di Tokyo e Kobe e, nel 2013, quelle americane di San Francisco, Atlanta e New York, Bologna è stata scelta come unica data europea. Qui si potranno ammirare 36 opere, da Frans Hals (1580-1666), autore di alcuni tra i più importanti ritratti del barocco, a Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606-1669), definito, per i suoi colori ricchi e intensi, «uno dei grandi profeti della civiltà», da Gerard Ter Borch (1617-1681), ritrattista e maestro della pittura di interni e scene domestiche, a Jan Steen (1626-1679), artista contraddistinto da ironica introspezione psicologica e abbondanza di colore, fino ad arrivare all’ospite d’onore Jan Vermeer (1632-1675).
Questo pittore dalla biografia quasi sconosciuta sperimentò nuove tecniche artistiche (probabilmente ricorse alla camera oscura per individuare l’esatta posizione degli oggetti da ritrarre), animato da un interesse “scientifico” per la resa vivida della luminosità e la ricerca della massima naturalezza. Artigiano paziente nella preparazione dei colori a olio e nell’applicazione dei migliori pigmenti disponibili all’epoca (famosissimo è il “suo” blu oltremare ottenuto dai lapislazzuli, disteso sia con pennellate pure, sia per ottenere sfumature intermedie), Vermeer stupisce per i giochi di luce, spesso proveniente da finestre socchiuse o riflessa negli angoli di specchi e superfici lisce, per gli effetti di trasparenza e penombra e per l’impressione rarefatta di un gesto catturato nel suo istante eppure, quasi per magia, eterno.
La fanciulla ritratta nel quadro Ragazza col turbante attrae gli spettatori grazie allo sguardo liquido, all’inclinazione del capo, alla bocca socchiusa, alle sopracciglia appena accennate, alla goccia di perla perfetta che riflette il bianco del colletto. Ma è soprattutto ciò che non si riesce a vedere o a spiegare che desta tanta curiosità: l’altra metà del corpo che si sottrae alla vista, i capelli nascosti dalla stoffa, la scelta di abbinare il gioiello a vesti così insolite. Il mistero più grande di tutti, ossia quello dell’identità, continua a impegnare tuttora gli storici dell’arte: l’ipotesi più recente è che si tratti della figlia del pittore, Maria, secondo alcuni anche lei artista e addirittura autrice di alcuni quadri firmati dal padre; la teoria più romantica, invece, divulgata dal romanzo e dal cinema, considera la ragazza immortalata come la domestica della quale Vermeer si sarebbe innamorato.
La presenza dell’affascinante tela sta provocando un’autentica mobilitazione nel capoluogo emiliano: il “boom” di prenotazioni (in un mese ne sono state registrate più di 80.000) ha già determinato una prima apertura straordinaria. Nel giorno inaugurale dell’esposizione, l’8 febbraio, le luci di palazzo Fava resteranno accese fino alle due di notte, con una serie di eventi speciali e paralleli che verranno comunicati solo nei prossimi giorni. Con la speranza che il mistero del turbante e dell’orecchino non venga mai svelato.
La mostra sarà visitabile dal lunedì al giovedì dalle ore 9,00 alle ore 20,00; il venerdì e la domenica fino alle 21,00; il sabato fino alle 22,00. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.lineadombra.it. Per i biglietti è consigliabile la prenotazione on line oppure telefonare al numero 042-2429999. I prezzi variano da € 10,00 (per studenti fino ai 26 anni e anziani oltre i 65) a € 13,00 di base. Si possono inoltre scegliere diverse forme di ingresso: con visita guidata (da € 18,00 a € 21,00) e per gruppi di minimo 15 persone (€ 10,00).
Le immagini: La ragazza con l’orecchino di perla (1665, olio su tela, 46×40 cm, L’Aia, Mauritshuis) di Jan Vermeer (Delft, 1632-1675); Palazzo Fava a Bologna, sede della mostra.
Antonella Colella
(LucidaMente, anno IX, n. 98, febbraio 2014)