Oggi i leader basano tutto il loro potere sul consenso immediato del popolo. Ma per quanto tempo ancora si potrà continuare in questa direzione?
Le grandi personalità storiche ci hanno sempre affascinato: Alessandro Magno, Giulio Cesare, Napoleone. Figure carismatiche che hanno cambiato o influenzato significativamente la Storia. Il Novecento è stato attraversato da numerosi leader: Gandhi, Kennedy, Mandela. Ciascuno di noi potrà preferirne uno piuttosto che un altro, ma ciò non toglie l’influsso che essi hanno avuto per generazioni e generazioni. Anche oggi le leadership godono di grande attrattiva, da Trump a Putin, passando per Salvini. Ma c’è una caratteristica che le contraddistingue: la loro fragilità.
Il termine leader deriva dall’inglese to lead che significa guidare, dirigere. Il concetto di leader si applica a svariati campi delle attività umane: management, sport, politica. In una società competitiva come la nostra un leader parte avvantaggiato rispetto agli altri. Non tutti hanno questa attitudine; leader si nasce, non si diventa. Nel campo politico la figura del capo ha sempre riscosso un grande successo. Quest’ultimo – grazie alle sue doti oratorie – riesce ad avere un contatto diretto con il popolo. Con un linguaggio semplice e accattivante dà risposte concrete alle paure dei cittadini, non curandosi di cadere spesso nella demagogia, semplificando i problemi. Alcide De Gasperi una volta disse: «Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione». Osservando la storia recente possiamo affermare di aver avuto più politici che statisti.
«G7 2017 con Trump, Le Pen, Johnson e Beppe Grillo? Uno scenario da horror che mostra bene perché valga la pena combattere il populismo». Così nel 2016 twittava Martin Selmayr, braccio destro del presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker. Tranne che per qualche nome, lo scenario è stato confermato. Nell’ultimo anno abbiamo sentito vari capipartito schierarsi apertamente contro due fenomeni che stanno sconvolgendo il pianeta: l’immigrazione e la questione ambientale. Entrambi sono temi complessi, non facili da spiegare a noi cittadini. Invece di parlare di integrazione si grida all’invasione. Piuttosto che cooperare a una politica comune che riduca gli effetti dei cambiamenti climatici, c’è chi preferisce uscire dagli accordi (Trattato di Parigi del 2015). Da sempre l’uomo è stato spaventato dai grandi cambiamenti, che siano geopolitici, economici, sociali. La paura dell’ignoto, del diverso, ci ha sempre attanagliato.
La Politica con la “p” maiuscola dovrebbe cercare di dare delle risposte alle insicurezze dei cittadini, ma ultimamente non è così e forse non lo è mai stato. Siamo sommersi da leader senza contenuti. Il loro scopo è raggiungere il maggior consenso possibile, spesso facendo promesse irrealizzabili – flat tax, costruzione di muri lungo il confine meridionale con il Messico. Queste leadership hanno due peculiarità in comune: si basano sulla loro forza mediatica, ma allo stesso tempo sono deboli. Il potere fondato solo sulla propaganda si sgretola facilmente, più è forte e meno è destinato a durare. Questa fragilità è dovuta al fatto che le leadership si edificano principalmente sulla persona. Finché il capo politico godrà del sostegno del popolo, il suo potere non verrà messo in discussione. Questo comporta spesso errori di valutazione, dovuti a un’eccessiva sicurezza di sé e alla mancata conoscenza delle istituzioni politiche.
La politica è sempre stata un rapporto di forza tra le varie componenti della società, una lotta per il predominio. Alla testa delle varie fazioni politiche ci sono sempre state figure carismatiche. Cesare – grandissimo condottiero e uomo politico – apparteneva al partito dei populares; Napoleone, prima di diventare imperatore, fu il principale generale della Francia rivoluzionaria. Sappiamo tutti come andò a finire: il primo fu vittima di una congiura – le idi di marzo – il secondo costretto all’esilio. Entrambi avevano dominato l’Europa con i propri eserciti ed erano amati dalla popolazione, ma alla fine il loro potere fu schiacciato dal peso delle rispettive leadership. Tuttavia, entrambi ci hanno fatto dei lasciti: il De bello gallico – studiato ancora oggi – e il Codice napoleonico – primo codice civile moderno. Ultimamente le leadership non hanno lasciato nulla in eredità, soltanto vuoti di potere colmati con nuovi capi politici dalla vita breve. Sono delle vere leadership? Ai posteri l’ardua sentenza.
Paolo Romoli
(LucidaMente, anno XVI, n. 166, ottobre 2019)