Gli effetti dei social network sulla psiche umana e sulla società
Come sosteneva lo storico statunitense Melvin Kranzberg, «la tecnologia non è buona né cattiva, ma essa non è nemmeno neutrale»; quindi, se da un lato può sembrare soltanto un aspetto che condiziona la vita quotidiana, in realtà la sua influenza è ma ggiore di quanto possa sembrare. La parola “social network” (in italiano “rete sociale”) indica la possibilità di un gruppo di individui di connettersi tra di loro e formare legami sociali.
I social media sono servizi web che permettono dunque di gestire rapporti sociali in maniera semplice e veloce, scambiare messaggi, creare un profilo pubblico, una lista di contatti e amicizie. Facebook, Twitter, Linkedin, Youtube, Instagram, sono i social network più noti e utilizzati; la loro influenza sulla vita quotidiana di buona parte della popolazione mondiale non è certo un dato trascurabile. Ma la diffusione dei social media ha veramente creato reti sociali? Le nuove generazioni subiscono gli effetti delle nuove tecnologie e dei social media già durante la prima infanzia, pertanto oggi anche l’educazione dei bambini ha subito notevoli trasformazioni. La possibilità di accedere a questi nuovi mezzi di comunicazione genera nuovi stimoli e informazioni sui bambini che sicuramente dedicano molto meno tempo al gioco, a stare all’aria aperta, alla socializzazione.
I social media hanno particolare influenza anche sugli adulti e in realtà è difficile stabilire quanto essi siano davvero uno spazio di realizzazione dei rapporti sociali. Attraverso l’utilizzo dei social come Facebook ogni persona ha la possibilità di creare una nuova identità che non sempre corrisponde alla vita reale. La necessità di mostrarsi attraverso un’immagine artefatta, perfetta, del proprio aspetto, della propria personalità e anche della vita quotidiana, cela forse la mancanza di qualcosa e il morboso bisogno di ricevere l’approvazione da parte della società. Questa approvazione avviene attraverso i “like”, “mi piace”, che scatenano una gara a chi riesce a raggiungerne il numero maggiore per sentirsi importanti.
Un’indagine realizzata in Australia dall’Università del Galles del Sud su 340 utenti ha dimostrato che raccogliere molti “mi piace” su Facebook non aumenta l’autostima ma in soggetti già disturbati genera ulteriori problemi. La Royal Society For Public Health britannica, insieme allo Young Health Movement, ha effettuato un sondaggio sugli effetti dei social network. Instagram, il social in cui vengono condivisi foto e video, che recentemente ha introdotto la nuova funzione delle “storie”, è stata considerata come la peggiore per il benessere psicologico. Instagram sembra essere la peggiore perché legata strettamente all’immagine; ciò genera, in particolare negli adolescenti, sentimenti di inadeguatezza.
Lo spazio dei social è quindi complesso e variegato e ha un notevole impatto sulla psiche umana. La necessità di creare l’immagine di una vita perfetta, postando i propri momenti migliori e panorami mozzafiato, può generare anche sentimenti di tristezza e negatività di chi mette a confronto la propria vita con questi modelli di perfezione. Tra i rischi legati a un uso troppo eccessivo dei social vi è anche la possibilità di perdere una dimensione molto importante che è quella privata.
È infatti un’abitudine molto consueta quella di condividere con gli altri momenti della giornata, avvenimenti, a volte anche le proprie emozioni e vicissitudini, che in realtà dovrebbero appartenere soltanto alla sfera privata. Il film-commedia Perfetti sconosciuti (2016) di Paolo Genovese descrive in maniera ironica gli effetti della tecnologia e dei social svelando come essi influenzino i rapporti sociali. L’opera mostra la doppiezza della vita pubblica e segreta nascosta dietro le sim dei cellulari. Durante una cena un gruppo di vecchi amici si ritrova a chiacchierare allegramente; a un certo punto, la padrona di casa Eva propone per gioco ai presenti di rendere noti a tutti i messaggi ricevuti durante la serata. Il gioco svela tradimenti, debolezze, segreti e rivela tutte le verità scomode sui rapporti tra i presenti che alla fine si scoprono appunto come“perfetti sconosciuti”.
La commedia mostra come la sfera privata sia ormai completamente condizionata dall’uso dei social che sono ormai una rete a cui affidiamo ogni singolo istante della nostra vita e delle nostre emozioni. Quindi, i social sono una rete, uno spazio di condivisione o un rifugio per scappare dalla solitudine sociale ed evadere dalla vita reale? Il tempo dedicato ai social sottrae l’uomo alla sua dimensione più autentica, rappresenta l’alienazione da se stesso e dalla società. La “mano invisibile” di Internet si sta appropriando sempre di più dell’esistenza umana. I risultati sono catastrofici: la falsità del mondo virtuale non dovrebbe sostituirsi alla dimensione propriamente umana delle persone. Un “like” sui social non può essere scambiato per un istante di vita, per un’emozione.
Erika Sgambetterra
(Lucidamente, anno XIII, n. 148, aprile 2018)