In uscita oggi, 15 dicembre 2015, l’opera prima (“Salsedine”) autoprodotta di una formazione cesenate davvero interessante, dal sound e dai contenuti molto “personali”
Affermare che il brano migliore di un disco composto da ben 11 brani (tutti vocali) sia quello strumentale potrebbe apparire una provocazione o risultare offensivo nei confronti della band autrice dell’opera. Ma è proprio vero che di Salsedine, opera prima autoprodotta degli Ono (romagnoli di Cesena), ci ha davvero lasciati senza fiato Orbite, sesta traccia del cd, forse non a caso collocata lì, a metà.
In effetti, anche in Orbite vi è l’inserzione di testi. Sono due brevi citazioni tratte da Il giovane Holden di Jerome David Salinger («finisce che sentite la mancanza di tutti») e dal Frankenstein o il moderno Prometeo di Mary Shelley («ogni volta che penserò all’amore penserò a te»), sussurrate, appena percettibili. Due perle che arricchiscono di cultura e delicatezza l’intero disco. E i brani coi testi originali? Gli argomenti centrali sono legati a proustiani ricordi di frammenti di vita, spesso risalenti all’infanzia: giochi in campagna, fortini, canneti, messe, feste di compleanno, odori (di erba, di fossi, di persone): «Quel che sentivo da bambino con mio padre / lo sento ancora» (Plutone). O all’adolescenza (le prime serate in discoteca). E, soprattutto, mare, tanto mare (da cui il titolo del disco; e si veda il videoclip di Perec).
A srotolare questo tappeto di emozioni, suggestioni, soffusi impressionismi, in sei tracce inedite, più cinque già presenti in un ep del 2014, sono Cesare Barbieri (voce, elettronica), Edoardo Gobbi (chitarra, synth, cori), Mattia Santoni (basso) e Lorenzo Gobbi (batteria, percussioni). La loro musica si sostanzia di coloriture punk, rock (L’infanzia e l’adolescenza di mio fratello), rap, elettroniche (la prima traccia, La musica elettronica, appunto), che spesso si fondono e si rimandano come suggestivi echi anche all’interno di ogni singolo brano.
La bella voce di Barbieri a volte “rappeggia” i testi (Krauti a merenda; Il giovane Niccolò e il ritorno dell’Uguale), a volte sembra recitarli sulle musiche, con le parole a fare da sfondo (Intermezzo; Lungomare). Da sottolineare che, diversamente da quella che è ormai diventata una comprensibile normalità, i versi delle canzoni sono tutti in italiano e non in inglese. D’altra parte, gli Ono intendono farsi capire e apprezzare al primo ascolto di ogni loro composizione. Bravi. E ora li attendiamo al varco di nuove creazioni, che ci facciano ancora provare brividi elettrici sgocciolanti in scie luminose di diafane memorie lenticolari.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 118, ottobre 2015)
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