Quali sono le dinamiche che, nella battaglia tra i fondamentalismi, determinano l’alternanza dei ruoli di vittima e carnefice?
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Apprendiamo dai mezzi di comunicazione notizie di frequenti stragi e di un proliferare di gravi atti discriminatori e vessatori, le cui vittime sono colpevoli del solo fatto di professare la religione cristiana.
Secondo fonti autorevoli, le zone di maggior rischio sono quelle dove più forte è la presenza di movimenti islamici fondamentalisti: un legame che suggerisce anche una delle possibili ragioni delle persecuzioni. In queste zone permangono regimi totalitari d’ispirazione comunista e sono diffusi nazionalismi etnici che si identificano in culti non cristiani. Altre fonti, invece, avanzano l’ipotesi che le oppressioni siano motivate dall’identificazione tra cristianesimo e civiltà occidentale. Una sovrapposizione facile e pericolosa, in un mondo globalizzato che scava sempre più in profondità il solco tra Paesi ricchi e Paesi poveri, nel quale forme d’imperialismo occidentale continuano, e anzi si rafforzano,per mezzo della finanza globale cui le istituzioni economiche internazionali fanno da reggicoda, solo ipocritamente contrastata dalle grandi potenze che ne sono invece complici. Tali spiegazioni sono tutte plausibili e non le possiamo pienamente giudicare. Ma tocchiamo un altro punto, sul quale gli analisti poco si soffermano.
Non è una scoperta che alle guerre di religione e agli scontri tra i seguaci di credo diversi siano spesso, se non sempre, sottese cause d’altra natura. Sappiamo anche, però, che nulla è più feroce delle lotte che si ammantano di motivazioni dottrinali. L’irrazionalità e l’irriducibilità fideistica dei contrapposti ideali impediscono di capire non solo le ragioni dell’avversario, ma anche l’assenza di quel minimo di pietà e rispetto che pur si riscontra in altri tipi di conflitti. Nelle “guerre sante” (non sempre condotte con le armi!) ogniferocia è giustificata da entrambe le parti. L’equità e la santità stanno solo da un lato e i più deboli, spesso oppressivi altrove, si ritrovano nello scomodo ruolo di vittime.
I fondamentalismi, non solo religiosi, hanno segnato di orrori la storia umana. Non possiamo che ringraziare le confessioni, quasi tutte a rischio d’integralismo: appena hanno avuto i mezzi e l’occasione, esse non si sono trattenute dal dare sfogo alla loro indole potenzialmente fondamentalista. Rifuggiamo dalla tentazione di cavarcela pilatescamente e di commentare che “chi la fa l’aspetti”, anche se è spesso vero che “chi semina vento raccoglie tempesta”. Auspichiamo piuttosto, proprio perché esecriamo ogni forma di persecuzione per motivi d’opinione, che si rafforzino certi elementi costitutivi delle società autenticamente democratiche, come la tolleranza e la laicità dello Stato, che sole possono fare da baluardo contro gli integralismi e le loro nefande conseguenze.
Valerio Pocar – dall’archivio di NonCredo. La cultura della ragione, «volume bimestrale di cultura laica»
(LM EXTRA n. 31, 20 dicembre 2013, supplemento a LucidaMente, anno VIII, n. 96, dicembre 2013)
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