A LucidaMente stanno a cuore alcune tematiche libertarie… e gli italiani si recano a votare: la nostra “pagella” ai partiti
Diritti personali e civili. Diritti economici. Diritti politici. Diritti sociali. Infine, diritti “diffusi”.
Sono norme che l’umanità ha conquistato faticosamente e dolorosamente nel corso dei millenni e che tuttora non sono riconosciute e/o tutelate in molte parti del pianeta. Né si deve pensare che, una volta acquisiti, lo siano per sempre. Nei mala tempora che stiamo vivendo, forse è il caso di ricordarli.
I diritti personali possono anche essere chiamati diritti umani e, per alcuni giuristi, sono diritti naturali, che appartengono all’uomo in quanto tale e che si acquisiscono con la nascita (per taluni anche prima della nascita o, ancora, al momento del concepimento). Più che da un ente giuridico, sono attribuiti “per natura”. Essi sono il diritto alla vita e all’integrità fisica, alla libertà (niente schiavitù), al riconoscimento di se stessi: sono i primi a essere menzionati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sancita nel 1948 dall’Assemblea generale nelle Nazioni Unite.
I diritti conquistati dalla borghesia liberale – Logica conseguenza ne sono i diritti civili di base, che, però, in qualche modo, hanno bisogno di un ente che li sancisca e li faccia rispettare (lo Stato): l’inviolabilità della libertà personale (non si può essere arbitrariamente perquisiti, arrestati, detenuti – vedi l’Habeas corpus inglese, la cui prima stesura risale addirittura al 1215!) e del domicilio; la segretezza della corrispondenza; la libertà di movimento sul proprio territorio nazionale, la libertà di riunione e di associazione… I diritti economici sono costituiti dalla libertà di impresa e di commercio, insomma il diritto al guadagno, cosa in sé lecita e mirabile (specie secondo l’interpretazione “religiosa” calvinistica attribuita al capitalismo da Max Weber nel suo celebre L’etica protestante e lo spirito del capitalismo). Tale diritto viene messo in discussione non solo dallo Stato ad “economia pianificata”, vale a dire dal socialismo ex sovietico, ma anche quando burocrazia, balzelli, permessi, adempimenti, eccessiva tassazione, mancanza di facilitazioni creditizie, impediscono o rallentano di fatto la libera iniziativa economica, com’è il caso dell’Italia. Questo diritto, però, trova un suo limite nella liceità o meno del guadagno e nella ricaduta, positiva o meno (si pensi all’ambiente o allo sfruttamento dei minori), di determinate attività economiche sulla comunità.
I diritti “di democrazia” – Gli altri diritti appartengono a lotte successive, fatte essenzialmente dai lavoratori. I diritti politici sono quelli che propriamente rendono democratica una nazione: il diritto di voto, di poter essere eletti, di fondare partiti e partecipare alle elezioni, ecc. I diritti sociali sono quelli tipici dello Stato assistenziale o Welfare State e si fanno risalire all’Inghilterra del 1942 col Piano Beveridge e al successivo governo laburista di Clement Richard Attlee del 1945, anche se possiamo trovare il primo progetto d’intervento sociale dello Stato negli Usa del rooseveltiano New Deal post crisi del 1929 e nelle connesse teorie di John Maynard Keynes. Questi diritti sono più legati alla solidarietà e alla volontà di rimuovere gli ostacoli che contrastano, di fatto, l’uguaglianza tra le persone, e, per questo, meno “pratici” e di più difficile attuazione: il diritto alla salute (aver gratuitamente medici, medicine, cure), al sussidio di disoccupazione, all’abitazione, all’istruzione (scuola gratuita), ecc. Il classico sistema di protezione (di tipo scandinavo) “dalla culla alla tomba”, per salvaguardare la dignità di ogni persona nei momenti di difficoltà economica, ma che richiede un notevole sforzo finanziario dello Stato e una decisa redistribuzione del reddito. Si tratta di “utopie” messe in forte crisi dall’indebitamento dei Paesi occidentali, dagli sprechi e dalla “globalizzazione” neoliberista, che tende a globalizzare la miseria e a restringere la ricchezza.
I diritti più avanzati – Infine, l’ultima generazione di diritti, tipica di società avanzate culturalmente e civilmente, è quella dei diritti “diffusi”. Si tratta di quelle richieste che possono riguardare, in senso trasversale, “a macchia di leopardo” (quindi neanche comunità, ad esempio linguistiche, compatte), una parte minoritaria dei cittadini. Pensiamo ai diritti dei disabili, delle minoranze e dei “diversi” di qualsiasi tipo. Ma qual è l’azione politica dei partiti italiani con più seguito, a pochi giorni dalle elezioni legislative del 9-10 aprile nel campo non solo della salvaguardia, ma anche dell’estensione dei diritti per i cittadini del nostro Paese? Possiamo valutarli?
Più bocciati che promossi – Come si vedrà, sono pochi i partiti che superano il nostro esame. E, difatti, riteniamo il nostro Paese una nazione anomala, nella quale, rispetto alla maggioranza di quelle occidentali, siamo bloccati da forze retrive, da ideologie religiose, che ci impediscono di essere uno Stato “normale”, laico, che procede nel proprio faticoso cammino senza le pastoie e i freni di un moralismo bigotto, ipocrita, intollerante, distruttivo. Alla pari delle “pagelle” ai calciatori di alcune trasmissioni tv, abbiamo aggiunto al voto un aggettivo o una breve definizione che caratterizzasse il comportamento dei gruppi politici. Ecco la lista dei maggiori partiti italiani, in rigoroso ordine alfabetico, giacché, come diceva Roberto Benigni nella sua apparizione televisiva con Enzo Biagi, noi siamo equidistanti, cioè… prendiamo le distanze.
Alleanza nazionale – Rispettiamo Fini, uno dei pochi leader di partito del nostro Paese ad avere una discreta statura politica, per un certo equilibrio mostrato in più occasioni, come nel caso dei referendum del giugno 2005 sul diritto alla ricerca scientifica. Non manca neanche una certa attenzione verso i diritti sociali e i pubblici dipendenti. Ma An non è solo Fini – peraltro feroce proibizionista nel campo delle droghe -, è anche Storace, ostracista verso la pillola Ru486, per non parlare della chiusura nei confronti dei Pacs e di altri diritti civili e diffusi. Bloccata. Voto 5.
Alternativa sociale – Nel campo dell’attenzione ai diritti sociali potremmo persino dare la sufficienza alla populista Alessandra Mussolini e al suo gruppo, ma, poi, basta leggere le dichiarazioni reazionarie nel campo dei diritti civili e diffusi per toglierci dalla testa qualsiasi illusione. Intollerante. Voto 4.
Democratici di sinistra – Il partito di Fassino appare equilibrato nella difesa dei vari diritti. Gli abbassiamo di un punto la valutazione, ricordando la querela di D’Alema a Forattini e una certa arroganza tipica dei quadri dirigenti dell’ex Pci. Aperti ma non troppo. Voto 7.
Democrazia cristiana – A parte il cattivo gusto di richiamarsi, senza alcun motivo, a un grande (nel bene e nel male) partito della Prima repubblica… Vedi Vaticano.
Federazione dei verdi – Nonostante Pecoraro Scanio, che non possiede carisma e grande levatura politica, i Verdi si caratterizzano sempre per una visione tollerante e aperta della società. Ecologici. Voto 8.
Forza Italia – Sui diritti economici (snellimento burocratico per una maggiore libertà d’impresa) la creatura di Berlusconi può anche essere apprezzata. Ma poi si frantuma al suo interno tra alcuni che difendono i diritti civili e altri – la maggioranza – che cercano di accattivarsi le simpatie del presunto elettorato bigotto e teledipendente (questo sì drogato!). E, poi, come difendere la sua nefasta azione per far venire meno la classica divisione liberale dei tre poteri dello stato (esecutivo, legislativo, giudiziario)? Illiberale. Voto 4.
Italia dei valori – La difesa della legalità da parte di Antonio Di Pietro è indiscutibile. Sul resto? Pietrosa. Voto 6.
La Margherita – Sarà la nefasta influenza della moglie Barbara Palombelli, sarà che si è dimenticato di essere stato un fido seguace di Pannella, sarà che è molto ambizioso, resta il fatto che Rutelli sembra ormai essersi legato al carro della Chiesa. Vedi Vaticano.
La Rosa nel pugno – Intanto, è l’unica novità emersa negli ultimi anni sulla scena politica italiana. Se, poi, pensiamo alla tradizione socialista in difesa dei diritti sociali, unita al movimentismo radicale in difesa dei diritti civili e diffusi, e al fatto che nel documento di Fiuggi si parla apertamente di argomenti tabù per la politica italiana (Pacs, divorzio breve, eutanasia, antiproibizionismo, legalizzazione di cannabis e prostituzione, libertà di ricerca scientifica), non possiamo che essere speranzosi. Molto promettente. Voto 8.
Lega Nord – Questo partito, più che tutelare i diritti umani, li nega. Incultura, intolleranza, rozzezza, volgarità. Difesa dei privilegi, tipica dei nuovi arricchiti. Insulti verso tutte le minoranze, cattivo esempio per i ragazzi. Una vergogna per l’Italia settentrionale dalla tradizione solidaristica socialista e cattolica. E il recente caso Calderoli, che ostenta in modo “incivile” vignette “civili”, le quali, sul suo corpo, assumono il significato esclusivo dell’offesa e della (tragica) provocazione. Ignobile. Voto 3.
Partito dei comunisti italiani – Diliberto è persona garbata e intelligente e uno dei pochi che riesce a parlare davvero di tematiche politiche. Ma perché non evitare un riferimento così diretto a un’ideologia che appare ormai superata dalla Storia e che tanti guasti ha provocato nelle sue concrete applicazioni? Certo, l’attenzione soprattutto ai diritti sociali e a quelli civili e diffusi è notevole, per cui l’esame è superato. Democratico. Voto 7.
Partito della rifondazione comunista – Ci ripetiamo. Bertinotti è persona garbata e intelligente e uno dei pochi che riesce a parlare davvero di tematiche politiche. Ma perché non evitare un riferimento così diretto a un’ideologia che appare ormai superata dalla Storia e che tanti guasti ha provocato nelle sue concrete applicazioni? Certo, l’attenzione soprattutto ai diritti sociali e a quelli civili e diffusi è notevole, per cui l’esame è superato. Democratico. Voto 7.
Popolari-Udeur – Alcune posizioni e minacce di Mastella fanno venire i brividi. Vedi Vaticano.
Unione dei democratici cristiani e democratici di centro – La difesa ad oltranza del moralismo bigotto e dell’ipocrisia. Vedi Vaticano.
Vaticano – Qualcuno si chiederà cosa c’entra questo stato straniero tra i partiti italiani. Appunto, non dovrebbe c’entrare niente. L’Italia e ogni altro Paese al mondo non prende posizione sulle consultazioni elettorali o referendarie di altre nazioni. Altrimenti, si tratterebbe di una illecita, indebita ingerenza/interferenza che scatenerebbe una “guerra” diplomatica. Invece, lo Stato del Vaticano e la Chiesa cristiano-cattolica, non si sa bene in base a quale diritto – forse perché siamo quasi l’unica nazione ad avere inserito nella propria costituzione (articolo 7) un trattato, nella fattispecie i Patti lateranensi, con uno Stato estero? – intervengono, e pesantemente, negli affari politici italiani. Dall’invito all’astensione ai referendum dello scorso giugno, all’ingerenza nelle prossime consultazioni legislative del 9-10 aprile: infatti, pur dichiarandosi super partes, il Vaticano, con la consueta ambiguità, ha esortato a votare per quei partiti che maggiormente difendono la famiglia e i valori cristiani! In generale, la Chiesa, con le sue posizioni, e i partiti che le si accodano, martirizzano, specie in certe zone del Belpaese, la vita degli stessi credenti “diversi”, umiliano le minoranze, rendono difficoltosa e infelice la sessualità degli italiani, più acuto il disagio degli omosessuali, più difficile la vita delle coppie di fatto o dei divorziati, e più atroce la sofferenza dei malati, in particolare di quelli terminali. Il voto non è più basso perché la Chiesa cattolica assume spesso una posizione, peraltro sterile e limitata alle parole, in favore dei diritti umani e sociali, e dei migranti, di contro al neocapitalismo selvaggio. Bigotto. Voto 5.
L’immagine: l’occhio “indagatore” dell’architetto visionario Claude-Nicholas Ledoux (1736-1806).
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno I, n. 2, marzo 2006)