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Home TEMATICHE CIVILI

La prostituzione? Va rifiutata dalle stesse donne

Non si tratta di una libera scelta individuale, poiché le ricadute morali riguardano l’intera società

Ilaria Volpi Kellermann by Ilaria Volpi Kellermann
25 Gennaio 2012
in TEMATICHE CIVILI
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Non si tratta di una libera scelta individuale, poiché le ricadute morali riguardano l’intera società

Quando si parla del problema della prostituzione, molti rinnovano l’argomentazione del “mestiere più antico del mondo”. Secondo questa logica, molte persone potrebbero continuare ad abusare dei bambini, perché dalla notte dei tempi si è fatto. Oppure potrebbero continuare a uccidere perché si è sempre fatto. O potrebbero continuare a minacciare, picchiare, umiliare e sottomettere le proprie mogli/compagne/fidanzate perché non solo si è sempre fatto, ma in alcune culture è addirittura tuttora legittimato.

La prostituzione esiste per due motivi principali. Il primo: esistono donne schiavizzate e brutalizzate da uomini costrette a praticare il “mestiere”. E qui c’è bisogno dell’aiuto delle forze dell’ordine e delle istituzioni per sradicare il problema. Il secondo motivo principale è l’assoluta mancanza di etica da parte di giovani donne e ragazze che pensano che la bella vita procurata dai soldi facili venga al primo posto rispetto a tutto il resto. Qui non c’è primariamente bisogno dell’aiuto delle forze dell’ordine o delle istituzioni. Qui occorre anzitutto un rinnovamento delle coscienze, un rinnovamento spirituale che ribalti i valori delle persone coinvolte. Almeno se vogliamo essere un po’ più emotivamente evoluti delle scimmie bonobo.

Il rinnovamento etico deve partire proprio dalle donne. Sono le donne, alle quali vengono fatte proposte indecenti, che devono dire no. Perché fino a che ci saranno femmine che ci stanno, ci saranno maschi poco evoluti che ci andranno con nonchalance. Fino a che ci saranno femmine che per denaro e volontariamente “la danno”, ci saranno sempre maschi che si sentiranno legittimati a trattare le donne come meri oggetti di piacere e non come persone, in uno scambio reciproco e perverso di equilibri di potere e mai di amore vero. Il mestiere della prostituzione, inteso sia come prostituzione fisica che mentale, è il più degradante in assoluto.

La scelta della prostituzione – pur fatta nella libertà – è sempre una scelta di schiavitù che degrada la condizione di tutte le donne del pianeta Terra. Coloro che la compiono per libera scelta rendono ancora peggiore il nostro mondo. Non sto parlando di vittime, sto parlando di persone artefici, padrone e consapevoli della loro vita. Sono queste persone che debbano modificare il proprio sistema di valori. A chi usa il vessillo della libertà personale per sostenere il diritto a prostituirsi come diritto di autodeterminazione individuale, si può replicare che il concetto di libertà personale è diventato, dall’illuminismo in poi, il culmine di un parossistico individualismo umano. Un concetto sovrausato e sovraapplicato che ha sostituito quelle che sono le vere priorità dell’essere umano, il quale non si può esimere in nessun caso dal rispetto di se stesso e degli altri, prima di questa sopravvalutata “libertà di scelta”. Secondo una logica di pura libertà uno può ammazzare e poi pagarne, semplicemente, le conseguenze. Invece egli non può in nessun caso ammazzare. Lo stesso dicasi della prostituzione.

Il corpo è un dono che riceviamo dai nostri genitori e da Dio, per chi ci crede. Il fatto che sia un dono non permette di disporne come si vuole. Problema non meno importante è che nel momento in cui uno compie una scelta che crede personale, in realtà va a influenzare sempre, in negativo e in positivo, tutti gli altri esseri umani. Una scelta non è mai personale perché non siamo soli. Una scelta nostra influenza sempre la vita delle altre persone. Se una sola donna legittima la prostituzione, ci rimettono tutte le altre, da quelle che prendono le botte perché schiave, a quelle che non fanno carriera perché non la danno. Siccome la mia libertà finisce dove inizia quella dell’altro e la condiziona, allora questo significa che non è vero che io posso fare tutto quello che voglio a prescindere.

Viviamo in una trama di relazioni, non siamo singole entità. La nostra è sicuramente una tesi controcorrente perché nel frattempo i modelli televisivi proposti dai poteri forti, la relativa sottocultura che legittima le più svariate forme di prostituzione, una scuola allo sfascio, nonché genitori menefreghisti o, peggio, complici di questo sistema, hanno permesso che venissero tirate su svariate donzelle (che potrebbero essere nostre figlie) senza alcun senso etico, alcuna dignità e alcun rispetto di sé, donne o pseudodonne che hanno sostituito tutti gli obiettivi delle nostre mamme – che hanno lottato per la nostra libertà e per i nostri diritti – in diamanti e macerie. Siccome questi modelli femminili negativi hanno disgregato l’essenza dell’universo femminile con i suoi valori, sono proprio le donne che lo devono rigenerare per prime, dimostrando di avere una forza maggiore di coloro che le vogliono succubi reiterando questi modelli di schiavitù.

Chi corrompe (e la prostituzione è una forma di corruzione) non effettua il male solo come atto in sé, ma danneggia tutti i non corrotti, tutti coloro che credono fermamente nella meritocrazia e nel lavoro duro per ottenere risultati. È per questo motivo che io mi sento di ringraziare chi ha detto no, anche se questo ha comportato per lei un danno economico. Ringrazio questa ragazza perché, con il suo no, ha reso l’umanità un poco migliore. Se avete voglia di ascoltare la sua testimonianza, riportata da Corriere della Sera.it: «Che imbarazzo da Berlusconi». Altri due interessanti video, in contrasto l’uno con l’altro, sono quello dell’intervista alla escort Terry De Nicolò, con le sue sconcertanti affermazioni, riportato dal presente numero di LucidaMente, e Il corpo delle donne, che spiega il retroterra culturale che ha creato l’humus adatto alla piena legittimazione della prostituzione.

Ilaria Volpi Kellermann

(LM EXTRA n. 27, 16 gennaio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 73, gennaio 2012)

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Tags: corpofocusindividualismolibertàmaleprostituzionesocietà
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Comments 0

  1. serena says:
    13 anni ago

    Sono d’accordo che spetta principalmente alle donne e uomini combattere la vendita di sè. Mi lascia qualche dubbio il concetto di libertà illuminista.In realtà sul proprio corpo c’è un diritto di prelazione del soggetto come nel caso dell’uscita dalla vita.Certo è degradante vendere una parte di sè,ma allora dobbiamo estendere il concetto. Anche il matrimonio per interesse è prostituzione.Anche la vendita della mente e delle idee ( intellettuali,
    politici). Spetta anche alla società promuovere un concetto elevato della persona che non ha niente a che fare coi modelli del maschilismo, consentire libertà di rapporti sessuali gratuiti e consentire un livello di vita decente a tutti.

    Rispondi
  2. Luca says:
    13 anni ago

    Mi sembrano pareri folli. Secondo la stessa logica di negazione della libertà individuale è giusto vietare l’eutanasia e a maggior ragione l’aborto. Il neo-femminismo sta producendo il medio evo.

    Rispondi
    • Valeria says:
      13 anni ago

      Luca, questo articolo non mi sembra assolutamente espressione del neofemminismo (poi…tu che intendi per “neofemminismo”? Mi sembra che oggi un movimento unitario con questo nome non esista)…è semplicemente un parere personale, condivisibile o meno, a mio parere molto retrogrado. Il femminismo, in tutte le epoche, afferma prima di tutto la libertà della donna (così come dell’individuo in generale) di disporre liberamente del proprio corpo.

      Rispondi
  3. luca says:
    13 anni ago

    e poi vietiamo la pornografia perchè è prostituzione davanti ad una telecamera, le modelle perchè offrono un’immagine degradante della donna ridotta a manichino, le modelle per gli artisti perchè danno la visione loro corpo nudo in cambio di soldi, …ah e poi trasferiamoci direttamente a Theran, che è una bella città dove non si perde tempo dietro a queste stupidaggini illuministe sulla libertà individuale.

    Rispondi
  4. Valeria says:
    13 anni ago

    Anche io non condivido affato la tesi sostenuta da quest’articolo, specie dove demanda alla donna la custodia della morale sessuale. Essendo io femminista, ma non estremista, non considero la donna moralmente superiore all’uomo, anzi li ritengo del tutto alla pari: ognuno quindi, e specie chi detiene il potere, si prenda le proprie responsabilità. La donna non è responsabile della corruzioone morale del mondo (ammesso e non concesso che la prostituzione per libera scelta sia causa e/o effetto di tale corruzione) nè deve essere responsabile della sua salvezza: adoperiamoci piuttosto insieme per capire le ragioni di certi fenomeni, sempre meno banali di quel che sembrano. Apprezzo però la rivista Lucidamente, che seguo con continuità, perchè dà spazio a tante voci diverse, anche a quelle che magari non rispecchiano in pieno il pensiero della direzione: ho notato infatti che in altri articoli ed altri numeri della rivista temi quali sesso, eros e prostituzione sono trattati in modo del tutto diverso, per nulla moralistico, e questa varietà di punti di vista è tipica del giornalismo ben fatto e libero.

    Rispondi
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  6. Pingback: Anche voi moralisti sul sesso?

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