Lo scrivere tradizionale è stato ormai superato dalle moderne tecniche redazionali per la Rete? Si può arrivare a parlare ormai di una nuova forma di giornalismo?
Il giornalismo è cambiato. Inutile negarlo. Internet ha portato stravolgimenti in tutti i settori del vivere quotidiano e anche l’arte di scrivere ne ha risentito pesantemente. Sono ormai lontani i tempi nei quali la scrittura era una disciplina ascrivibile esclusivamente alla sfera editoriale; il periodo, tanto per intenderci, del giornalismo in senso strettamente tradizionale. Scrivere oggi in epoca 2.0 e in pieno boom delle tecnologie multimediali implica necessariamente conoscenze trasversali; sono richiesti approcci interdisciplinari che vanno dalla scrittura alle competenze in ambito web.
Il tutto rientra nel novero di quella rivoluzione voluta da Google e nota con il termine di Seo, Search engine optimization, ovvero lavorare per ottimizzare un portale al fine di fargli guadagnare posizioni sui motori di ricerca. Da quando questo mutamento radicale ha trovato piena attuazione, sono cambiati i parametri di valutazione dei siti. I motori di ricerca, su tutti Google, che è quello più utilizzato a livello mondiale, hanno iniziato a tenere da conto altri parametri per dar vita alla pagina dei risultati per una data parola chiave. E in Rete è nata una vera e propria guerra virtuale per guadagnare posizioni. Cosa c’entra tutto questo con il discorso iniziale, legato alla scrittura? Sembra difficile immaginarlo, ma le due cose sono intimamente legate.
Uno degli aspetti maggiormente preso in considerazione da Google per valutare un sito è quello legato alla qualità dei contenuti. Ecco dunque che la scrittura di testi per siti internet, meglio nota come web writing, ha iniziato a prendere il sopravvento. Finalmente, potremmo dire. Sì, perché, se in passato a contare era più la quantità, e di conseguenza si è assistito alla proliferazione di siti “contenitori” di articoli di dubbio gusto, tanto per fare numero, con i nuovi algoritmi Google ha inteso premiare la qualità. Quindi, meglio un portale con meno articoli, ma di livello superiore. Il che si traduce con la necessità di dar vita a contenuti di testo assolutamente originali, non copiati dalla Rete; scritti tenendo conto di alcune accortezze tecniche; orientati a fornire informazioni reali per il lettore.
Una rivoluzione dettata, una volta tanto, dalla qualità. E, come prima conseguenza di ciò, si è assistito alla nascita di una nuova figura professionale; una sorta di giornalista 2.0, o forse sarebbe meglio dire un professionista della scrittura per il web, che unisce competenze editoriali tradizionali ad altre strettamente connesse al mondo della Rete. Se questo sia un bene o un male, non spetta a noi dirlo in questo contesto: ciò che è importante notare è che qualunque cambiamento sia orientato a fornire maggiore qualità per l’utente, soprattutto se inserito in un macrocosmo quale quello di internet, dove spesso a farla da padrone sono contenuti di scarso valore, dovrebbe indubbiamente essere accolto con grande favore da parte di tutti i fruitori del web. Perché poi, alla fine, i vantaggi maggiori sono per loro.
(g.b.)
(LucidaMente, anno XI, n. 129, settembre 2016)
Sono d’accordo che bisogno scrivere solo contenuti di qualità. Contenuti, diciamo mediocri, si trovano ovunque e fanno perdere solo tempo.
Tempo che possiamo dedicare a leggere contenuti che vale la pena di leggere.
Credo che i motori di ricerca, specialmdente Google, stiano facendo un buon lavoro per farci trovare in prima pagina proprio quello che volevamo cercare. Purtroppo molti scrivono per il SEO inserendo più volte le parole chiave che interessa.
Bisogna scrivere solo per chi vuole leggere info su quell’argomento. Pensare solo a quello e si verrà premiati sia dai visitatori che dai motori.