25 dicembre 1943: l’ultima, commovente lettera alla mamma di Novello Bianchi, condannato a morte della Resistenza italiana. Una sua copia è ancora oggi amorevolmente custodita da una famiglia bolognese. Di generazione in generazione
L’infernale macchina omicida nazifascista non si fermava neanche a Natale. Esattamente settant’anni fa, proprio il 25 dicembre 1943, presso il poligono di tiro di Novara, assieme a un altro resistente, Franco Balzani, veniva fucilato il ventiquattrenne Novello Bianchi.
Il giovane era nato a Villadossola (all’epoca in provincia di Novara) il 24 novembre 1919. Operaio, nell’autunno del 1943 era entrato a far parte del gruppo di operai armati organizzatosi nelle fabbriche della sua cittadina sotto la direzione del comunista Redimisto Fabbri. L’8 novembre 1943, due mesi dopo l’infamante armistizio, con l’attacco al presidio tedesco di Antronapiana, partecipò all’insurrezione del paese, che, però, venne riconquistato dai nazifascisti dopo due giorni d’assedio grazie all’appoggio dell’artiglieria e dell’aviazione tedesca. Il 24 novembre 1943 venne arrestato nella propria abitazione da militari tedeschi guidati da fascisti locali, rinchiuso nelle carceri del Castello di Novara e infine processato e condannato a morte con altri nove compagni, tra i quali Luigi Boghi (oggi 95enne) e Remo Busca. Questi ultimi si salvarono in quanto, per la loro giovane età, la pena fu commutata in reclusione, ovvero in deportazione nei lager nazisti.
Ma in questa sede non vogliamo tanto narrare la figura e la storia di Bianchi, da tempo riportata su numerosi siti (http://www.isrn.it/chi.cfm?sezione=457; http://www.comune.villadossola.vb.it/CenniStorici?Fucilati), né della famosa Repubblica partigiana dell’Ossola. Intendiamo invece raccontare brevemente la vicenda della sua ultima, commovente lettera, destinata alla mamma e già pubblicata appunto nei siti sopra citati. Abbiamo scoperto che una famiglia residente a Granarolo, comune presso Bologna, custodisce gelosamente e con affetto una copia della missiva. Non l’originale, ma una copia manoscritta dalla stessa mamma di Novello e consegnata – come ricordo – a un’amica.
Il figlio di quest’ultima si trasferì poi a Bologna per lavoro e oggi la nipote della donna e i due pronipoti la conservano come ricordo indelebile di quei tragici giorni (a metà gennaio uscirà il n. 28 di LM MAGAZINE, interamente dedicato alla Giornata della Memoria). In essa troviamo i valori dell’amore filiale, del patriottismo, della devozione religiosa, che vedremo anche in altri documenti che pubblicheremo tra un mese, segni di una spiritualità di un’Italia che comunque non esiste più. Essendoci stata data la possibilità di vedere la copia anastatica della lettera, la trascriviamo con estrema precisione rispetto a quanto già pubblicato (comunque pochissime le variazioni). Abbiamo altresì lasciato gli errori formali presenti nel testo. Eccola, di seguito.
Cara Mamma negli ultimi istanti della mia vita il mio pensiero è a te, e a tutti i miei cari. Io sono rassegnato alla mia sorte e ormai tranquillo con l’anima tesa verso Dio, nella speranza che Egli mi accolga nel suo Regno. Una sola cosa io voglio che tu sia forte e che sappi sopportare questa grave sciagura che ti colpisce, devi sopravvivere a tutto questo e pregare per me. Io dall’alto nella certezza che Gesù mi accolga fra i suoi fedeli saprò guardarti e ti proteggerò in attesa che tutto questo dolore che ti colpisce così crudelmente vada diminuendo adagio, adagio, devi resistere a tutto ciò e pensa che hai un’altro figlio lontano, Gustavo, che da molti anni non vedi, sopporta tutto serenamente e attendilo, e dalle un bacio per me che fino all’ultimo istante l’ho sempre ricordato.
Non voglio che si pianga per me, accusate il dolore ma siate forti come lo sono io in questo terribile momento che da poco mi separa dalla morte. Ripeto, sii forte e prega per me. E ti chiedo perdono se in passato ti feci molto soffrire, andrò da Dio anche egli sapprà perdonarmi e di lassù verrò spesso a trovarti, il mio ultimo pensiero è a tè cara mamma, ricordati sempre che io ti voglio tanto bene, sii forte e coraggiosa un tempo ci ritroveremo ancora. Ti bacio tanto, tanto e col pensiero unito al tuo, ti stringo a me e ti dico mamma addio, tuo figlio Novello. Bacio pure voi tutti che in questo momento mi venite alla mente addio a tutti, colui che pregherà per voi: Novello. Mamma conserva questa immagine e medaglia, baciale che io le ho baciate.
Le immagini: Novello Bianchi, cartolina d’epoca di Villadossola, la copertina della raccolta Einaudi di Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana e, in calce, una copia dell’originale della sua ultima lettera.
Rino Tripodi
(LM EXTRA n. 31, 20 dicembre 2013, supplemento a LucidaMente, anno VIII, n. 96, dicembre 2013)