Alcuni versi tratti dalla silloge “La generazione entrante” (Giuliano Ladolfi Editore), curata da Matteo Fantuzzi
Un florilegio di indubbio interesse, giunto alla seconda edizione, che raccoglie nuove voci di “militanti della parola”. Non si tratta della classica antologia di “giovani autori”, ma di una mappatura di vita, ben lontana dal concetto di “metropoli letteraria”. Stiamo parlando della silloge poetica La generazione entrante. Poeti nati negli Anni Ottanta (a cura di Matteo Fantuzzi, Giuliano Ladolfi Editore, pp. 168, € 12,00). Tra gli autori compresi nel volume, troviamo Dina Basso, Marco Bini, Carlo Carabba, Giuseppe Carracchia, Tommaso Di Dio, Francesco Iannone, Domenico Ingenito, Franca Mancinelli, Lorenzo Mari, Davide Nota, Anna Ruotolo, Giulia Rusconi, Sarah Tardino, Francesco Terzago e Matteo Zattoni.
Ciò che sorprende è l’esuberante attualità della scrittura, così limpida e scandita. È di pagina in pagina che si fa sempre più presente la nostra contemporaneità, che la poesia cuce e disfa. Il canto di Francesco Terzago appare quasi come un diario della città: «Nel frattempo il traffico sopra di noi / non conosce interruzioni, non conosce alcuna pietà. / Da queste feritoie intravedo la vecchia fabbrica, la vecchia fabbrica / che non ce l’ha fatta. E la piccola stazione vicino a questa; / hanno fatto entrambe la stessa fine: fronde gialle; acacie / e noccioli come spazzole da scarpe. Il cielo, da queste parti, / ha il colore spento del cartone bruciato. A volte anche / io mi sento solo e non servono stanze dove si riparano / la luce del giorno i miei amatissimi ospiti, non vale a niente / cercare la loro compagnia». Per proseguire con l’Architettura di Domenico Ingenito, città che sono «finestre roventi, / sventrate piazze meridiane, / stanze scardinate dalla pioggia… / Città stravolte dalla loro battente solitudine… / favole di commercio, immagini delicate / di soave industria… / Ogni città è vendetta anteriore su cui passa la bellezza». Così la periferia diviene il centro della creazione del canto e ciascuna parola ci spinge ad avere «la pelle finalmente vicina alla gente» (Tommaso Di Dio).
Che cosa sia poi la poesia nella sua integra accezione è via sconosciuta che riesce a trovarti in un susseguirsi di voci, come suggerisce Giuseppe Carracchia: «La proporzione delle parole spacca / dal ventre la pietra e s’apre a sé stessa / germoglio in nodo al noce, geometria / scalfita a scrollo d’ali: vita ch’esige la vita». Ma chi è il poeta? Colui che porta «in dono l’ascolto / delle tracce e delle voci che ripetono intorno / l’ansia indecisa dentro la caverna del corpo» (Tommaso Di Dio). E quale soffio lo spinge e lo indirizza? «Mi guida la ricerca / di quella sensazione / che sempre sfugge insieme alla conquista, / e ogni uomo di norma / dice felicità» (Carlo Carabba).
Non potevano mancare, nel florilegio poetico di questa “generazione senza padri” le voci femminili. Franca Mancinelli dipinge con rara e coinvolgente maestria la figura della Ragazza arco, che «appoggia un piede in aria e congiunge / costellazioni di non generati / al grido che ha rotto le acque, / appesa la pelle a un ramo cattura il vento, / è una busta della spesa / di desideri altrui / svaniti in uno sguardo». Mentre Sarah Tardino lancia a tutti noi un’esclamazione accorata: «Giorni! Prendetemi i polsi / e sollevatemi fino agli antipodi / delle domande, datemi un nome di rabbia / e di battaglia un nome nuovo / per i chiostri e per le vele colme».
E proprio di vele colme di poesia è intessuto La generazione entrante, un libro che coinvolge e scuote l’animo nelle sue dimensioni più profonde. Un libro che raggiunge lo scopo – per usare le parole del prefatore, Matteo Fantuzzi «di fare quanto ci sembra oggi più straordinario: dare il giusto peso alla poesia, la giusta dignità che merita». In un mondo che sembra adatto solo ai mercanti e ai banchieri, al denaro e alla vile materia, riassaporare il soffio vitale della poesia e trovare un rifugio su quella «battigia desolata» (come scrive Davide Nota) che è la vita, ci sembra davvero cosa di non poco conto.
L’immagine: dipinto di Riccardo Melotti.
Maria Sofia Gallotta
(LM EXTRA n. 28, 15 maggio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 77, maggio 2012)