Qual è il vero volto dei lavoratori dell’amministrazione pubblica? Si tratta realmente di persone grigie e senza spirito d’iniziativa – così come le vorrebbe il luogo comune – oppure, ben nascoste dietro scrivanie ordinate o nell’oscurità di archivi polverosi, si celano altre identità inaspettate? Leggendo le pagine de Gli statali. “Gioie e Dolori per il posto fisso” (Morpheo edizioni, pp. 128, […] 10,00), l’autore Arduino Rossi traccia ventuno vicende di giovani e vecchi impiegati pubblici. Spenti o intraprendenti, ruffiani o invidiosi, riservati o vittime di mobbing, i protagonisti di questo libro ricreano con le loro avventure fatti molto vicini alle realtà di ogni giorno. Senza cadere nello stereotipo o nella macchietta, si ricostruiscono storie di ordinaria follia all’interno delle mura degli enti pubblici, dove nessuno si sente davvero realizzato nello svolgere il proprio impiego. Eppure c’è anche chi, emancipandosi dalla sua occupazione per perseguire un sogno di autonomia e ambizione, finisce per condurre una vita ben più grama di quella da impiegato. Su tutti i personaggi domina il sorriso scanzonato – a volte amaro, altre sarcastico – dell’autore.
Dal precisino all’avvocato – Questi personaggi, protagonisti di due racconti diversi e complementari, testimoniano quanto possa essere differente l’approccio verso il pubblico impiego. Da una parte c’è Il precisino, lavoratore instancabile, sempre puntuale e inappuntabile, essendo convinto dell’importanza dell’Istituto per la prevenzione della malaria per il quale lavora (nonostante in Italia non si verifichi un caso di malaria da decenni). Rimprovera chiunque denigri l’utilità di quel luogo sacro dove si reca ogni mattina da venticinque anni, specialmente se a farlo è l’ultimo arrivato. Quando per lui si appressa la grande occasione del riscatto da una vita di mediocrità, saluta l’ufficio con estrema malinconia, chiedendosi se il futuro sarà altrettanto tranquillo quanto il periodo trascorso lì. Sul versante opposto si colloca la figura dell’avvocato, che ha scelto la vita nella pubblica amministrazione solo per lavorare poco, arrotondando lo stipendio con i guadagni in nero ottenuti dalle ditte tassate dal Centro imposte erariali aggiunte. Tuttavia, nel suo intimo resta un insoddisfatto e, quando non passa l’esame d’avvocato, finge che tutto prosegua al meglio, non volendo ammettere di fronte ai colleghi – invidiosi della sua ambizione – la propria sconfitta. Per inscenare l’apertura di un’attività in proprio, rassegna le dimissioni e va a lavorare in una biblioteca, rinunciando per sempre ad ogni aspettativa per un futuro migliore.
La sportiva e l’amante del direttore – In questi racconti tutti al femminile l’arte del pettegolezzo e quello della seduzione appaiono come le attività meglio svolte dalle donne in ufficio. Il personaggio della sportiva è quello di una persona dinamica, sbrigativa, efficiente e riservata. Per la sua poca cura nel vestire, l’aria schiva e l’innato senso del dovere, si attira subito l’antipatia delle colleghe, che la rendono bersaglio privilegiato delle loro frecciatine. La situazione resta immutata fino a quando non si innamora, diventando elegante e distratta esattamente come le altre. A quel punto perde anche la stima del capo e diviene a maggior ragione oggetto di critica da parte delle malelingue, che non le perdonano la felicità derivatale dall’amore. Seduzione e perversione sono, invece, al centro del racconto L’amante del direttore, all’interno del quale la protagonista coniuga il desiderio di fare carriera con quello di sfogare i propri istinti sessuali, riversando ogni attenzione sul capo. Tra i due nasce una storia piena di risvolti tragicomici.
Lo scrittore e l’arrivista – In questo caso ci troviamo davanti a due storie amare, dove i protagonisti si rivelano rispettivamente vittima e carnefice, finendo entrambi in disgrazia. Lo scrittore è un sognatore, che spera di tenersi impegnato nel pubblico impiego solo temporaneamente, fino a quando non avrà pubblicato i primi lavori. Immediatamente, però, la vita in ufficio si manifesta col suo volto più crudele. Divenuto vittima del mobbing, viene relegato negli archivi polverosi, isolato dagli altri e incolpato di un errore non commesso. Proprio nel momento in cui rischia di perdere il lavoro, ritorna a pensare alla vita da scrittore, che sembra essere giunta alla svolta tanto attesa. Tuttavia l’ultimo tentativo di ottenere una pubblicazione va in fumo proprio quando le cose si risistemano in ufficio, costringendolo ad accettare per sempre una vita di mediocrità e ad accontentarsi delle piccole banalità quotidiane. L’arrivista è, invece, un emigrato che, tornato dall’America, non riesce a trovare lavoro e vive di piccoli espedienti. Assunto finalmente nella pubblica amministrazione grazie alle suppliche di sua moglie, che aveva bussato ad ogni porta, è intenzionato a fare carriera col mezzo più meschino, ma che meglio funzionava in ufficio: quello delle chiacchiere. Mettendo alla berlina ogni difetto dei colleghi, cercando di porli in cattiva luce, finisce lui stesso vittima dei suoi giochi ed è costretto a dare le dimissioni.
Dinamiche lavorative – Come si vede, quelli proposti dal libro sono esempi di varia umanità; ogni personaggio coi propri difetti, sogni, inquietudini, manifesta alcuni dei caratteri tipici del lavoratore statale, tutt’altro che grigio e privo di iniziativa. Sono le dinamiche d’ufficio a trasformarlo, semmai, in un soggetto mediocre e libero da sogni. Ma non a tutti andrà così male, o, almeno, lo speriamo per loro…
L’immagine: la copertina del libro.
Claudia Mancuso
(LucidaMente, anno III, n. 10 EXTRA, 15 gennaio 2008, supplemento al n. 25 dell’1 gennaio 2008)