Un saggio che affronta in maniera diretta la questione più enigmatica e profonda a cui l’uomo da sempre ha cercato risposta: l’esistenza della vita in questo mondo. Stiamo parlando del libro di Alessio Follieri Il doppio senso della vita (Giraldi Editore, pp. 284, € 13,00). Con tono né autoritario né accademico, l’autore discute temi importanti quali la consapevolezza, la coscienza, l’evoluzione della vita, la nascita dell’universo e il ruolo dell’intelligenza nella natura universale. Il nuovo dialogo che si apre invita indirettamente il lettore alla contemplazione della natura, in contrasto con tutti i drammi che affliggono l’intera umanità.
L’Amore, la dimensione perduta – Follieri esamina due fattori con i quali comprendiamo il mondo che ci circonda: una conoscenza fatta di nozioni e una conoscenza fatta di percezioni. Il grosso problema dei nostri giorni è che l’umanità ha evoluto la conoscenza nozionale a discapito di quella percettiva, giungendo in questo modo ad una razionalità stagnante. Infatti, razionalità e relativismo sono gli elementi in base ai quali l’umanità attende le soluzioni ultime solo dalle scienze empiriche, cui spetta il compito di dimostrare secondo i propri metodi le verità ultime dell’esistenza. L’alternativa a cui aspira l’autore è costituita dall’amore, inteso come attivazione interiore di una percezione più grande. Ed è proprio la varietà della sfera emozionale che rappresenta l’asse rivoluzionario del concetto del “doppio senso della vita”.
L’importanza di uscire dal cerchio – Da tempi immemori, la conoscenza solleva enigmi che riguardano la nostra esistenza materiale nell’universo. L’autore descrive l’evoluzione della vita da due punti di vista distinti e opposti: il primo è legato alla razionalità scientifica mentre il secondo riguarda la coscienza, ovvero quella consapevolezza profonda che guida le nostre scelte più importanti. Passando per argomenti di natura scientifica e filosofica, Follieri arriva a discutere dell’amore incondizionato, ovvero dell’importanza di amare la vita, il mondo che ci circonda e gli altri esseri umani. In questo senso, il libro è un palese invito a guardare oltre i nostri limiti, il nostro ego e il nostro recinto. Ci spinge a dare un’occhiata a cosa c’è fuori, nel tentativo di percepire un cambiamento rispetto a quello che già possediamo nel nostro recinto esistenziale.
Universo e materia – Nell’ultima parte dell’opera, Follieri esamina due elementi specifici: la realtà, intesa come l’universo, e la possibile unificazione dell’umanità sotto una medesima esigenza di verità. Per quanto riguarda l’universo, l’autore lo descrive come un insieme di materia, quest’ultima intesa non solo come un ente solido e stabile ma soprattutto come l’incontro delle stesse energie primordiali. In fondo, la materia, e tutto ciò che è nato da un evento primordiale come il Big Bang, non è altro che una stessa energia sotto diverse configurazioni, le quali forniscono ai nostri sensi la visione della realtà e di ciò che consideriamo tale. Quindi, la dimensione da cui si è originato l’universo è strettamente connessa al fenomeno “vita”, cioè a noi stessi, e noi stessi interiormente siamo un espressione di tale energia.
Una nuova filosofia – La parte conclusiva del libro si chiude col tentativo di sottolineare un nuovo umanesimo: quello caratterizzato dalla peculiarità di prescindere dalle piccole e grandi divisioni umane per comprendere un senso nuovo della vita, in una nuova e grande unificazione dell’umanità. Per l’autore le differenze culturali, religiose e filosofiche sono una ricchezza, ma ci ricorda che solo da un’unificazione di tutte le “diversità” si possono rilevare gli elementi di fondo che sono sempre i medesimi da cui sorge la via verso la verità assoluta della nostra esistenza.
L’immagine: la copertina del libro di Alessio Follieri.
Jessica Ingrami
(LucidaMente, anno IV, n. 43, luglio 2009)