Nel suo saggio “La conquista del Paradiso” (Einaudi) lo storico statunitense Paul M. Cobb svela verità che risulteranno sgradite al conformismo buonista
Tanti sono i “cavalli di battaglia” di terzomondisti, islamofili, xenofili e buonisti in genere, affetti e afflitti da complessi di colpa. Uno consiste nella leggenda che le crociate furono un’aggressione dell’Europa occidentale cristiana contro dei pacifici musulmani che se ne stavano a casa “loro”. “Loro”? Forse no (vedi Mediterraneo e “Medio Oriente”: chi li ha “invasi”?; nonché Islamismo: tutte le verità nascoste). Ma lasciam perdere.
Solo negli ultimi decenni tale interpretazione, paradossalmente costruita proprio da certa cultura occidentale intrisa di autocriminalizzazione a seguito del colonialismo e dell’imperialismo, è stata ripresa pure dal mondo islamico, cui era da sempre sconosciuta. I fini di questa – come vedremo – menzogna e capovolgimento storico da parte musulmana, sulla scia del masochismo occidentale, sono stati solo strumentali e antieuropei, come giustificazione della jihad. La verità sulle crociate, ben nota e diffusa senza problemi tra i musulmani in buona fede, almeno fino al secolo scorso, ci viene (ri)svelata dallo storico statunitense Paul M. Cobb nel suo libro La conquista del Paradiso. Una storia islamica delle crociate (Einaudi, pp. 368, € 32,00; in originale The Race for Paradise, cioè piuttosto “la gara”, “la corsa al Paradiso”).
Lo studioso analizza come furono percepite dalle fonti storiche coeve, cristiane e musulmane, le guerre oggi note come “crociate” (per i meno esperti, ricordiamo che la prima di esse – e, di otto-nove, praticamente l’unica vincente per i cristiani – avvenne nel 1099, con la presa di Gerusalemme). Se le parole hanno una qual certa importanza, né le une né le altre testimonianze storiche definiscono quelle azioni belliche col termine oggi in uso. Addirittura, nell’arabo classico non esiste proprio la parola “crociata”. L’espressione araba che oggi designa le crociate (al-hurub al-salibiyya, “le guerre crociate”) è un neologismo. Gli intellettuali e i signori islamici del tempo videro in quelle che oggi chiamiamo “crociate” due aspetti.
Da un lato, la consueta, fastidiosa molestia proveniente da popoli barbari di frontiera quali i Franchi, intesi in senso più o meno ampio: insomma, nulla di nuovo dal mondo cristiano. Dall’altro, un’occasione da sfruttare per ridisegnare alcuni confini e influenze al loro interno. Oltre la rozzezza e la barbarie, nonché l’inferiorità culturale, agli “europei-cristiani” veniva imputato, razzisticamente, anche l’aspetto fisico e il carattere. Non solo biondi e slavati, sporchi e poveri, dunque brutti rispetto alla bella tipologia araba o berbera, ma pigri e corpulenti, femminei e lunatici. Questa era l’opinione generale del mondo islamico nel Medioevo nei riguardi dei futuri “europei”. Tale “inferiorità” era imputata ai climi rigidi e, quindi, alla scarsità di raggi solari nel Nord.
Del resto, a metà XI secolo, il mondo musulmano, oltre che più civile, è di gran lunga più vasto e più urbanizzato dell’Europa. Secondo Cobb, per gli islamici dell’anno Mille, il centro del mondo, come si vede pure dalla celebre cartina del geografo e viaggiatore Muhammad al-Idrisi, «non è Gerusalemme, come in molte mappe cristiane medievali, ma la penisola araba e la città santa dei musulmani, la Mecca». La stessa Gerusalemme e l’intera Palestina erano ritenute solo una parte della Siria, toponimo che all’epoca comprendeva una regione molto estesa: «Dio ha diviso il mondo in dieci parti; ne ha messo nove decimi in Siria e il rimanente nel resto del mondo».
Nella memorialistica araba i combattimenti per difendere e poi, poco tempo dopo, riconquistare Gerusalemme, occupavano molto meno spazio ed enfasi rispetto a quanto succedeva nella cristianità. Uno shock maggiore fu la perdita della Sicilia, a partire al 1060, per mano dei Normanni. Comunque, in attesa della conquista di Roma, “la mela rossa”, il mito, la grande preda, era ritenuta Costantinopoli, “la mela d’oro”: sognata, bramata, irraggiungibile per secoli, e alfine espugnata nel 1453, all’età di appena 21 anni, da Maometto II il Conquistatore. Su questa impresa si spesero le fantasie storico-letterarie dell’islam, non sulle guerre coi cristiani in Palestina. E passiamo all’altro, più sorprendente, aspetto della vicenda-crociate. Quale migliore occasione dell’arrivo dei Franchi, per “regolare” qualche conto, per risolvere le guerre intestine tra signori islamici, in un territorio ormai destabilizzato dalle invasioni turche?
Per spostare gli equilibri militari, i rozzi “immigrati” franchi venivano contesi con ricche paghe. Non avvenne alcuna mobilitazione musulmana, alcuna jihad, contro l’arrivo dei crociati. Anzi. Un esempio per tutti. È il settembre del 1108. Chi si fosse trovato nei pressi della fortezza di Tall Bashir avrebbe assistito allo «strano spettacolo del signore franco di Antiochia che marciava a fianco delle truppe musulmane del signore di Aleppo, schierati in battaglia contro il rappresentante del sultano, il signore musulmano di Mossul, in cammino assieme ai suoi alleati, i franchi di Edessa». Alcuni scrittori arabi del tempo restarono scandalizzati da tali alleanze. Ma molte persone comuni di religione musulmana preferivano una signoria “franca”, perché più equa e meno esosa sul piano fiscale. Insomma, ieri come oggi, il mondo islamico si presentava estremamente diviso. Non soltanto il solito odio sunniti-sciiti, ma anche contese di natura politica tra singoli potentati.
E, ieri come oggi, gli “occidentali” si inserivano o venivano inseriti in tali conflitti, in un puzzle di alleanze e divisioni trasversali da cui è difficile districarsi. Musulmani e cristiani erano a volte alleati, a volte nemici, e, per di più, contro altri musulmani o altri cristiani. E, spesso, il gioco era doppio o triplo. Stermini, orrori, inenarrabili, crudeltà, profanazioni, stupri? Purtroppo, come era consuetudine delle guerre di allora (così come di molte di quelle odierne), vennero praticati da entrambe le parti, per di più mescolate tra loro. In conclusione, le crociate non furono uno “scontro di civiltà”. Né, tanto meno, un assalto imperialista ante litteram da parte dell’Europa e della cristianità agli islamici, che, pertanto, sarebbero rimasti offesi in modo permanente.
Furono guerre intrise di ambiguità e doppiogiochismi e con una connotazione difensiva da parte dei cristiani, che per secoli erano stati invasi dagli arabi. Anche se oggi circola la fiaba che i poveri crociati fossero le “avanguardie” delle truppe di occupazione inglesi e francesi, delle multinazionali del petrolio e, magari, del movimento sionista. Volete vedere che si giungerà ad affermare che dietro le crociate vi era un piano dei giudei che già nel XII secolo volevano costituire uno stato ebraico in Palestina?
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 130, ottobre 2016)
Alcuni articoli sui rischi dell’intolleranza e dell’aggressività islamiche comparsi su LucidaMente: Le crociate? Un regolamento di conti tra potentati islamici; Islam e valori occidentali? Incompatibili; Fallaci, dieci anni dopo; Il manuale di autodifesa di Magdi Cristiano Allam; Franco Cardini islamofilo; Terrorismo, islam e l’integrazione rifiutata; Islam senza diritti umani; Ma la Mogherini conosce la storia Europa-islam?; Mediterraneo e “Medio Oriente”: chi li ha “invasi”?; Islamismo: tutte le verità nascoste; Esistono i “musulmani moderati”? Lo dimostrino!; Quindici “pezzi” antislamici; Cara Oriana Fallaci… Lettera a un animo mai domo; Magdi Cristiano Allam, chiedi perdono!; Aleviti, islamici tolleranti (e perseguitati); Una tetra bandiera nera sventola in Medioriente; La persecuzione dei cristiani, oggi; Il Medioevo tra noi: ieri, oggi, sempre; Quelle imbarazzanti mutilazioni genitali femminili…; C’è la libertà di parlare di Maometto?; Contro lo sgozzamento lento degli animali da macello senza stordimento;
Ieri su radio Rai 3 era ospite per parlare del suo libro “Crociate. Il millennio dell’odio”, il revisionista Gad Lerner. Nel libro sostiene che l’odio odierno del mondo islamico, e l’inizio dell’appetito coloniale europea, cominciò proprio con le crociate!? Cioè uno pseudogiornalista che si inventa storico filoislamico.
E Franco Cardini ci prova per l’ennesima volta con la giustificazione dell’odio islamico verso l’occidente. Fra non poco su Rai tre verranno trasmessi i suo documentari Islam-Italia; vedremo cosa proporrà.
A questo punto forse sarebbe il caso di invitare direttamente Abū Bakr al-Baghdādī, califfo dell’autoproclamato Stato Islamico, così ci spiega tutto. Ma veramente tutto…