POLITICAMENTE SCORRETTI, ANZI SCORRETTISSIMI: UN NUMERO CHE HA SCATENATO POLEMICHE GIÀ PRIMA DI USCIRE – Il numero 61 di LucidaMente sul “politicamente corretto” e su certa deviata percezione del rapporto uomo/donna nel mondo occidentale (con una guerra perpetua assurda e inutile, anzi dannosa), che vi apprestate a leggere, ha sollevato come non mai il dibattito all’interno della redazione (sotto trovate una presa di posizione del vicedirettore, che rispecchia quella di altre redattrici) e proteste preventive da chi ha avuto la ventura di leggerne in anticipo i contenuti. Tuttavia, come è abitudine della testata e del suo direttore – che sta scrivendo queste poche righe – e come ben sanno i lettori della nostra rivista, le censure sono aborrite; anzi, francamente proibite, a meno che non si vada contro il codice penale. Di più, proprio il fatto che, già prima di uscire, alcuni articoli siano stati “contestati”, mi spinge a pensare che si siano sfiorati dei tasti certamente da approfondire, ma che hanno toccato nervi scoperti… quindi il tema trattato non è certo da gettare alle ortiche. E come mai altri numeri monotematici con bersagli ben evidenti e senza possibilità di replica (tranne che attraverso le lettere dei lettori) non hanno sollevato altrettanti dubbi e perplessità? In ogni caso, sarebbe ipocrita, pilatesco e farisaico prendere le distanze da ciò che ho deciso di pubblicare. Anche perché – ripeto – non ho mai censurato alcun collaboratore o corrispondente della rivista e, in verità, non ravviso inesattezze, imprecisioni, falsità in alcun brano degli articoli di questo numero 61. Le opinioni di Caraco, Hughes o Moebius sono riportate tra virgolette e non vediamo perché gli autori delle “antologie” avrebbero dovuto prendere distanze “preventive” nei loro confronti. In ogni caso, senza parafrasare Voltaire, ho sempre difeso la libertà di espressione. Ancora, se si legge con serenità e senza pregiudizi questo bel numero di LucidaMente, potremo trarne giovamento tutti, e in particolare la sinistra del nostro Paese, arroccata dietro ideologismi, preconcetti, prevenzioni, ipocrisie, cause forse delle ripetute sconfitte elettorali e, quel che è più grave, culturali. E, come si enuncia nel titolo del numero, vorremmo presto uscire con altri numeri «politicamente scorretti, anzi scorrettissimi». Se non altro, per non annoiare i lettori (e noi). (Rino Tripodi)
IL (CIVILE) DISSENSO DEL VICEDIRETTORE – Caro direttore, ho letto gli articoli del n. 61 e ci sono alcune cose che non condivido, soprattutto riguardo al femminismo e al “politicamente corretto”. Sarebbe stato forse più opportuno inserire anche la voce di chi su questi argomenti la pensa diversamente da chi ha scritto gli articoli (Vezzetti a parte, le cui tesi mi sembrano assolutamente inoppugnabili). Non per “par condicio”, ma perché si tratta di problematiche piuttosto complesse che non possono essere affrontate e risolte secondo punti di vista, in qualche misura, univoci. È esatto sul piano storico-politico parlare di “vittimismo” a proposito di tante rivendicazioni delle donne? Se non ci fosse stato il movimento delle suffragette, si sarebbe mai arrivato a riconoscere alle donne inglesi il diritto di voto? Se non ci fossero state le lotte per i diritti civili negli anni Sessanta/Settanta, portate avanti anche e soprattutto dalle femministe, avremmo mai avuto divorzio e aborto in Italia? Credo di no, visto ciò che succede ancora oggi in talune nazioni dove prevale il fondamentalismo religioso. Diverso è il discorso sugli eccessi di certi gruppi femministi, perché è indubbio che le esasperazioni presenti nella “cultura della differenza” hanno provocato profonde divisioni tra i sessi e conflitti interpersonali talvolta immotivati. Ma non si può generalizzare: il movimento femminista è stato eterogeneo e molto articolato al suo interno (vedi in Italia le divergenze esistenti tra Udi, Mld, Mlda, Filf). Allo stesso modo non capisco come si possa affermare che la sinistra italiana odierna sia nella sua stragrande maggioranza convinta che «chi delinque è spinto dal bisogno e da una società ingiusta; i disabili sono persone solidali; chi va male a scuola è giustificato dall’esser nato in famiglie povere o “difficili”». Forse sarà stato così in passato, ma ormai pochi ragionano in questi termini, anzi mi pare proprio che in buona parte dell’elettorato di sinistra (Idv, Pd) prevalgano al contrario atteggiamenti “giustizialisti” e/o “meritocratici”. Anche in questo caso, quindi, si rischia di generalizzare un po’ troppo. (Giuseppe Licandro)
LE REAZIONI DI LETTRICI E LETTORI E LE RISPOSTE DEL DIRETTORE
SCORRETTI E SUPERFICIALI: DOCUMENTATEVI – Non mi è mai capitato in tanti anni di impegno per l’emancipazione e la liberazione delle donne in una associazione quale l’Udi – oggi Unione donne in Italia (come segno di accoglienza per chi è nata altrove) e dal 1944 Unione donne italiane che nasce dai Gruppi di difesa della donna – di trovare scritti così scorretti e superficiali. Non mi viene nessuna voglia di rispondere ma semplicemente di segnalare che le fonti per conoscere la storia del movimento delle donne in Italia esistono e per fortuna anche pubblicazioni. L’Udi – Unione donne in Italia nazionale ha un sito e l’archivio centrale è da tempo riconosciuto di notevole interesse storico. A Modena – dove io milito nell’Udi – i nostri archivi e molti altri anche personali sono in gestione al Centro documentazione donna di Modena e stanno all’interno della Rete degli Archivi del Novecento. Siamo anche su Facebook. Non abbiamo solo una storia grandiosa ma siamo ancora qui a prender parola tutti i giorni. La libertà di pensiero e di scrittura presuppone anche conoscenza. Il movimento delle donne non è mai stato univoco ma pieno di voci diverse. Fra le tante pubblicazioni vi segnalo l’ultima che ho letto, molto importante: Marisa Rodano, Memorie di una che c’era. Una storia dell’Udi, Il Saggiatore (l’autrice Non solo è stata una delle fondatrici dell’Udi dal 1944 ma è tuttora protagonista). Mi auguro che nel 2011 questo dibattito trovi un percorso più rispettoso. (Rosanna Galli – Udi Modena)
RISPOSTA A ROSANNA GALLI – Finché sarò direttore della rivista, non censurerò mai alcuno (in particolare grandi pensatori/scrittori come Hughes, Caraco o Moebius). Inoltre, essendo anch’io uno scrittore (certamente modesto), sono più interessato allo stile che ai contenuti: meglio chi sa scrivere che chi dice cose “buone” (o buoniste) in modo però formalmente scorretto, sciapo, sciatto. In ogni caso, come avrà visto dalla newsletter, un dibattito all’interno della redazione c’è stato. Non si intendeva fare la storia del movimento femminista, ma, semmai, toccare alcuni tabù derivanti dal “politicamente corretto”. Se lei, poi, non specifica le inesattezze che ha trovato negli articoli (i dati riportati da Vezzetti, forse?; per il resto trattasi di idee esposte con garbo), non posso certo darle né ragione, né torto. Le opinioni non sono né “superficiali”, né “scorrette” (a proposito di “politically correct”), ma appunto solo idee volterraniamente rispettabili, anche se toccano nodi sensibili e comunque ormai dati per scontati da un’ideologia postfemminista “corporativa” e sessista che unisce destra-sinistra-centro, e che incorpora qualunquisticamente Bonino, Mussolini, Carfagna, Turco, Prestigiacomo, Finocchiaro e magari pure Santanché. Infine, essendo la nostra rivista genericamente collocata “a sinistra”, forse sarebbe il caso di riflettere su un numero dedicato ad alcuni tabù della sinistra stessa. Inoltre, fin quando abbiamo attaccato Berlusconi, il Governo, il Vaticano, non abbiamo ricevuto richieste di chiarimenti da parte dei lettori. Invito i “miei” redattori a progettare per aprile un numero sul movimento femminista, ecc. Poiché, invece, in autunno mi sono pervenuti da collaboratori esterni molti materiali di altro tipo, che non trovo peraltro “scandalosi”, li ho pubblicati. Ripeto: le idee, secondo me, si pubblicano, non si censurano; bado solo agli errori di informazione/contenuti/dati e/o di forma: e in questo LucidaMente è in grado di insegnare giornalismo a tanti, tantissimi. (r.t.)
QUALI DONNE? – Gentile direttore, porti ancora un po’ di pazienza e ascolti alcune considerazioni in merito alla sua risposta a Rosanna Galli. La sua stessa risposta, non solo il numero così audacemente, “politicamente scorretto” della rivista che lei dirige contiene molte inesattezze, semplificazioni e superficialità. Dette con garbo, in bello stile e con arguzia, visto che lei è uno scrittore, ma pur sempre sciocchezze. Il fatto è che essere uno scrittore non comporta di necessità saper dirigere un giornale. Io, per esempio, che nella vita ho anche scritto libri, seppur inerenti il mio lavoro all’università, non saprei dirigere un giornale, neppure lei, però, almeno in questa occasione. Dalla sua risposta si evince che non è neppure in grado di accorgersi di quelle gravi inesattezze di cui parlava la dirigente dell’Udi che le ha scritto. Certo il pressapochismo dell’articolo di Vezzetti è piuttosto penoso. Ironizza su dati che non comprende, che capisce o che riporta male (il dato non è che la violenza è la prima causa di morte delle donne in Italia, ma che, probabilmente, al netto degli incidenti stradali (almeno in Europa e in America), nei paesi cosiddetti occidentali la violenza domestica è la prima causa di morte delle donne fra i sedici e i quarant’anni. Un po’ diverso, non trova?). Lei non censura, benissimo, ma se un suo giornalista scrive che “la vispa Teresa” è una poesia del Leopardi, lei che fa? Per il resto non entro nei dettagli, rimango anch’io “in superficie” perché non si può davvero andare troppo per il sottile. Post femminismo, vittimismo, buonismo, lei rigira i suoi luoghi comuni, stantii questi sì, come le finte provocazioni di articoli impostati su “boutade”, trovate e trovatine, con argomentazioni qualche volta da bar-biliardo. Poi, va bene, i grandi scrittori, messi lì in fila, non sempre danno il meglio di sé; alzi la mano chi non ha detto o almeno pensato una volta “uffa queste donne”. Comunque, e concludo, non so di che donne state parlando. Controllate le fonti. Non troverete piagnistei, ma grandi lotte per stare al mondo bene, come gli uomini, magari anche meglio. (Laura Piretti – Udi)
RISPOSTA A LAURA PIRETTI – 1) È chiaro che occorre controllare la veridicità dei testi e delle fonti: se qualcuno scrive che Leopardi ha scritto La vispa Teresa o che l’olocausto è una invenzione semita non lo accetto; ma ho controllato i dati e l’esattezza di tutte le citazioni e non vedo imprecisioni o manipolazioni; 2) per me la libertà di pensiero e la bellezza artistica vengono prima di tutto; 3) sono laico e, come tale, aperto e pronto ad ascoltare senza pregiudizio tutte le “campane” e a tollerare e/o ad accogliere idee diverse dalle mie; 4) come diceva Leo Longanesi, mi affascina più chi afferma idee lontanissime dal mio pensiero che chi mi ripete ciò che già condivido: nel primo caso mi si spalancano nuovi orizzonti e, nel caso, posso cambiare/crescere, nel secondo resto tale e quale; 5) tengo a chiarire che per me donne e uomini, pur con le loro bellissime diversità, valgono nella stessa misura, hanno lo stesso valore, nel bene come nel male: vi sono esempi di persone splendide a prescindere dal sesso, ma ciò che peggiora la nostra qualità della vita, la nostra convivenza civile o la nostra stessa integrità fisica, non può essere discriminato/giustificato in base al sesso, che si tratti di Berlusconi, Gasparri o Capezzone o di Gelmini, Roccella o veline/escort varie. Grazie ancora per il suo intervento: una rivista vive se è letta e in grado di sollevare discussioni e riflessioni. Oggi (ieri) abbiamo toccato dei picchi di lettori e, ovviamente, di “proteste” (ma pure di plauso, anche da parte femminile) e “CANCELLAMI”: personalmente mi va bene così. Mi fa specie vedere che, invece, in genere, le altre riviste parlano a se stesse, e la sinistra si contempla l’ombelico. Io frequento anche la plebe e non solo circoli intellettuali radical chic e capisco che come sinistra si è perso completamente il contatto con le persone semplici e che non si vinceranno mai le elezioni se talvolta non si scende dal piedistallo e dal “politically correct”. Populismo? È un rischio, ma è il popolo che vota (e, al momento, vota Lega). (r.t.)
GRAZIE A ROSANNA GALLI – Ringrazio davvero molto la carissima Rosanna Galli per questo intervento più che opportuno. Chi più di Lei poteva aiutare a far chiarezza sull’argomento. La Sua storia personale, il Suo impegno di una vita sul fronte della liberazione-emancipazione delle donne fanno di Lei un Riferimento unico e prezioso. Purtroppo superficialità e ignoranza, nel senso etimologico del termine, sono oggi come ieri una grave calamità per tutte e tutti. Grazie dunque a Rosanna che non solo denuncia la superficialità di questi interventi ma fornisce i mezzi per evitare, a chi vi si trova, di persistere nell’ignoranza. Ignoranza diffusissima!!! Purtroppo. Il Movimento delle Donne in lotta per la pari dignità ha una lunga storia e ancora un lungo cammino da percorrere! (Maria Laura Cattinari – Modena)
RISPOSTA A MARIA LAURA CATTINARI – Mi sembra che continuare ad accusare di superficialità e di ignoranza (Caraco e Hughes? Stiamo scherzando? Caraco è uno dei pensatori più originali del Novecento. Sia lui che Hughes sono pubblicati in Italia da Adelphi, non certo dalle “Edizioni del Duce”) senza argomentare su quale affermazione prodotta nel numero di Lucidamente in questione sarebbe inficiata da tali caratteristiche sia poco democratico, anzi francamente intollerante. Negli articoli da me pubblicati non vi è una sola riga esalti il maschilismo o che non riconosca i diritti delle donne. I titoli dei “pezzi” sono sotto forma di interrogazioni aperte e problematiche. E non vi è un passo che “maltratti” la storia del movimento per la liberazione delle donne. Ad esempio, Ravaglia esordisce enunciando: 1. L’ovvietà dell’uguaglianza delle capacità, della dignità, dei diritti fra uomini e donne; 2. L’ovvietà delle differenze biologiche fra uomini e donne; 3. L’ovvietà delle quasi irrilevanti differenze psicologiche fra uomini e donne (nonostante le differenze culturalmente indotte); 4. L’ovvietà del pari diritto allo studio, al lavoro, all’accesso a ruoli di responsabilità sociali di uomini e donne; 5. L’ovvietà del fatto che le rotture di palle (pulizie della casa, ecc.) non sono state attribuite dalla volontà divina alla donna; 6. L’ovvietà del fatto che purtroppo i primi cinque punti sono tutt’altro che scontati per molti uomini e anche per molte donne. Dov’è l’ignoranza e la superficialità? Non sarebbe il caso di chiedersi perché le donne oggi non solo non aderiscano a Udi e affini, ma neanche facciano politica, o perché votino in massa per Pdl-Lega, affascinate da quel bel tipo del Cavaliere? O queste cittadine non sono “di genere femminile”? (r.t.)
VIVA LA BEAUVOIR – Gentile dottoressa Galli, pur facendo parte del gruppo di LucidaMente e scrivendo ogni tanto per la rivista, leggo con piacere la sua e-mail e la condivido appieno: quando si scrive di qualcosa bisognerebbe informarsi e leggere sull’argomento. Non sempre questo viene fatto, nascono in questo modo argomentazioni deboli e polemiche un tantino sterili. Scrivo ora da Parigi, ieri reduce da una giornata beauvoiriana (anche in quanto membro della Simone de Beauvoir Society), un viaggio che viene dopo, e solamente dopo, avere letto, essermi informato e aver colmato lacune che prima sentivo di avere. Cosa che bisognerebbe sempre fare. Sono pertanto orgogliosissimo di aver scritto in ambito accademico e non su Beauvoir e sulle questioni di genere. (Matteo Tuveri)
BURQA, CORPI DELLE DONNE E SOPRAFFAZIONE – Cosa vogliono (o vorrebbero) le donne: 1) non più burqa e bavagli nelle assemblee (anche quelle elettive); 2) non più corpi di donne esibiti in tv e nelle pubblicità come al mercato delle schiave (www.il corpodelledonne.net); 3) non più donne vittime di sopraffazione, violenze e uccise “per amore” (http://www.youtube.com/watch?v=EGDLF8AGxCk&NR=1). Aspettare stanca, aspettare (troppo) danneggia tutte e tutti. Il Centro per la salute delle donne e la prevenzione delle mutilazioni dei genitali femminili realizzato da Aidos a Ouagadougou (Burkina Faso) in collaborazione con le organizzazioni locali Voix de femmes e Mwangaza Action è al centro del documentario di Mimmo Lombezzi che andrà in onda su Rete 4 sabato 1 gennaio alle 20,45 nel programma Storie di confine. Un viaggio nella vita delle adolescenti e ragazze emarginate che grazie ai servizi del Centro stanno cambiando la loro vita. (Aspettare stanca – http://vww.aspettarestanca.wordpress.com/)
SIETE COMUNISTI MA CONTRO LE DONNE – Sono un’imprenditrice del Nord-Est e ho sempre votato a destra, ma pensavo che voi comunisti almeno foste con le donne. Vergognatevi. (Laura Biondi – Treviso)
NON VI PIACE LA D’ADDARIO? – Il problema di voi, maschi di oggi, è che non accettate che esistano donne che, come la Noemi o la D’Addario o Ruby, sappiano stare al mondo e sfruttino bene la loro bellezza e il loro fascino. (Senza firma – Salerno)
LE STREGHE SON TORNATE? – Bisognerebbe tornare a un femminismo duro e puro, con l’obiettivo di tagliare il cazzo ai maschi. Io sarei la prima a farlo. (Loretta di Pisa)
AVETE RAGIONE – Sono una donna e non nascondo che istintivamente alcuni brani del numero della vostra rivista mi abbiano irritato, tuttavia, a mente fredda, che dire? Avete ragione, è tutto vero! Il problema è che oggi le donne difendono con arroganza diritti, ma anche privilegi e (loro) prepotenze. (Ada Bernardi – Milano)
TABÙ – Ci sono due tabù nella comunicazione delle società occidentali: uno è quello che riguarda il ruolo delle donne nelle sue varie specificazioni e l’altro non si può neppure nominare. (Lettera firmata – Bologna)
BEL NUMERO – Complimenti per il numero, in particolare per l’articolo di apertura sul politicamente corretto: siete grandi! (Cristina S. – Rovigo)
AL DIAVOLO! – Andate lucidamente al diavolo. E non inviatemi più alcun messaggio. Ma tornate ad andare al diavolo!!! (g…@tiscali.it)
PUBBLICAZIONE SU BLOG – Abbiamo pubblicato l’articolo di Rino Tripodi su https://jadawin4atheia.wordpress.com/, il blog di Jàdawin di Atheia. (Arnaldo Demetrio-Jàdawin di Atheia)
QUEL CERTO PROGRESSISMO… – In effetti CERTO progressismo (dico CERTO, io non generalizzo mai) ha oggettivamente e psicologicamente “castrato” tante persone, sia uomini che donne, riuscendo a ottenere risultati tali che neppure la Chiesa cattolica è riuscita a conseguire in duemila anni, e neppure il fascismo e gli altri movimenti affini nell’Europa degli anni Trenta-Quaranta dello scorso secolo, e neppure lo stalinismo e il maoismo (questi ultimi due, in materia di puritanesimo, già stavano bene). Tale puritanesimo continua nella cosiddetta “sinistra” di oggi: qualsiasi parola pronunci, stai sempre con la paura di essere giudicato male (“Non si può dire così!”). (Gianni Donaudi)
LA VERA QUESTIONE – Mi permetto solo di aggiungere un’osservazione che, forse, da sola, aiuta a capire almeno il cuore del problema. La vera superficialità e ignoranza e poca attendibilità ecc. che lei contesta rifacendosi a questa quella frase, questo o quell’argomento, non risiede appunto in questa o quella frase, questo o quell’argomento. Nel corso degli articoli, numerosi, si può trovare di tutto, affermazioni e negazioni, interrogativi, risposte agli interrogativi ecc. L’operazione “numero dedicato al politicamente scorretto con particolare attenzione alle donne”, infatti, è la vera debolezza del suo agire e dire. A quando un numero unico sui carabinieri? Pensi che divertimento: barzellette, atti eroici, fiction e dura realtà. Le donne? il femminismo? Proviamo a smuovere le acque, deve aver pensato, non su questo o quel tema, questo o quel dibattito. Sull’insieme, di tutto un po’, piccola enciclopedia popolare. Non si meravigli se qualcuna/o protesta, altre/i saranno d’accordo. Basta scegliere la frase giusta. Lei dice che quando la rivista ha parlato di Vaticano, di laicità ecc. nessuno ha protestato. Lei parlava di qualche cosa, infatti. Ma le donne, così globalmente concepite, come categoria che avrebbero questo o quel problema, questo o quell’atteggiamento, non esistono, e infatti per parlarne così, bisogna inventarsele. Per quanto mi riguarda la questione è soprattutto questa. (Laura Piretti)
RISPOSTA A LAURA PIRETTI 2 – Mi pare che finalmente cominciamo a centrare una questione, come si dice, “di metodo”, più che “di merito”, su cui posso acconsentire e su cui anche altri aveva espresso perplessità. Posso dire che su questo concordo con lei, cara professoressa? Purtroppo, con soli sei articoli-base da inserire nella rivista, è difficile articolare il discorso: si finiscono per privilegiare gli articoli di chi si è attivato prima sulla tematica (che, comunque – ripeto – era l’eccesso del politically correct e non il movimento femminista). Comunque, quando si discute è sempre positivo. Sempre meglio che essere zombie televisivi decerebrati, come ci vuole il potere. (r.t.)
@LE STREGHE SON TORNATE? …BENISSIMO VISTO CHE INNEGGI A MUTILAZIONI GENITALI MASCHILI….ALLORA VANNO BENISSIMO ANCHE LE MGF E MI PROPONGO DI FARE COME TE: CIOE’ FARNE PROPAGANDA, SE E’ UN REATO IL MIO, ALLORA LO E’ ANCHE IL TUO !!! E IN QUANTO ALLE STREGHE ALLORA IO PROPONGO DI ORGANIZZARE UN ESERCITO DI TORQUEMADA CON TANTO DI DOTAZIONE CIASCUNO: DI UN PALO DI LEGNO, FUNI, UN COVONE DI FIENO, UN CANESTRO DI BENZINA, E UN CERINO….E VORREI CAPIRE PERCHE’ LA REDAZIONE DI QUESTO BLOG VISTO CHE HA PUBBLICATO LE TUE PAROLE DI VIOLENZA, NON DOVREBBE PUBBLICARE ANCHE LE MIE !!!