Esce oggi “I”, album d’esordio del trio siciliano, prodotto da Weapons of Love: un lavoro introspettivo, inquieto e provocante, che mette in luce i contrasti e le inconfessabili pulsioni dell’io più profondo
Sin dalla prima delle 13 tracce presenti (10 singoli e 3 interludi), è come se una mano smaltata di donna cingesse quella dell’ascoltatore e lo accompagnasse in un percorso psichedelico, composto da sonorità elettroniche, post punk, new-wave, industrial e pop. Un disco in continua evoluzione, che mantiene tuttavia continuità fra un pezzo e l’altro, come se ogni canzone fosse il capitolo di una storia.
Stiamo parlando delle caratteristiche peculiari di I – sì, proprio la lettera dell’alfabeto! – primo disco del trio siciliano LeadtoGold, in uscita oggi 27 aprile, per la produzione Weapons of Love. Sebastiano Longo (voce e chitarra), Giulia Serra (voce e synth) e Sergio Longo (voce, batteria e sampler) avviano il loro progetto musicale nel 2014, a Siracusa, registrando Where’d You Run e producendone il video. Autoproducono anche l’Ep d’esordio Less is more, che esce nel maggio 2015 e riscuote subito consensi. A caratterizzare i pezzi, così come le produzioni video (vedi Millionaire), sono le atmosfere dark, ma allo stesso tempo “fancy”: allo scintillio di una piscina attorniata da palme si intervallano sciami di vespe, ai sussurri erotici si contrappongono tenebrosi ululati e altalene cigolanti.
L’utilizzo di scricchiolii, rumori metallici, estratti di interviste all’inquietante Charles Mason, o citazioni del film American Beauty, contribuisce a costruire un interessante limbo in cui si mescola l’attrazione alla repulsione, lo schiaffo alla carezza, il luccichio di glitters e gioielli alle sfumature noir. Questi contrasti sono ben rispecchiati anche dalla diversità delle due voci cantanti: quella indolente e trascinata di Sebastiano e quella sensuale, quasi melliflua, di Giulia.
Nell’album si susseguono pezzi dalla connotazione ipnotica, dal ritmo travolgente – Come ed Eurotrash, dominati dalla synth-wave e dai bassi – a pezzi di dolce abbandono, come Ebony, in cui una melodia più lineare e rilassata accoglie fantasie sessuali e desideri nascosti. E ancora: i timbri electro-funky di 2.57, denuncia dell’ossessione per la chirurgia estetica, cedono il passo a quelli indie-rock di Where’d You Run, un titolo-domanda che permea tutta la canzone, se non tutto l’album. A chiudere un disco creativo e sfaccettato, contaminato da diversi generi musicali, Who get Around: un’altra domanda introduce una traccia riflessiva, che scava nella psiche umana, nelle sue ossessioni e pulsioni più segrete. Cosa siamo, del resto, se non un poliedrico intreccio di passioni, paure e domande irrisolte?
Alessia Ruggieri
(LucidaMente, anno XIII, n. 149, maggio 2018)