I megaliti di un popolo scomparso sono tra i più importanti siti archeologici del Mediterraneo; ma nessuno lo sa
Arcipelago di Malta: mare, spiagge, relax e bella vita. Una piccola gemma 95 km a sud della Sicilia, tanto umile quanto superba, tanto chiacchierata quanto sconosciuta: forse abitata nell’antichità da giganti, forse culla di una civiltà scomparsa, precedente persino alle piramidi egizie.
Siamo abituati a pensare a Stonehenge come al più importante e famoso monumento megalitico al mondo. Il complesso risale al secondo millennio a.C.: 4 mila anni fa. Ma i grandi templi megalitici di Malta e Gozo sono datati mille anni prima: ne esistono ben ventitré e il più antico risale al 5 mila a.C. Le modalità e i motivi della loro costruzione rimangono sconosciuti. Alcuni abitanti raccontano di un gruppo di giganti, inviati dagli dei, che, con poteri eccezionali, furono in grado di estrarre il calcare e forgiarlo in blocchi. Esaurito il loro compito, si estinsero: erano stati creati dalle divinità solo per erigere imponenti templi, non per prolificare e insediarsi. Altre voci narrano di un’antica civiltà, risalente al periodo neolitico, che avrebbe abitato l’arcipelago. Un popolo, quindi, più antico degli egizi, che avrebbe eretto numerosi templi ancora prima delle più famose piramidi. Tutto ha inizio con un antico sito rituale, la grande grotta di Ghar Dalam: uno spazio immenso, segreto e freddo, traboccante di stalattiti, stalagmiti e corsi d’acqua sotterranei, che fungeva da cattedrale naturale.
Il primo grande tempio, Ggantija, si trova sull’isola di Gozo e risale al 3600 a.C., prendendo il nome dalla leggenda più antica: “ggantija” in maltese significa, infatti, “gigante”. Trovandosi dinanzi alla maestosità della struttura, non si fa fatica a credere che sia stata davvero costruita da creature ultraterrene: blocchi grezzi di calcare corallino formano due templi circondati da un massiccio muro di confine, con megaliti che superano la lunghezza di cinque metri e il peso di cinquanta tonnellate. Hagar Quim, invece, è un complesso di quattro templi megalitici che domina il mare da una collina sull’isola di Malta; a 500 metri di distanza, si innalza Mnajdra, costituito da due templi affiancati, ciascuno con un proprio ingresso; seguono quelli di Skorba, Ta’Hagrat, Mgarr e Tarxien. Sono successivi a queste costruzioni la piramide di Cheope nel2500 a.C., Stonehenge e i palazzi minoici di Creta, datati1800 a.C.
Sembra impossibile che in queste piccole isole siano concentrati così tanti pezzi di storia: l’Ipogeo di Hal Saflieni ne è un’ulteriore prova. Questo è l’unico tempio sotterraneo al mondo: un complicato labirinto di pietra, che si pensa fosse in origine un santuario, ma divenne in seguito una necropoli che ha accolto oltre 6 mila resti umani. Interamente scavato nella roccia, l’ipogeo raggiunge una profondità di circa dodici metri sotto terra e si sviluppa su tre livelli. Il primo, datato 3600-3300 a.C., si trova a dieci metri sotto il livello stradale, è il più antico dei tre e fu scavato per ospitare il santuario originale. In seguito, quando i costruttori si accorsero che il primo livello non bastava più, ne fu scavato un secondo che ospita spazi misteriosi: la Stanza principale, in cui fu ritrovata la statuetta della Dea dormiente; la Stanza dell’oracolo, in cui su una parete si trova un ampio foro che spande la voce di chi vi parla per tutta la struttura; la Stanza decorata; il Buco del serpente, una fossa profonda circa due metri, forse scavata per mettervi i serpenti come misura difensiva o forse semplicemente per raccogliervi l’elemosina; e il Sancta sanctorum, pareti di roccia levigata e soffitto a volta decorato con disegni a spirali rosse. Infine, il terzo livello è il piano più basso e contiene solo acqua.
Con la fine dell’epoca dei templi di Tarxien, nel 2500 a.C. circa, l’isola si spopola, senza lasciare traccia di scontri o distruzioni: forse a causa di un’epidemia o forse in seguito a un lungo periodo di siccità. La civiltà torna nel 2000 a.C. con nuovi colonizzatori in grado di forgiare il metallo: i nuovi arrivati utilizzano i templi già esistenti per seppellirvi i loro morti. Con l’Età del bronzo, quindi, inizia la storia conosciuta di Malta, la quale vedrà i Fenici, i Cartaginesi e i Romani approdare sulle sue coste. Ma per quei cinque lunghi secoli, l’arcipelago è rimasto disabitato: qualcosa di prezioso è andato perduto, qualcosa che rimarrà sconosciuto per sempre. Solo i grandi templi megalitici sono rimasti intatti: pazienti e impassibili, hanno atteso giorni e anni, mentre le intemperie scalfivano prepotentemente la liscia pietra calcarea.
Jessica Ingrami
(LM MAGAZINE n. 18, 22 agosto 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 68, agosto 2011)