Grazie a un referendum l’Eire ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso. In Italia per adesso c’è solo un disegno di legge sulle unioni civili
Nella cattolica Irlanda – dove l’omosessualità è stata depenalizzata solo nel 1993, il divorzio è stato introdotto nel 1997 e l’aborto è consentito esclusivamente quando la gestante sia in grave pericolo di vita – un referendum popolare ha introdotto il matrimonio egualitario per gli omosessuali, emendando la Carta costituzionale, che non lo prevedeva.
Il 22 maggio scorso il 62,1 per cento degli irlandesi ha approvato la norma secondo la quale «il matrimonio può essere contratto, in accordo con la legge, da due persone senza distinzione di sesso». Lo stesso primo ministro irlandese Enda Kenny, leader del partito cattolico di centrodestra Fine Gael, ha invitato a votare “sì”. L’Irlanda è così diventata la ventunesima nazione ad avere introdotto il matrimonio gay, dopo Argentina, Belgio, Brasile, Canada, Danimarca, Francia, Gran Bretagna (esclusa l’Irlanda del Nord), Finlandia, Islanda, Lussemburgo, Messico (in 3 stati), Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Portogallo, Slovenia, Spagna, Sudafrica, Svezia, Uruguay, Usa (in 38 stati). Nel novero dei Paesi più virtuosi manca l’Italia, nella quale si discute stancamente e senza costrutto – da più di trent’anni – sull’opportunità o meno di approvare una legge che riconosca le coppie di fatto.
Il governo Renzi ha recentemente elaborato un disegno di legge sulle unioni civili, del quale è relatrice la senatrice Monica Cirinnà del Partito democratico, che però è stato subito tempestato da oltre quattromiladuecento emendamenti. Fortemente avversa alla sua approvazione è, ovviamente, la Chiesa cattolica, che, indicendo il primo Family Day, ha già bloccato un’analoga proposta avanzata nel 2007 dal governo Prodi. Poiché nel Belpaese vive una popolazione in prevalenza bigotta e sessuofoba, i parlamentari hanno timore ad approvare una norma che riconosca le unioni civili, anche se distinte dal matrimonio. Qualche settimana fa persino il presidente della Lega nazionale dilettanti di calcio, Felice Belloli, si è lasciato andare a insensati insulti omofobi contro le giocatrici italiane, anche se poi è stato sfiduciato.
Flavio Romani, presidente dell’Arcigay, ha rilasciato un comunicato stampa nel quale si è dichiarato soddisfatto per l’esito del referendum irlandese e ha così commentato la storica vittoria del “sì”: «L’Irlanda oggi si scrolla definitivamente di dosso il bigottismo ipocrita della Chiesa cattolica, che per un tempo lunghissimo l’ha tenuta in ostaggio. È il successo di un giorno, certo, di quelle straordinarie code di elettori ed elettrici in fila per rendere il proprio Paese un posto migliore, ma è soprattutto il successo di un percorso, relativamente recente e rapido, che ci racconta il colpo di reni di un Paese che, al contrario dell’Italia, ha davvero deciso di cambiare verso» (vedi Irlanda, vince il matrimonio egualitario. Arcigay esulta: «Dalla depenalizzazione alle nozze in ventidue anni. Così fanno i Paesi che vogliono davvero cambiare», in www.comunicati.net).
LucidaMente ha dedicato ampio spazio alla difesa dei diritti degli omosessuali. Tra gli articoli pubblicati segnaliamo: Sboccia la Coalizione italiana per le Libertà e i Diritti civili I gay, Obama e Bagnasco Contro l’omofobia e in difesa della libertà (Reggio Calabria, 19 luglio 2014) In Francia sì, a Roma quando? Il Psi per le nozze gay«Diritti sociali per tutti, senza discriminazioni»
Le immagini: foto del premier irlandese Enda Kenny (fonte: EPP_Summit_18_June_2009.jpg; autore: European People’s Party); logo dell’Arcigay.
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno X, n. 114, giugno 2015)