La pellicola, trasmessa da poco su Netflix, porta alla ribalta una realtà sconosciuta ai più: il progetto di indipendenza dallo Stato italiano ideato negli anni Sessanta da Giorgio Rosa
Il 9 dicembre 2020 è uscito su Netflix il film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose. La pellicola – diretta da Sydney Sibilia e prodotta da Groenlandia – vanta un cast d’eccezione: accanto a Elio Germano (Giorgio Rosa) e Matilda De Angelis (Gabriella), Luca Zingaretti veste i panni del presidente del Consiglio dei ministri Giovanni Leone, mentre Fabrizio Bentivoglio impersona il ministro dell’Interno Franco Restivo.
Il film porta alla ribalta, in versione romanzata, una storia tutta italiana, perlopiù sconosciuta a chi non ha vissuto negli anni Sessanta: un’isola artificiale vasta 400 mq, situata a soli 11,612 Km al largo della costa adriatica tra Rimini e Cesenatico, in prossimità di Torre Pedrera. Costituita da una piattaforma sorretta da palafitte 500 metri al di fuori delle acque territoriali italiane, fu ideata da Giorgio Rosa, ingegnere meccanico bolognese visionario e incompreso, a cominciare proprio dalla sua famiglia che non aveva capito il suo sogno di libertà nel pieno degli anni della contestazione. Il giovane ingegnere iniziò la progettazione nel 1958 per terminarla nel 1967, proclamandone unilateralmente lo status di Stato indipendente il 1° maggio 1968. La Repubblica Esperantista dell’isola delle Rose – nella lingua ufficiale Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj – fu di fatto una micronazione. Per questo motivo non ne fu mai formalmente riconosciuta l’indipendenza né dallo Stato italiano, né da alcun Paese al mondo.
Eppure, il suo ideatore aveva pensato a tutto, dotandola di una lingua ufficiale, l’esperanto, di un governo formato da una Presidenza del Consiglio dei Dipartimenti e da cinque Dipartimenti, suddivisi in divisioni e uffici; di una moneta (il Mill, corrispondente a un cambio alla pari con la lira italiana) e perfino di un’emissione postale (due serie di francobolli). Nella realtà dei fatti, l’isola non fu nemmeno mai accettata dal governo italiano: a soli 55 giorni dalla dichiarazione d’indipendenza, il 25 giugno 1968 venne occupata dalle forze di polizia e, in seguito, sottoposta a blocco navale. A nulla valsero la lettera di protesta e il ricorso inviati da Rosa al ministero della Marina mercantile e al presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat: l’11 febbraio 1969 la piattaforma fu fatta esplodere, inabissandosi alla successiva burrasca. La convinzione del governo era che Rosa avesse trovato un espediente per non pagare le tasse italiane sul ricavato dalle numerosissime visite dei turisti.
Guardando la pellicola non si viene soltanto a conoscenza di una seppur brevissima epoca storica, via via dimenticata e oggetto di ricerche e di riscoperte soltanto a partire dallo scorso decennio. Soprattutto, si respira appieno il desiderio libertario di Rosa e degli amici coi quali egli mise in atto questa incredibile avventura. La laurea in ingegneria meccanica gli fu utilissima per progettare l’intera piattaforma, a partire dalla base, costituita da un telaio di tubi in acciaio saldati a terra e trasportati sfruttando la forza del mare. Armata dal 1965 al 1966, spesso faticosamente a causa delle avverse condizioni meteo, nella sua breve vita l’isola ha costituito un vero e proprio simbolo: un approdo per chi, raggiungendola via mare, desiderava “uscire” dal confine delle regole dello Stato italiano. Anche per questo motivo Rosa riceveva quotidianamente centinaia di richieste di cittadinanza, sgraditissime al governo italiano. Allo spettatore non sfugge infine la tenacia del fondatore e dei consiglieri dipartimentali di fronte alla ribadita decisione dello Stato italiano di annientare l’isola. Ci resta una domanda, alla quale non avremo mai risposta: che cosa avrebbe pensato del film Giorgio Rosa, deceduto a 92 anni il 2 marzo 2017?
Le immagini: l’isola delle Rose; la locandina del film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose e una foto di Giorgio Rosa.
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 181, gennaio 2021)