Sembra di essere in Irlanda: il verde fitto della vegetazione, le pecore che pascolano un po’ ovunque, il cielo che cambia colore repentinamente, piove per qualche minuto e poi di nuovo eccolo con il suo azzurro intenso. Ma nell’aria si respira un non so che di magico, di sud del mondo: saranno i pinguini, la pelle degli abitanti, i profumi della cucina o altro… Siamo a Chiloé, un arcipelago situato a sud del Cile, dove, a detta dei suoi abitanti, realtà e leggenda si fondono, creando un alone di magia e, in passato, anche le giustificazioni per certi eventi poco graditi.
Camminando lungo le spiagge di Ancud, seconda città per importanza dell’isola più grande, incontriamo dei pescatori che chiacchierano in attesa di salpare verso il proprio duro lavoro. Non esitano a raccontare dei loro timori ogni volta che escono in mare aperto: hanno paura di incontrare il Caleuche, nave fantasma, che, secondo la leggenda, trasporta gli stregoni dell’isola. Con il loro canto essi attraggono le barche per sottrarre loro ciò che hanno a bordo. Si narra che, oltre ai maghi, sull’imbarcazione ci siano i marinai annegati e portati su di essa dalla Pincoya, una donna di straordinaria bellezza, che personifica la fertilità delle coste e delle sue specie marine.
A questo proposito i racconti sono contrastanti: si dice anche che questo essere mitologico soccorra i chilotes che stanno naufragando. Vero è che, quando un marinaio scompariva, gli abitanti dell’arcipelago erano soliti dire che era stato rapito dal Caleuche, quando magari era in viaggio per Santiago del Cile o fuggito con una donna. Le malelingue sono solite, inoltre, attribuire le rapide fortune di alcuni uomini di mare a patti stipulati con gli stregoni della nave fantasma.
Le persone che dichiarano di averlo realmente visto mettono in relazione il leggendario veliero con una imbarcazione pirata olandese che si aggirava per i mari del sud del paese.
La mitologia dell’arcipelago si nutre di leggenda e di stregoneria, praticata tutt’oggi: Quicavì, nell’isola grande di Chiloé, è il paese nel quale vivono streghe e stregoni e dove sopravvivono riti tradizionali. Che poi questi, magari, sappiano usare semplicemente le erbe del luogo per curare, viene omesso dai pescatori che raccontano. Come del resto accade nella cultura del popolo indigeno mapuche del sud del Cile, dove la Machi, la sciamana anziana del villaggio, svolge cerimonie per scacciare il male, per la pioggia e per la cura delle malattie, e possiede una buona conoscenza delle erbe medicinali cilene.
Tornando al paese di Quicavì, si narra che la “caverna degli stregoni” sia custodita dall’Invunche, appartenente anch’esso alla cultura mapuche. Da bambino veniva alimentato con carne umana e latte di gatta, da adulto con capre. Non parla, emette suoni gutturali e, alla sua sola vista, la gente scappa. Anche per questo, lo avrebbero messo a guardia della caverna.
Altro personaggio simile a quest’ultimo è il Trauco. Piccolo di statura, deforme, ripugnante, l’essere mitologico vive nei boschi, vestito di paglia, materiale di cui è fatto anche il cappello conico che indossa. Ha due monconi al posto dei piedi e si regge grazie a un bastone di legno. Anch’egli emette suoni gutturali spaventosi, come, del resto, terrificante è tutto il suo aspetto. Tuttavia si racconta che le vergini rimangano ammaliate da un suo sguardo e si concedano a lui sessualmente. In passato le ragazze con gravidanze non desiderate, che, oltre a dover nascondere il loro stato, dovevano tacere anche l’identità del padre, attribuivano la responsabilità dell’accaduto al Trauco. Con la stessa mirada può invece uccidere un uomo o condannarlo a morire entro un anno.
Prima di andarcene i pescatori ci ricordano di fare attenzione anche al Chupacabra. È un animale mitologico, conosciuto in gran parte del centro e sud America, la cui origine sarebbe controversa: nato da un esperimento statunitense malriuscito o da vari incroci tra animali succedutisi nel tempo. Perché è vero che dovrebbe nutrirsi solo di animali, ma l’accortezza non è mai troppa da queste parti!
L’immagine: pescatori sulla spiaggia di Ancud, arcipelago di Chiloé.
Francesca Gavio
(LM MAGAZINE n. 8, 17 agosto 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 44, agosto 2009)