Il discreto risultato ottenuto alle recenti elezioni europee spinge alla ripetizione dell’alleanza nelle prossime competizioni elettorali, in un rapporto paritetico col Pd
Il risultato delle recenti elezioni europee ha assegnato alla Lista +Europa, Italia in comune e Psi un 3%, ben al di sotto della soglia del 4% utile all’elezione di propri rappresentanti nel Consiglio europeo. L’esito non va tuttavia sottovalutato se, come molti auspicano e prevedono, presto una crisi di governo ci porterà a nuove elezioni politiche.
Quel risultato può consentire, se ripetuto o addirittura incrementato, una nostra autonoma presenza nella competizione elettorale e l’elezione di nostri rappresentanti nel Parlamento italiano. Penso che l’esperienza delle tre forze politiche alleate possa essere non un punto d’arrivo, ma un momento di partenza e di consolidamento per un movimento che, nell’ambito di una sinistra pluralista, possa contribuire alla sconfitta del centrodestra. Occorrono però alcune condizioni. La prima è quella di individuare gli argini entro i quali proporre agli elettori una chiara prospettiva. Personalmente ne individuo una: l’esperienza di governo dovrà obbligatoriamente e necessariamente fare in modo che ci sia una forte attenzione verso tutte le categorie deboli impedendo, come si è verificato in questi anni, ai poveri di diventare più poveri. Individuato un programma credibile, che coniughi speranze e attuabilità, ritengo necessario, in un primo momento, la costituzione di una federazione delle tre componenti, aperta a tante altre realtà e che, con pari dignità per tutte, arricchisca di contenuti le idee guida, specialmente improntate alla tutela dell’ambiente.
Tutto dipenderà dalla volontà di ciascun protagonista di questa vicenda politica perché i fidanzamenti ed i matrimoni si fanno con chi è d’accordo, ma credo che dovrebbe essere in primis il Psi a credere in questa azione e in una prospettiva di vera, perfino salvifica, integrazione per un futuro soggetto politico con forti ambizioni. Sarebbe non solo un errore politico ma una iattura per la stessa sopravvivenza di diverse realtà considerare il recente risultato come un semplice accordo elettorale che, come successo in passato, si esaurisce con le elezioni stesse per tornare poi, nel momento di nuove elezioni, alla ricerca di nuove aggregazioni elettorali, spacciate per accordi politici.
A tutt’oggi non sappiamo se avremo una crisi di governo con lo scioglimento delle Camere e, quindi, nuove elezioni: teniamo conto della conveniente coesione che il potere esercita su chi il potere ha e non vuole correre il rischio di perderlo. La prima sicura prova della tenuta della nostra “triplice alleanza” (se non ci saranno elezioni politiche anticipate) sarà a breve (entro il corrente anno) l’elezione del presidente e del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna. Se ciascuna delle tre realtà politiche non si proporrà autonomamente per strappare qualche promessa, regolarmente disattesa, se sapremo resistere agli inviti che probabilmente il Pd rivolgerà alle singole forze, se sapremo respingere le eventuali singole promesse con annesso successivo disconoscimento delle medesime, se il Pd comprenderà che la vocazione maggioritaria spesso relega all’opposizione, se tutti insieme concorderemo un programma che susciti interesse e speranza nei cittadini, sicuramente si potranno raccogliere tutti quei voti di chi vuole stare a sinistra, alleato ma non ospite e succube del Pd.
Franco Ecchia – Partito socialista italiano, Federazione di Bologna
(LucidaMente, anno XIV, n. 162, giugno 2019)