Un esauriente libro di Raffaello Morelli, per la separazione Stato italiano/religioni
Quando un volume conta quasi 600 pagine, potrebbe apparire ridondante, eccessivo o, al contrario… esaustivo, fondamentale. E veramente basilare e indispensabile, in effetti, risulta Lo sguardo lungo. Il principio di separazione Stato e religioni è il sempreverde innestato da Cavour (1861-2011) di Raffaello Morelli (Edizioni Ets, pp. 576, € 20,00). Cogliendo l’occasione del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, ma anche del famoso slogan “Libera Chiesa in libero Stato”, pronunciato dal celebre conte piemontese nel corso del suo primo intervento nel nuovo Parlamento, l’autore – liberale storico – affronta uno dei nodi più complicati e tesi dell’attuale panorama politico-istituzionale italiano. Con posizioni e soluzioni, come vedremo, originali.
Il titolo e Cavour
Il titolo del libro costituisce un evidente riferimento sia alla lungimiranza di Camillo Benso di Cavour, sia alla caratteristica del principio di separazione Stato/religioni di saper sempre guardare lontano.
In effetti, fa parte dei luoghi comuni enfatizzare la concretezza e il realismo dello statista piemontese, ma, mentre si riconosce che l’Unità d’Italia fu realizzata nel segno del davvero possibile, il principio di separazione è stato rimosso, nonostante appartenga alla stessa logica dell’Unità e in prospettiva sia anche più costruttivo. Il fatto è che il possibile, per Cavour, significò sempre attenzione politica, perfino spasmodica, ai fatti reali.
Purtroppo, però, nel nostro Paese è tradizione radicata interpretare le cose della vita e le regole di convivenza in base a prospettive idealistiche utopiche, affidate a modelli e schematismi fissi, irreali, sclerotizzati e fuori del tempo. Nel secolo appena trascorso tale atteggiamento si è manifestato non solo all’interno del mondo religioso istituzionale ma anche in quello progressista e, in particolare, marxista. Da qui una serie di guai…
La struttura del volume: una lunga storia…
Data l’ampiezza della pubblicazione di Morelli, vediamo la sua strutturazione. Lo sguardo lungo è diviso in quattro parti.
Dopo l’Introduzione dello stesso autore, la prima parte (“Il secolo e mezzo appena trascorso”), è costituita da un ampio excursus storico (circa 250 pagine) sul rapporto Stato/Chiesa a partire appunto dall’impostazione di Cavour a oggi, ovvero fino a “Il Popolo della Libertà al governo e la deriva confessionale che ne consegue”.
Centocinquanta difficili anni, in cui si passa dalla non partecipazione dei cattolici allo stato liberale all’aggiramento della non partecipazione durante l’età di Giolitti; dai mussoliniani Patti lateranensi al nuovo Concordato craxiano del 1984, con in mezzo le vittorie del divorzio, del nuovo Diritto di famiglia, dell’interruzione volontaria di gravidanza; infine, la Seconda Repubblica, col dilagare della Conferenza episcopale italiana sia coi governi di centrosinistra, sia, ancor più, coi governi di centrodestra…
…il principio-base della separazione…
Nella parte II (“Il principio di separazione per convivere meglio”, 150 pagine circa) Morelli esalta il valore positivo del principio di separazione Stato/Chiesa, che consente di evitare “modelli chiusi”, permette di fondare la convivenza sulla libertà di ogni cittadino, di essere in armonia con la realtà e i tempi, mentre, al contempo, si sottolinea che “la laicità delle istituzioni non esclude la religione, anzi la include”.
Seguono alcuni capitoli in cui si dà voce alle critiche al principio di separazione provenienti sia dai non credenti, sia dai “cattolici chiusi”, sia derivanti da posizioni ambigue.
Nei capitoli 32 e 33, forse i più importanti dell’intero libro, l’autore mette prima alla prova in generale il principio di separazione nella sua “capacità di affrontare i problemi moderni”, fino, poi, a entrare nello specifico (il velo islamico, i simboli religiosi nelle scuole, il testamento biologico, l’insegnamento della religione, genetica e bioetica, ecc).
…e l’impegno per un futuro diverso
La terza parte del volume (“Impegnarsi per il separatismo, verso la convivenza aperta”) è un vero e proprio manifesto-programma-appello “ai cittadini mentalmente liberi” affinché possa attuarsi in Italia ciò che in altri Paesi appare scontato; infatti il nostro Paese viene definito nel testo “un’anomalia nel mondo evoluto, quanto a laicità”.
Chiude il volume una quarta parte contenente “Documenti storici”: i vari discorsi di Cavour, la Legge delle guarentigie, i Patti lateranensi, la Costituzione, l’accordo del 1984, fino al Trattato di Lisbona.
Un chiaro principio-base e i capisaldi della laicità
Il fulcro del pensiero di Morelli è chiarito fin dalle prime righe della sua Introduzione: «La via per risolvere a livello istituzionale un problema così legato ad aspetti essenziali della libera convivenza, oggi e in prospettiva, è quella indicata da Cavour 150 anni or sono: la separazione tra Stato e religioni. Non soltanto costituisce la vera, grande eredità politica dello Statista, ma è così lungimirante nel suo profondo da rimanere sempreverde».
La laicità delle istituzioni si caratterizza per due capisaldi. Il primo è garantire la piena libertà di religione di ciascun cittadino, di averla, di non averla, di essere agnostici e di manifestarla nel privato e nel pubblico. Piena libertà di religione che applica la tolleranza intimamente connaturata con la laicità e con la convivenza tra diversi individui, i quali sono individui perché ben consapevoli dell’esistenza degli altri. Nella convivenza quotidiana, stare insieme non vuol dire per forza essere identici o appartenere alla medesima comunità o essere accomunati dalle stesse convinzioni religiose. Stare insieme tra diversi significa accettare la comune prova dei fatti e tessere le rispettive relazioni condividendo le regole pubbliche.
Il secondo caposaldo della laicità delle istituzioni, che si affianca alla piena libertà di religione, è la neutralità istituzionale in materia religiosa. E’ un aspetto essenziale per amalgamare da un lato la laicità del sistema che garantisce la libertà di religione e dall’altro le differenti convinzioni religiose, personali e manifestate in pubblico, che hanno tutte uguale dignità e uguali diritti.
Gli storici cattolici antirisorgimentali
Su questo punto, il mondo dei conservatori cattolici avanza al Risorgimento delle accuse che storicamente non stanno in piedi. Parlano di persecuzione alla Chiesa condotta attraverso una serie di provvedimenti dell’epoca, omettendo di dire che all’epoca il potere temporale della Chiesa era pervasivo e che quei provvedimenti avevano lo scopo dichiarato e praticato di sradicarlo dalla società civile. Tali presunti storici cancellano in partenza il potere temporale e parlano dei rapporti tra Stato e Chiesa a prescindere da quel potere temporale, che allora stava lì come un macigno.
Eppure il principio di separazione fu lanciato da Cavour dopo la lotta per sradicare quel temporalismo cui la Chiesa non voleva rinunciare, appunto come conseguenza del fatto che tale problema era in corso di superamento e che si trattava invece di far maturare in modo equilibrato e libero il rapporto tra Chiesa e la struttura religiosa.
Una posizione originale: l’individuazione dei “cattolici chiusi”
Tuttavia, l’originalità della posizione di Morelli consiste nel concetto di “cattolici chiusi”, la particolare categoria che, per conservarsi un ruolo terreno di mediazione, cerca di porre sullo stesso piano lo Stato e le organizzazioni religiose. Da questa individuazione consegue un’altra idea originale: gli avversari del principio di separazione non sono la Chiesa e i credenti, bensì tale ampia “lobby”.
In questo modo si può scansare l’abituale schema senza via d’uscita clericali/anticlericali e riprendere lo spirito fondamentale della continua lotta civile tra il principio di libertà del cittadino e l’autorità sul cittadino. Che appunto è la logica del principio di separazione Stato/religioni, lo strumento sperimentato per consentire la convivenza tra diversi credi, che è la realtà della vita, in specie quella globalizzata.
Del resto, che il separatismo non sia contro il professare una religione lo riconoscono anche gli spiriti più avvertiti della gerarchia. Secondo quanto detto la primavera scorsa dal segretario di Stato vaticano, la politica è rappresentanza e la religione è testimonianza, e quindi la religione non può confondersi con la democrazia e la convivenza civile.
La risposta giusta
Si capisce come sia di vitale importanza evitare che la fede divenga la fonte legislativa, così come vorrebbero i “cattolici chiusi”.
La risposta al problema è il principio separatista, da cui segue la laicità delle istituzioni. Tale laicità, difatti, non serve a far prevalere una convinzione specifica spingendo i cittadini a essere identici e statici nelle mutue relazioni. Serve invece a fondare la convivenza sulla sovranità dei diversi piuttosto che sull’autorità di un potere. Morelli osserva che la laicità delle istituzioni permette di valorizzare lo spirito critico, le iniziative dei cittadini, le loro relazioni innovative producendo un maggior grado di libertà e di benessere materiale.
La laicità delle istituzioni si affida a regole civili della convivenza tolleranti degli altri ed estranee a ogni pretesa di imporre una visione unica religiosa (da qui la piena libertà di religione). Lo spirito laico non pretende di imporre una visione religiosa unica e utilizza la comune prova dei fatti come principale collante della convivenza, poiché ciò che non è provato, senza prova può anche essere negato.
Inoltre le istituzioni laiche affiancano alla libertà di religione la neutralità in materia di religioni, così da conciliare la laicità del sistema e le convinzioni religiose, personali e manifestate in pubblico.
Il problema affrontato nel libro di Morelli non è perciò cosa ciascun cittadino voglia essere, se credente o no e di quale confessione e cultura. È come convivere meglio, alla luce dell’esperienza, tra cittadini diversi, credenti, non credenti e di molte culture.
Sintesi finale
Volendo riepilogare.
Lo sguardo lungo sottolinea l’importanza che la cultura laica prenda l’iniziativa per portare al principio di separazione ed evitare che la fede divenga la fonte legislativa, come vogliono i veri avversari del principio separatista. Che non sono, scrive Morelli, la Chiesa e i credenti, bensì i “cattolici chiusi”, la particolare categoria che, per conservarsi un ruolo terreno di mediazione, cerca di porre sullo stesso piano lo Stato e le organizzazioni religiose.
Nel complesso l’argomentazione di Morelli fuoriesce dallo schema abituale clericali/anticlericali e riprende la logica di fondo della continua lotta tra il principio di libertà del cittadino e l’autorità sul cittadino. Che appunto è la logica del principio di separazione Stato/religioni.
L’immagine: la copertina del volume di Raffaello Morelli.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VI, n. 65, maggio 2011)