Thomas Young, invalido a causa del conflitto iracheno, ha inscenato una tragica protesta contro George Bush e Dick Cheney, annunciando l’intenzione di lasciarsi morire
Ricorre in questi giorni il decennale della Guerra d’Iraq, che ha avuto inizio il 20 marzo 2003 e si è conclusa – almeno formalmente – il 18 dicembre 2011, causando oltre 150 mila morti, soprattutto tra i civili. Chi ha vissuto l’anniversario con maggiore intensità è stato Thomas Young, sfortunato reduce del fronte iracheno: costretto su una sedia a rotelle, vittima di ferite materiali e morali, l’ex soldato ha scritto una lettera ai “cari signori” George Bush e Dick Cheney, ritenuti principali responsabili di questa tragedia. Nella lettera Young ha annunciato l’intenzione di lasciarsi morire, rifiutando il cibo e le cure, per colpa di un mondo indegno d’essere vissuto (cfr. Maledetti Bush e Cheney, in http://blog.libero.it/).
La presa di posizione di Young merita rispetto e considerazione. Condividiamo il profondo risentimento dell’ex soldato americano, arruolatosi nel 2004 con la convinzione che quella contro l’Iraq fosse una specie di “guerra santa”. Young, pur venendo gravemente ferito quasi subito, ebbe il tempo di rendersi conto dell’assurdità dell’operazione Iraqi Freedom. L’Iraq non aveva armi chimiche, né era il cuore del fondamentalismo islamico. La reazione americana agli attentati dell’11 settembre 2001 è stata rabbiosa e impulsiva, un gesto messo in atto da una classe politica in crisi per essere stata colta di sorpresa (per rendersi conto delle distruzioni provocate dalla guerra irachena, rimandiamo al filmato L’inchiesta, a cura di Maurizio Torrealta).
La risposta militare, giustificata dalla presenza di un fantomatico “pericolo mondiale”, ha dato la possibilità al governo statunitense di mettere le mani sul regime di Saddam Hussein, riottoso e ostinato, che minacciava gli interessi delle multinazionali petrolifere. La decisione di attaccare l’Iraq è stata presa da una congrega di oligarchi, lontani dalla sensibilità della gente comune, che ha inciso sulla vita di molti cittadini inermi, prima ingannati, poi usati come carne da macello. Young alla fine ha trovato il coraggio di ribellarsi. Chapeau! Ci auguriamo che egli sopravviva e che prosegua il suo impegno contro la guerra, per continuare a denunciarne l’assurdità, di fronte a un’opinione pubblica occidentale assuefatta alla violenza e spesso indifferente alle sorti del resto dell’umanità.
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Le immagini: la bandiera dell’Iraq; un’azione militare della Nato durante la guerra irachena.
Dario Lodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 87, marzo 2013)